Quando l’industria bellica scoprì il lato oscuro della chimica
Tempo di lettura: 2 minuti
di Federico Di Bisceglie
Prima guerra mondiale: prima guerra chimica, l’inizio della fine. Si potrebbe riassumere in queste poche parole l’intervento/spettacolo “La Grande Guerra: il lato oscuro della Chimica”, tenutosi martedì pomeriggio presso l’istituto chimico biomedico di Ferrara, che ha messo in comunicazione due aspetti reconditi e molto spesso taciuti di una realtà ormai lontana: la chimica e il suo impiego durante il primo conflitto mondiale. I due attori Lino Guanciale e Diana Manea, anche grazie al contributo del generale Seccia, hanno dato vita a uno spettacolo piuttosto insolito, ma che è risultato molto efficace nella trattazione di un argomento oltremodo complicato, che presuppone una conoscenza della materia notevole. Attraverso un excursus temporale compreso tra il 1900 e il 1915, i due attori hanno elencato una serie di scoperte scientifiche che hanno di fatto cambiato il corso della storia moderna e contemporanea. Diversi premi Nobel, da Marie Curie a Nobel Rutherford, lo stesso Nobel, Lise Meithner e Alfred Einstein, sono solo alcuni dei nomi citati da Guanciale e dalla Manea che, attraverso questo viaggio nella scienza, hanno impostato un interessante confronto con gli studenti presenti, seppur momentaneo.
L’intervento del generale Seccia, invece, è stato più specificamente improntato sul tema dell’utilizzo delle armi chimiche durante il primo conflitto mondiale, sebbene anch’egli, da chimico, non abbia esitato a citare nomi di importati studiosi che hanno permesso l’uso delle armi chimiche in guerra: Arthur von Bayer, Fritz Haber e Livens. Ciò che è stato maggiormente evidenziato sono le implicazioni di questo tema, che coinvolgono problemi etici e problemi legati alla scienza. Chiaramente l’uso che se ne fa è ciò che davvero fa la differenza: come ha giustamente sottolineato il generale, la chimica di per sé non è positiva né negativa, come al solito è l’uomo che fa la differenza, nel bene e nel male. Sicuramente chi usò per la prima volta le armi chimiche in guerra non aveva pensato al fatto che, col progressivo sviluppo della tecnologia e dei nuovi mezzi a disposizione degli scienziati, le tecniche di utilizzo sarebbero state affinate a tal punto da raggiungere la messa a punto della bomba nucleare, impiegata per la prima volta nel 1945 sui territori del Sol Levante.
L’evento di martedì pomeriggio ha focalizzato l’attenzione su tematiche molto importanti e che ancora lasciano interrogativi e “ferite” storiche aperte.

Sostieni periscopio!
Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani