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di Elisa Gagliardi e Alice Magnani

2.SEGUE – Compatti nel delimitare alle questioni di rilevanza sociale il contenuto della loro azione informativa, le redazioni di Città Fujiko, Città del Capo e Kairos concentrano la loro trattazione sui temi del lavoro, con il racconto di scioperi e vertenze sindacali, della politica, con la preminenza affidata alle decisioni e non alle diatribe tra i contendenti politici, sulle questioni abitative e sanitarie, su ambiente ed ecosostenibilità, mafia e criminalità organizzata. Con una cura particolare spesa nella consultazione di fonti diversificate, che non comprendono solo i canali dei media tradizionali e il taccuino dei contatti personali, ma anche le segnalazioni degli ascoltatori, le risorse della rete e la trama di relazioni intessuta con l’associazionismo e con gli altri soggetti operanti sul territorio.

Il fronte delle radio libere rappresenta una ricchezza e una specificità per il panorama dell’informazione locale. Sottoposte ad un processo evolutivo costante che, negli anni, ne ha modificato conformazione e assetto, le emittenti hanno visto mutare anche il proprio pubblico. La platea di ascoltatori di radio Città Fujiko, che in origine era composta principalmente da studenti, operai ed elettori della sinistra radicale, si è progressivamente ampliata ad una fascia di fruitori eterogenei con istruzione medio-alta: «Non parliamo più solo ai centri sociali o alla sinistra estrema – spiega Canella – ora abbiamo molti più ascoltatori e anche i social network ci aiutano ad accrescere il pubblico, facilitando la visualizzazione degli articoli». Anche Manassi sottolinea la differenziazione di pubblico occorsa durante gli anni: «Abbiamo ascoltatori di 50-60 anni che ascoltano la radio senza usare la rete, ma anche giovani che ci seguono in maniera selettiva, leggendo e utilizzando molto i social». Una cosa è certa: da quando la radio è attiva anche sul web c’è stato un crescente ampliamento di utenti. «Oggigiorno la rete è fondamentale: molte persone arrivano a conoscerci solo grazie ad essa», conclude la responsabile di radio Città del Capo. «I nostri ascoltatori costituiscono una comunità agguerrita, che partecipa attivamente alla costruzione della radio tramite la chat del nostro sito», racconta Tommasini di Kairos, che aggiunge: «Ci seguono i trentenni e le persone meno giovani, i musicisti e la comunità LGBTQ».

Ma come fanno a sopravvivere, a coprire i costi di mantenimento delle antenne e dell’equipaggiamento tecnico? Radio Città del Capo in questo si distingue con il ricorso ad una forma di autofinanziamento che chiede agli ascoltatori di versare una quota per l’abbonamento annuale (87 euro, che si riducono a 37 per precari e studenti). Data la scelta di ricorrere in scarsa misura alla vendita di spazi pubblicitari, l’emittente si garantisce introiti anche attraverso la produzione di alcune trasmissioni a pagamento, come la diretta delle sedute del Consiglio Comunale di Bologna e di quelle dell’Assemblea legislativa regionale.
Anche radio Città Fujiko si sostenta con trasmissioni a pagamento e programmi extra rispetto al normale palinsesto, ma anche con eventi di autofinanziamento, gadgettistica e, soprattutto, con la pubblicità, che sottrae sei minuti di ogni ora al flusso della diretta ma rimane coerente con il sistema di valori fondamentali cui si richiama la testata: «Ci rifiutiamo di pubblicizzare armi, pellicce o multinazionali» – ci tiene a precisare Canella. Quanto a radio Kairos, le sue forme di sostentamento uniscono risorse provenienti dalla vecchia gestione ad eventi in cui l’ascoltatore diventa parte attiva, come quando l’emittente allestì un mercatino di oggetti usati donati dagli ascoltatori. Un’altra modalità che la piccola emittente di via Casarini ha sviluppato per sostenere i costi sono i progetti, con laboratori di radiofonia che cercano di coinvolgere il maggior numero possibile di ragazzi. Il tutto avviene in collaborazione con diversi centri culturali e cooperative di servizi socioeducativi come “La Piccola Carovana”.

Sui legami con l’epoca d’oro di emittenti libere che avevano fatto della militanza politica la loro peculiare ragion d’essere, gli indipendenti di oggi hanno le idee chiare: «Ad essersi mantenuta intatta è l’ambizione libertaria – spiegano da radio Città Fujiko – quello che è cambiato è, invece, lo scambio continuo che prima fluiva tra ascoltatori e operatori della radio, in assenza di palinsesto. Oggi quel dialogo è venuto un po’ a mancare – prosegue il direttore – ma veniamo ascoltati da un pubblico con un livello culturale più alto e abbiamo allargato il nostro target». Per radio Città del Capo, ad essere rimasti gli stessi sono i caratteri fondamentali: «L’essere piccoli ma flessibili e veloci allo stesso tempo, la capacità di fare comunità nell’ascolto e nel gruppo di lavoro e lo spirito identitario. Il collettivo rimane il nostro punto di forza», conclude Manassi. L’accento posto sulla dimensione comunitaria trova concorde anche Tommasini di Kairos: «L’eredità degli anni ’70 è racchiusa nella costruzione collettiva della radio. La nostra non è una comunicazione unidirezionale perché tutti possono farne parte».
E se è il concetto di condivisione a caratterizzare queste consolidate realtà della radiofonia alternativa, i rapporti tra di loro in passato non hanno lesinato contrasti di natura politica, con la rivalità tra radio Città del Capo e radio Città Fujiko che, secondo la lettura di Canella, «è stata determinata da motivi storici, forse dovuta dal fatto che noi abbiamo preso fin da subito una posizione netta».
Le relazioni tra le due radio si presentano oggi più che mai distese. Infatti, nonostante la collaborazione non sia strettissima, non sono infrequenti tra le due emittenti scambi di contatti e collaborazioni tra colleghi: «Se ci accorgiamo che ai redattori di Città del Capo manca una notizia, gli diamo volentieri l’imbeccata», dicono da radio Città Fujiko. Inoltre, le tre emittenti ricordano come il progetto musicale “Threesome” abbia unito le loro forze: «Abbiamo organizzato serate di musica live in diretta radio a cui hanno partecipato i conduttori di tutte e tre le radio».

2.FINE
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