Quel che sapeva Maisie, o la separazione vista con gli occhi dell’infanzia
Tempo di lettura: 4 minuti
Bello questo Henry James riletto in chiave contemporanea. Nel 1897, lo scrittore statunitense, nel romanzo Che cosa sapeva Maisie, ritraeva una coppia di genitori irresponsabili in fase di divorzio, vista con gli occhi della loro figlia sensibile e dolce, nel periodo tra la sua prima infanzia e la precoce (e forzata) maturità. Una condanna verso quegli adulti che trascurano i propri doveri nei confronti dei figli.
Delicato e sincero, Quel che sapeva Maisie è uno di quei piccoli ma piacevoli film, davvero meritevoli: la storia, abbastanza comune, di una moderna famiglia disfunzionale, in una New York contemporanea, frenetica e forse un po’ apatica.
Julianne Moore è Susanna, una rockstar distratta poco equilibrata, emotiva, nevrotica-isterica, inaffidabile, manipolatrice ed egocentrica che, tra le varie cose, cerca anche di amare sua figlia Maisie (Onata Aprile), bimbetta di sei anni, carina, docile, spontanea, simpatica e bravissima. Steve Coogan è Beale, marito di Susanna e padre di Maisie, sempre in giro per il mondo, superficiale, sorridente e scanzonato dongiovanni, davvero poco presente.
Tra Susanna e Beale tutto va male: vanno in scena grida, litigate e nuovi giovani compagni che portano al divorzio e ad accese battaglie in tribunale dove la piccola Maisie è sballottata a destra e a sinistra. I nuovi giovani rispettivi compagni della coppia separata sono, per Beale, la dolce e bionda tata Margot (Joanna Vanderham), per Susanna, il bel Lincoln (Alexander Skarsgård), per la bambina quasi un gigante buono (e bello), protettivo e complice. Due giovani che diventeranno il faro amico di una bambina tenerissima.
Scenate, ripicche, promesse e appuntamenti mancati sono visti con lo sguardo della piccola, che non giudica, con il suo sguardo dolce e taciturno, e con una telecamera che spesso si muove alla sua altezza.
Come capita ai bambini, Maisie a volte sembra non notare le urla e capire cosa succede intorno a lei, tutta presa a ritirare con gioia una pizza o a giocare. Anche se, dentro di sé, ne coglie il significato profondo. Vorrebbe solo un po’ di pace e un’affettuosa e semplice quotidiana routine, senza ricatti e strattoni.
Il film, appena uscito al cinema in Italia, è da vedere, quasi un insegnamento, perché rappresenta tutto quello che un genitore non dovrebbe fare: parlare male dell’altro genitore con il proprio figlio, suggerirgli parole da riferire davanti a un giudice, dimenticarsi di andare a prenderlo a scuola o dagli amici, affidarlo a un altro adulto senza neanche sapere bene chi è, considerandolo quasi un “pacco postale”…
Maisie è gracile ma dotata di occhi grandi per scrutare il mondo, capace di assorbire il dolore di quel vortice familiare nel suo piccolo corpo e cuore di bambina. Maisie è educata, delicata, ma anche forte, volitiva e indipendente, pur nella sua tenera età e, proprio nonostante questo, più matura di due adulti interessati solo a farsi dispetti reciproci, contendendosi una creatura innocente malamente e inutilmente. E portandosi tanto rancore. Quasi un moderno Kramer contro Kramer, ma dal finale diverso.
Alla ricerca di un punto di riferimento, la bimba lo troverà in se stessa e nella sua volontà di vedere ed esplorare il mare. Scoprendo, da sola, cos’è la felicità.
Quel che sapeva Maisie, regia di Scott McGehee, David Siegel; con Julianne Moore, Alexander Skarsgård, Onata Aprile, Joanna Vanderham, Steve Coogan, Emma Holzer, Diana Garcia, Stephen Mailer, Samantha Buck, Joel Garland, Trevor Long, James Colby, Gil O’Brien, Mario Moise Fontaine, Kevin Cannon, Owen Shipman, Zachary Unger, Robert C. Kirk, Malachi Weir – USA 2013, 93 mn
Sostieni periscopio!
Simonetta Sandri
Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it