Rapporto 2014 dell’economia dell’Emilia-Romagna: cresce lievemente il Pil (+0,3%), trainato dall’export che segna un +4,2%
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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia-Romagna
Prospettive di una moderata ripresa (+1%) nel 2015. Un ruolo determinante per la crescita potrà esser svolto dall’attuazione dei Fondi strutturali, 2,5 miliardi, accresciuta rispetto alla precedente programmazione. Il neo presidente della Regione Stefano Bonaccini: “ci sono segnali positivi, spiragli di luce dopo un lungo periodo di buio. Da qui deve iniziare la ripresa. L’obiettivo è il lavoro e la crescita per restituire piena occupazione. Nuovo Patto per il lavoro e la crescita a gennaio
Nel 2014 per l’economia emiliano romagnola torna il segno più: il Pil sale dello 0,3%, in controtendenza rispetto alla diminuzione dello 0,4% in media prevista per l’Italia. A sostenere l’economia emiliano-romagnola è l’export, che fa segnare un aumento del 4,2%. Numeri che, sebbene debolmente orientati al segno positivo, sono lontani dalla situazione ante crisi del 2007: però se questa tendenza si confermerà, nel biennio 2015-2016 potrebbe arrivare la ripresa.
È questo il quadro che emerge dal Rapporto sull’economia regionale 2014, realizzato da Unioncamere e Regione Emilia-Romagna, presentato questa mattina a Bologna.
Nel concludere i lavori di presentazione del Rapporto 2014, il neo presidente della Regione Stefano Bonaccini ha evidenziato che «ci sono segnali positivi, spiragli di luce dopo un lungo periodo di buio. Da qui deve iniziare la ripresa. L’obiettivo è il lavoro e la crescita per restituire piena occupazione. Anche se non potrà toccare i livelli prima della crisi, sarà una nuova e buona occupazione. Per questo il prossimo gennaio realizzeremo un nuovo “Patto per il lavoro e la crescita” nel quale Regione, enti locali, Università e le forze economiche e sociali fissino insieme le priorità su cui, ciascuno per la propria parte, impegnarsi nei prossimi anni».
Il presidente di Unioncamere Emilia-Romagna Maurizio Torregggiani ha sottolineato che «stiamo affrontando una crisi strutturale di un modello che cambia il paradigma. Per la prima volta da lungo tempo si arresta però la caduta. Tre sono gli elementi che potranno contribuire a riprendere la strada dello sviluppo: il sapere inteso come formazione e fattore di competitività, le regole orientate alla semplificazione, la creazione di valore, quindi capacità di fortificare le reti di relazioni. Questo sforzo potrà irrobustirsi se, come istituzioni e sistemi territoriali, saremo in grado di sostenere il binomio impresa-lavoro, sotto vari aspetti: accesso al credito, semplificazione amministrativa, internazionalizzazione e innovazione».
I numeri
L’Emilia-Romagna si contraddistingue per l’apertura ai mercati esteri: secondo i dati Istat, nei primi nove mesi del 2014 le esportazioni dell’Emilia-Romagna sono apparse in crescita del 4,2 per cento (+1,4 per cento in Italia; +3,0 per cento nel Nord-est), collocando la regione tra le più dinamiche del Paese. Questa crescita si traduce in una leggera diminuzione dei prezzi impliciti all’export (-1 per cento), segno di politiche commerciali piuttosto attente a mantenere quote di mercato spesso conquistate con enormi sforzi, anche a costo di comprimere i margini di guadagno. In questo quadro – associato a un andamento meno positivo per la domanda interna che dovrebbe rimanere inalterata rispetto all’anno precedente – l’export è risultato l’unico concreto sostegno all’economia, arrivando nel 2014 a incidere in termini reali per il 37,5 per cento del Pil rispetto al 35,7 per cento del 2013 e 33 per cento del 2007. Caratterizza l’export dell’Emilia-Romagna l’aumento del 4,2 per cento dei prodotti metalmeccanici, che hanno costituito il 55,6 per cento delle vendite all’estero. Il comparto più importante sotto l’aspetto economico e tecnologico, vale a dire le macchine e apparecchi meccanici nca (è compreso il segmento del packaging), è cresciuto del 2,0 per cento. Da evidenziare l’ottimo andamento di “Autoveicoli, rimorchi e semirimorchi”, il cui export è aumentato del 9,0 per cento. I prodotti della moda – hanno costituito l’11,8 per cento dell’export – sono cresciuti del 5,3 per cento, accelerando rispetto all’incremento del 2,8 per cento dell’anno precedente. Il sistema agroalimentare, che ha rappresentato il 10,2 per cento del totale delle vendite all’estero, si è distinto negativamente, facendo registrare una diminuzione dello 0,4 per cento, dovuta ai prodotti agricoli (-3,3 per cento), a fronte della stabilità dell’industria alimentare e bevande. Negli altri settori i prodotti della lavorazione dei minerali non metalliferi, che includono la produzione di piastrelle, sono cresciuti del 5,8 per cento. Altri aumenti per prodotti chimici (+3,8 per cento), farmaceutici (+8,6 per cento), articoli in gomma e materie plastiche (+4,4 per cento) e i mobili (+14,2 per cento).
