Raffaele Rinaldi risponde alle recenti dichiarazioni del Sindaco di Bondeno Alan Fabbri
Tempo di lettura: 3 minuti
da: Raffaele Rinaldi, Candidato al Consiglio Regionale dell’Emilia-Romagna nella circoscrizione di Ferrara per Sinistra Ecologia Libertà
A seguito dei diversi articoli apparsi sulla stampa locale che riportano interviste al sindaco Fabbri candidato alla Presidenza della Regione Emilia Romagna, non possiamo fare a meno di condividere una riflessione sull’ orgogliosa indisponibilità ad accogliere i profughi nel proprio Comune, ma soprattutto sul continuo utilizzo – equivoco e disinvolto – di alcuni termini che non sono solo “parole”, ma descrivono la condizione e l’esperienza di vita – a volte drammatiche – di persone in carne ed ossa. Nello specifico chi scappa da situazioni di guerra, di persecuzione e di torture non è un clandestino, ma un profugo.
il riconoscimento e l’accoglienza dei profughi (che – non sono clandestini o semplici immigrati – né clandestini) oltre che ad essere un ineludibile appello etico che fa riferimento alla coscienza di tutti e di ciascuno – è regolamentata non dal capriccio di questo o quel comune, non da questo o quel governo ma – per fortuna – dalla Convenzione di Ginevra sottoscritta nel 1951; un trattato delle Nazioni Unite firmato da ben 147 paesi. Nell’articolo 1 della convenzione si legge che il rifugiato è una persona che “temendo a ragione di essere perseguitato per motivi di razza, religione, nazionalità, appartenenza a un determinato gruppo sociale o opinioni politiche, si trova fuori del paese di cui ha la cittadinanza, e non può o non vuole, a causa di tale timore, avvalersi della protezione di tale paese”.
Non stiamo però qui a far lezioni, o ad innescare polemiche vuote poiché è in gioco la vita delle persone siano esse italiane o immigrate. Infatti se da una parte non si accolgono profughi negandogli l’ospitalità, dall’altra comunque non si rivolvono i problemi dei cittadini.
Si può anche comprendere e giustificare la “non disponibilità” momentanea di un Comune ad accogliere un numero definito di profughi a causa degli effetti nefasti del sisma, ma non si può accettare che tale scelta diventi un atteggiamento ideologico di fondo “a priori” portato a sistema, o peggio ancora dettata unicamente da strategia politica per la raccolta consenso, che facendo confusione con i termini, mescolando i livelli diversi delle difficoltà, si costruisce quella rappresentazione sociale dell’immigrato sulla paura dell’”invasore”, appiccicando questo stigma addosso a qualsiasi immigrato, magari anche a quelli presenti e integrati nelle nostre città da diversi anni e, magari, vittime anche loro del terremoto o comunque della crisi.
Questa continua confusione contribuisce ad ammalare la società di schizofrenia. Al di qua dello schermo televisivo, ci indigniamo se migliaia di uomini, donne e bambini muoiono affogati nelle profondità del mare, siamo avviliti nel vedere bambini siriani che dormono nelle scatole di cartone, ci siamo entusiasmati della primavera araba, ma quando i più poveri dei più poveri, i profughi, le famiglie in cerca di libertà e di una vita migliore, tra cui tanti cristiani, lambiscono la soglia di casa allora per incanto diventano clandestini, ladri o potenziali delinquenti che ci rubano il lavoro, la cultura, l’identità. Arrivano in tanti, è vero. Ma non è “questa politica” a fomentare l’esplosione continua di guerre che spinge alla sopravvivenza migliaia di persone.
Se poi vogliamo parlare di clandestini mi chiedo che effetto abbiano avuto 10 anni di Bossi-Fini.
D’altra parte non possiamo scaricare sull’”ultimo” arrivato tutti i mali (e ci sono) del nostro sistema di welfare. Perché se il problema sono i costi, e sono d’accordo, il ragionamento dovrebbe estendersi parecchio: sugli sprechi enormi ed infiniti del danaro pubblico, i veri privilegi concessi alla casta e ai super stipendi e premi ai manager pubblici che nessuno vuole toccare, il danaro pubblico rubato da partiti o quelli erogati per finanziarne altri ormai sciolti da tempo. E la lista sarebbe infinita.
Certo è che siamo immersi nella crisi economica, manca il lavoro, mancano tante cose e sono questioni che non le risolviamo distraendo l’attenzione con lo spauracchio del clandestino brutto, sporco e cattivo, (che nulla ha a che vedere con i fondi dell’accoglienza per i profughi) tanto meno aprendo altre guerre tra poveri, ma bisogna lavorare molto per una proposta politica forte e inclusiva. E su questo le facciamo i nostri migliori auguri.
Sostieni periscopio!
Riceviamo e pubblichiamo
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it