Renzo Arbore:
“Il mio appello a Conte: non dimenticarti dei dimenticati”
Tempo di lettura: 3 minuti
da: In Terris, intervista di Milena Castigli,
Renzo Arbore, all’anagrafe Lorenzo Giovanni Arbore (Foggia, 24 giugno 1937) sta vivendo un momento difficile. Non solo per la morte improvvisa del suo caro amico, Gigi Proietti – indimenticabili le apparizioni di Arbore nell’ultimo programma ideato e condotto dal comico romano nel 2018, “Cavalli di battaglia” – ma perché la pandemia lo colpisce sotto un duplice aspetto.
Il lockdown e la chiusura di teatri, cinema e spettacoli vari, compresi quelli musicali, lo hanno obbligato ad annullare diverse tappe del tour della sua band, la famosa Orchestra Italiana. La preoccupazione per un possibile contagio, dunque, si somma a quella che vive nei confronti dei suoi orchestrali, rimasti per mesi senza lavoro – il tour era ripreso solo in estate – costretti a un nuovo stop.
Dottor Arbore, come sta vivendo questo nuovo (seppur parziale) lockdown che colpisce in particolar modo proprio il suo settore, quello dello spettacolo?
“Io rispetto le decisioni del Governo. Se hanno messo regole così dure ci deve essere una ragione seria e il numero di contagi e decessi in costante crescita lo dimostra. Non condivido invece le proteste di piazza che sfociano in violenze e vandalismi vari, anche se capisco quali siano le difficoltà”.
In che senso?
“Io ho 40 tra tecnici e musicisti senza viveri. Per questo comprendo le difficoltà della gente. Chiedo che il Governo provveda quanto prima al loro sostentamento e a quello di tutti i lavoratori (e non) colpiti da questa terribile pandemia. Non è però possibile riaprire i concerti o altri luoghi di ritrovo perché si creerebbe troppo assembramento e un nuovo picco di contagi. Se il Governo ha preso misure così restrittive, vuol dire che ce n’è il motivo: questo virus non colpisce solo gli anziani – ricordiamocelo – ma anche i giovani!”.
La sua è stata una vita nello spettacolo. Tra le tante cose, suona il clarinetto, titolo di una sua famosissima canzone. Come è nata la passione per la musica?
“Il mio amore per la musica è nato grazie a mio padre (un dentista) e a mia madre – Giuseppina Cafiero – una casalinga. Erano due melomani: nutrivano una viscerale passione per l’opera lirica. Mio padre era di Foggia, la città del famoso compositore Umberto Giordano (1867-1948). Siamo vissuti lì con il mito delle opere di Giordano, come la ‘Fedora’. Mia madre era un’appassionata di canzoni napoletane: da lei ho imparato ad amare questo genere. Mio fratello ha studiato musica mentre mia sorella era una soprano. Abbiamo tutti in famiglia una vena musicale!”.
Quando ha capito che la musica sarebbe stata centrale nella sua vita?
“La svolta è arrivata quando avevo 13 anni e ho scoperto il jazz. Ma amo anche tutti gli altri generi, come il rock, la musica messicana, le canzoni brasiliane, la classica, il melodramma e anche la musica d’avanguardia: sono un musicofilo a tutto tondo! Ho però scelto di ripescare, nei miei 60 anni di carriera, generi che rischiavano di essere ingiustamente dimenticati come la canzone napoletana, la canzone umoristica del ‘clarinetto’, lo swing [genere musicale nato negli anni venti in America, ndr] che deriva dal Jazz. Ho creato anche un gruppo musicale che si chiama proprio Swing Maniacs!”.
Qui sotto, Renzo Arbore e suoi Swing Maniacs su Rai 1.
La musica l’ha aiutata durante la sua prima adolescenza, quando ha vissuto i bombardamenti della II Guerra mondiale. Quale contributo può dare la musica alle persone che vivono un momento di sofferenza?
“Tutta la musica è un balsamo straordinario per la vita quotidiana. E’ una grande consolazione, anche in questo periodo così difficile. Mi rammarico dei tanti musicisti e orchestrali che adesso sono senza lavoro. Non vengono mai nominati, ma anche loro avrebbero bisogno di un sussidio economico da parte dello Stato! Si parla di cinema, teatro, musei etc. e ci si dimentica degli orchestrali e dei musicisti che ci fanno vivere la musica, un linguaggio universale di pace e fraternità che allevia le ferite ed eleva lo spirito”.
Lei ha avuto una lunghissima carriera nella radio e nella televisione. Ha conosciuto e lanciato grandi comici e personaggi quali Roberto Benigni, Marisa Laurito, Nino Frassica, Milly Carlucci, Daniele Luttazzi…solo per citarne alcuni. Ha un ricordo particolarmente simpatico di qualcuno di loro?
“Certo! Pochi sanno, per esempio, che Nino Frassica ha cominciato con me alla radio. Lui faceva un programma comicissimo su fantomatiche feste paesane e popolari decisamente ridicole! Si inventava località assurde e faceva molto ridere”.
Cover: foto In Terris
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