A fine settembre 2014, la consistenza delle imprese attive è diminuita dell’1,1 per cento rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, per un totale, in termini assoluti, di poco più di 4.600 imprese. È dalla fine del 2011 che la compagine imprenditoriale dell’Emilia-Romagna diminuisce costantemente. Ogni comparto industriale ha accusato diminuzioni, con l’unica eccezione di quello energetico (+2,1 per cento), che ha tradotto la spinta delle produzioni da fonti alternative. Ancora in calo l’agricoltura, mentre il terziario ha mostrato una maggiore tenuta. Dalla generale diminuzione si sono distinte le imprese controllate da stranieri (+2,5 per cento), mentre sotto il profilo dell’età degli imprenditori sono state le imprese giovanili a soffrire maggiormente (-4,7 per cento), a fronte della più contenuta riduzione rilevata nelle altre (-0,9 per cento). Le imprese femminili, escluso le società di persone, sono calate anch’esse (-0,1 per cento), ma con una minore intensità rispetto alle altre (-1,1 per cento). Continua il trend ascendente delle società di capitale.
L’andamento del mercato del lavoro è stato caratterizzato dal leggero incremento dell’occupazione e dalla nuova crescita delle persone in cerca di lavoro. Nei primi nove mesi del 2014 l’occupazione dell’Emilia-Romagna è mediamente ammontata a circa 1.941.000 persone, vale a dire lo 0,1 per cento in più rispetto all’analogo periodo del 2013. Nella più omogenea ripartizione nord-orientale è stata rilevata una crescita più elevata, pari allo 0,4 per cento, mentre in Italia c’è stata una diminuzione dello 0,2 per cento. Sotto l’aspetto del genere, sono stati i maschi a contribuire alla sostanziale tenuta dell’occupazione (+1,2 per cento), bilanciando il calo accusato dalle femmine (-1,2 per cento). Dal lato della posizione professionale, sono stati gli occupati autonomi a determinare la crescita complessiva dell’occupazione (+0,7 per cento), a fronte della leggera diminuzione degli occupati alle dipendenze (-0,1 per cento).
Nei primi nove mesi del 2014 la produzione dell’industria in senso stretto dell’Emilia-Romagna è mediamente diminuita dello 0,5 per cento rispetto ai primi nove mesi del 2013, a fronte della stabilità rilevata in Italia. Al timido aumento del primo trimestre sono seguiti sei mesi caratterizzati da cali, contenuti, ma progressivamente più accentuati.
Il volume di affari dell’industria edile è diminuito del 4,6 per cento rispetto all’analogo periodo del 2013 (-6,3 per cento in Italia), consolidando la tendenza negativa in atto dall’estate del 2008. A questo nuovo deludente risultato hanno contribuito tutti i trimestri, in particolare il terzo, che si è chiuso con un calo tendenziale del 6,7 per cento. Nei sei mesi precedenti le diminuzioni avevano oscillato tra il 3-4 per cento.
Nel terzo trimestre 2014 è stata rilevata in Emilia-Romagna una diminuzione nominale delle vendite al dettaglio in forma fissa e ambulante del 3,3 per cento rispetto all’analogo periodo del 2013 (-4,3 per cento in Italia), tuttavia più attenuata rispetto alla situazione pesantemente negativa emersa nei primi nove mesi dell’anno precedente (-6,2 per cento). Le situazioni più critiche sono state registrate nella piccola e media distribuzione, i cui cali si sono attestati rispettivamente al 4,9 e 2,9 per cento. La grande distribuzione ha evidenziato una relativa maggiore tenuta (-1,1 per cento). L’agricoltura è stata penalizzata dalla riduzione dei prezzi alla produzione. L’occupazione è calata dell’1,1 per cento e altrettanto è avvenuto per la consistenza delle imprese (-3,0 per cento). In riflusso il mercato del credito: secondo le statistiche divulgate dalla Banca d’Italia, a fine settembre 2014 gli impieghi bancari “vivi”, ovvero al netto delle sofferenze, concessi alle imprese e famiglie produttrici, sono diminuiti tendenzialmente in Emilia-Romagna del 4,9 per cento. Crescono del 4,4 per cento i depositi, ma anche le sofferenze. Calano nuovamente gli sportelli.
