da: Edoardo Nannetti (Gentedisinistra)
Partiamo dall’articolo 5 del decreto Lupi-Renzi sulla casa: chi è occupante senza titolo di immobili non può chiedere gli allacciamenti a pubblici servizi (acqua, gas, luce eccetera), inoltre non può chiedere la residenza; tutti gli atti in violazione sono nulli. Il problema, presente anche in piccole città come la nostra, è dirompente nelle grandi città dove centinaia e talora migliaia di persone vivono in case occupate, ma sarà esplosivo per tutti se passa l’interpretazione per cui la norma tocca anche gli sfrattati, in quanto occupanti senza titolo.
Sulla prima parte della norma ci si dovrebbe chiedere se un’occupazione senza titolo giustifichi di ridurre alla sete, al freddo e al buio una famiglia presumibilmente già in grave difficoltà. La seconda parte è ancor più odiosa: l’occupante senza titolo non può chiedere la residenza, il che viola ad un tempo Costituzione, codice civile, legge anagrafica.
Il povero, lo sfrattato, viene così espulso dalla società civile, trasformato in non cittadino, non esistente. Infatti la residenza, oltre ad essere fondata sulla Costituzione e riferita esclusivamente al luogo della dimora e non all’essere o meno “in regola” col contratto di locazione, è requisito indispensabile per l’accesso a quasi tutti i diritti sociali, ai servizi fondamentali, dalla sanità all’istruzione, all’assistenza, alla scuola materna eccetera. Quindi se sei povero ed hai bisogno dei servizi più di altri per uscire dalla povertà, ora lo stato ti nega anche quelli spingendoti sempre più nella miseria (in barba all’articolo 3 della Costituzione).
Viene colpito persino il diritto di voto (la residenza è essenziale all’iscrizione alle liste elettorali), del tutto in linea con le violazioni costituzionali dell’italicum. L’ideologia sottostante è dunque quella che il Papa ha criticato come cultura dello scarto, che esclude definitivamente le persone povere dal consesso civile, stavolta addirittura anagraficamente. Mentre il Papa chiede di superare le forme di esclusione delle persone, i cattolicissimi Renzi e Lupi (amico di Comunione e Liberazione) vogliono escluderli dalla comunità e anche dall’anagrafe, trasformarli in ‘senza fissa dimora’.
Nello stesso decreto casa si regala ai costruttori, anche quelli che hanno convenzioni urbanistiche ma non hanno ancora edificato, la possibilità di derogare agli obblighi di realizzare opere di urbanizzazione laddove costruiscono alloggi ‘sociali’: possono cioè costruire quartieri di cemento senza spazi pubblici, senza parcheggi e senza verde, nuove prigioni per i poveri e nuova devastazione ambientale e urbana.
E la bufala degli 80 euro? Un gioco delle tre carte in cui alla fine i poveri perdono sempre. Ai redditi più bassi non va nulla; per gli altri spesso gli 80 euro si riducono a causa di complesse alchimie fiscali; il decreto vale per il 2014 ma per il 2015 nulla di certo; precari, partite Iva, pensionati, senza reddito, sono esclusi; il poco che ti viene in tasca se lo mangiano gli aumenti fiscali e i tagli ai servizi (a scapito anche di non prende nulla).
Poi il gioco delle tre carte della copertura finanziaria per dare la paghetta: taglio di 700 milioni alle Regioni (quindi alla sanità); taglio di 700 milioni agli enti locali (quindi ai servizi), riduzione obbligatoria dell’importo dei contratti di fornitura e servizi dei Comuni con la conseguenza di ulteriore riduzione del denaro circolante che dovrebbe incrementare produzione e lavoro (quegli 80 euro immessi, apparentemente, anche per aumentare consumi ed economia, li tolgono dal ciclo economico con tasse, tagli ai servizi e riduzioni sui contratti di fornitura.
Drammatici giochi di prestigio …ma questo è il ‘cambiamento’ bellezza! Poi riformano il lavoro: aumentando la precarietà con norme assurde su contratti a termine e apprendistato. Insomma il cambiamento renziano è solo una guerra contro i poveri camuffata dai giochi di prestigio. E papa Francesco, con la sua predilezione per i poveri e gli esclusi, “stia sereno”!
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