Le previsioni
Per il 2015-16 le previsioni di Unioncamere Emilia-Romagna e Prometeia descrivono per la regione un’economia in ripresa, sia pure moderata, ma il volume di ricchezza prodotto resta ancora inferiore ai livelli precedenti la crisi. Il 2015 si prospetta per l’Emilia-Romagna come un anno di crescita più consistente, dopo quella assai contenuta del 2014. Il Pil dovrebbe crescere dell’1 per cento (sostenuto principalmente dalla domanda estera), in misura più ampia rispetto a quanto previsto per l’Italia (+0,5 per cento), mentre nel 2016 la ripresa dovrebbe consolidarsi. Per il Pil si prospetta una crescita reale dell’1,5 per cento, più ampia di quella prevista per l’Italia (+1,1 per cento).
Un ruolo determinante per la crescita verrà dall’attuazione dei Fondi strutturali destinati dall’Ueall’Emilia-Romagna (Fesr, Fse e Fears cui si aggiungono la partecipazione ai diversi Pon nazionali e alle ulteriori iniziative dirette della Commissione come Horizon, Creative Europe e Cosme) che presentano una dotazione, accresciuta rispetto alla precedente programmazione, sui 2,5 miliardi. Per gli effetti di queste politiche (in una proiezione di scenario 2020/2023, modello realizzato da Prometeia), gli andamenti macro-economici dovrebbero intraprendere un percorso di crescita teso a consolidarsi sopra l’1 per cento nel periodo 2018-2020, accompagnando un aumento degli investimenti fissi lordi superiore all’1,5 per cento. In questo scenario il tasso di disoccupazione dovrebbe attestarsi intorno al 5 per cento, per raggiungere il 3,8 per cento nel 2023. Particolarmente significativa il grado di apertura commerciale dell’economia regionale, che passerebbe dal 40,6 per cento di oggi al 61,8 per cento del 2023. La capacità di creare nuove imprese crescerà, così come la sopravvivenza delle imprese dopo i primi 5 anni, e riprenderanno a un ritmo più sostenuto anche gli investimenti innovativi. Il numero dei ricercatori presenti in impresa dovrebbe consentire un raddoppio del valore dell’indicatore (raggiungendo in valore assoluto le 17.000 unità, che rappresentano quasi la metà dei circa 40.000 addetti alla ricerca e sviluppo previsti a livello regionale), contribuendo a un livello di ricerca e sviluppo sul Pil che si attesta sul 2 per cento intorno al 2020, con un forte contributo della componente privata.
Area colpita dal sisma 2012: segnali positivi in controtendenza
Nonostante sia ancora complesso valutare l’evoluzione del contesto economico dell’area a causa della disponibilità limitata di dati recenti e allo stesso tempo sia difficile riuscire a distinguere gli impatti negativi causati direttamente dal terremoto da quelli collegati alla crisi economica, l’analisi di alcune variabili sul sistema produttivo (unità locali e addetti) e sul mercato del lavoro (avviamenti e cessazioni di posizioni di lavoro e ricorso alla cassa integrazione in deroga) evidenziano segnali positivi per l’area, comunque migliori rispetto a quelli dell’intera regione.
Si parla di un’area estesa tra le province di Reggio Emilia, Modena , Bologna e Ferrara, che nel 2011 ha prodotto 19,6 miliardi di euro di valore aggiunto (pari al 15,9% del valore aggiunto regionale e al 2% di quello italiano) e 12,17 miliardi di euro di esportazioni (il 25,4% del totale regionale).
Emergenza
Per la gestione della fase di emergenza il Commissario delegato per la Ricostruzione ha programmato oltre 900 milioni di euro di contributi, di cui 755 milioni di euro già liquidati ai beneficiari finali.
Per far fronte alla mancanza di liquidità da parte delle imprese e dei lavoratori autonomi, sono stati attivati canali di finanziamento agevolato per il pagamento dei tributi, dei contributi previdenziali ed assistenziali, i premi per l’assicurazione obbligatoria, con l’erogazione di oltre 637 milioni di euro di prestiti agevolati a più di 4.600 imprese.
Ricostruzione
Per quanto riguarda la riparazione, ripristino e ricostruzione per le attività produttive, agricole e commerciali all’inizio di dicembre le richieste di contributo presentate dalle imprese attraverso l’applicativo Sfinge sono 1.571, per un investimento complessivo di un miliardo e 544 milioni di euro circa. A queste si devono aggiungere le prenotazioni registrate finora che ammontano a poco meno di 4 mila domande. Le domande ammesse a finanziamento sono finora 963, per 559,2 milioni di contributi concessi.
La riparazione e il ripristino immediato di edifici ed unità immobiliari ad uso abitativo, incluse le attività produttive ricomprese negli edifici danneggiati ha visto finora 13.412 domande presentate e prenotazioni effettuate, corrispondenti a circa il 96% del totale dei 14.000 edifici danneggiati A poco più di due anni dall’avvio della ricostruzione privata, sono in corso 6.112 domande di ripristino di edifici. Le ordinanze per la liquidazione dei finanziamenti sono state finora 4.353, per un importo di 850 milioni di euro di contributi concessi.
Nell’ambito degli interventi di rimozione delle carenze strutturali e di prevenzione sismica finalizzati alla prosecuzione delle attività per le imprese, a fine novembre le domande presentate con istruttoria chiusa sono 792, di cui 658 ammesse a contributo. A queste si devono aggiungere 642 prenotazioni presentate finora sull’ordinanza 91. Complessivamente sono stati concessi finora oltre 21,6 milioni di euro, di cui l’85% circa già liquidato alle imprese.
Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha messo a disposizione 50 milioni di euro. Sui 3 bandi, sono state presentate 283 domande di finanziamento, corrispondenti a oltre 186 milioni di investimento e 77 milioni di contributi richiesti. I progetti approvati sono stati 243, equivalenti a 123,2 milioni di euro di investimento. I contributi concessi finora sono pari a 49,5 milioni di euro, pari al 40% dell’investimento complessivo. Si stima di impiegare 240 ricercatori, di cui 180 nuove assunzioni e 60 stabilizzazioni.
Nell’ambito del Programma operativo del Fesr le imprese che hanno presentato progetti di investimento sono state 1.209, per un valore degli investimenti previsti pari a 389 milioni. Con un’ulteriore misura le domande presentate sono state 1.210, di cui 899 ammesse a finanziamento: i contributi ammontano a 10,8 milioni.
Le Regioni e Province autonome hanno deciso di devolvere il 4% della quota Feasr destinata ai propri Programmi di Sviluppo Rurale per l’anno 2013 e il MiPaaf, oltre al cofinanziamento nazionale, ha garantito anche la quota che doveva essere stanziata dalla Regione Emilia-Romagna, raggiungendo così la somma di circa 130 milioni di euro. Queste risorse hanno consentito di attivare interventi specificatamente rivolti alle imprese agricole: a oggi le domande ammesse sono 1.364, per una concessione complessiva di 109,6 milioni di euro di contributi, capaci di attivare investimenti per quasi 247,6 milioni di euro totali. Nel corso del 2013 è stato inoltre aperto un bando specifico della Regione per sostenere progetti di innovazione delle maggiori produzioni agroalimentari, un budget i 4 milioni di euro che ha coperto la realizzazione di 28 nuovi progetti.
Con risorse provenienti dai Programmi operativi regionali Fse, le Regioni italiane hanno costituito un contributo di solidarietà pari a 50 milioni di euro a favore delle regioni colpite dal sisma: sono state approvate più di 700 azioni rivolte a 25.000 potenziali destinatari.
Opere pubbliche e beni culturali
Il Commissario delegato ha definito, in collaborazione con i Comuni, il Mibac e la Conferenza Episcopale dell’Emilia-Romagna, il “Programma delle opere pubbliche e dei beni culturali. La stima del danno complessivo risulta pari a 1.698.119.359 euro, distribuiti su 2.101 interventi. La quota maggiore degli immobili danneggiati, pari al 79,1% del totale, si riferisce alle opere pubbliche e beni culturali con valore maggiore di 50 mila euro. I Piani attuativi del Programma comportano un impegno di risorse al momento disponibili pari a 562.929.371 euro, su 947 interventi ammessi. Con la quota di risorse provenienti dai cofinanziamenti, la disponibilità complessiva sale a 952.932.000 euro.
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