Ho sempre pensato che l’anziano sia un valore e che la vecchiaia sia una fase della vita in cui l’anziano, con la sua esperienza e la sua saggezza, possa mettere a disposizione degli altri la sua resilienza e la sua capacità di capire. Me lo ha ricordato molte volte il presidente di Auser Emilia Romagna, che ora, dopo molti anni, ha deciso di dedicarsi ad altro. A lui la mia amicizia e la mia profonda stima per ciò che ha fatto e per come l’ha fatto.
Frequentando Auser ho conosciuto molte persone che hanno messo a disposizione se stessi in attività di volontariato. Tante persone, alcune più vecchie, altre più giovani, ma con la stessa carica nei confronti del prossimo. Io credo che troppi anziani, con l’alibi della vecchiaia, tendano a chiudersi nella loro posizione di chi ha già dato. Invece la società ha bisogno di loro, soprattutto se hanno la fortuna di essere in salute. Ho già scritto alcuni articoli su questo principio e a questi rimando.
Lentamente ma inesorabilmente, la cultura del “rendere conto per rendersi conto” si è propagata a tutti i livelli e la ‘advocacy’ conferma l’importanza di una progettazione sociale. Qualche giorno fa in assemblea il presidente ha scritto alcune cose che vorrei riportare all’attenzione dei tanti che ancora ci credono: “Una delle priorità politiche della nostra rete regionale è il riequilibrio tra attività di promozione sociale e volontariato attraverso una maggiore integrazione delle prestazioni e dei servizi alla persona. La vocazione originaria di gran parte delle nostre strutture è il volontariato, ovvero la proiezione verso il disagio, mentre è debole l’iniziativa sull’agio inteso come mantenimento e scoperta di interessi culturali, artistici, sportivi, ludici e di tutto quanto può rendere più piacevole il vivere. L’integrazione tra le due attività, mettendo al centro la persona, è un obiettivo politico che dobbiamo porci con urgenza, anche perché la progettazione sociale territoriale impone una sempre maggiore integrazione fra le diverse attività, sia all’interno della rete Auser che con le altre associazioni del terzo settore, superando tentazioni di autosufficienza e autoreferenzialità.”
“In quest’ambito l’Auser deve esercitare con più forza un proprio protagonismo nella qualificazione della progettazione sociale, anche rimarcando il rapporto con le istituzioni a partire dai contenuti delle convenzioni e ampliando gli strumenti di collaborazione e accordo con i diversi soggetti pubblici. L’innovazione della progettazione sociale, passa attraverso un consolidamento e potenziamento delle azioni e dei progetti di contrasto alla solitudine, emarginazione, esclusione sociale, prioritariamente riferiti a persone disabili, immigrate, anziane, con problemi di salute e patologie croniche, insieme al contrasto alla povertà; sostegno dei minori poveri nel sistema scolastico; aiuto alle donne capofamiglia con minori a carico, anziani e lavoratori poveri.”
Caro presidente, una volta mi hai detto che se la nostra missione comprende anche la trasformazione dei bisogni dei cittadini in diritti, non possiamo che contrastare chi intende trasformare i diritti in bisogni; ma la necessaria difesa non è sufficiente, senza produrre processi di innovazione del Welfare, a partire dal territorio, dai bisogni dei cittadini e in rapporto con tutti i soggetti sociali e gli enti locali. Sono certo che da questi principi fondamentali ci saranno tante persone che si attiveranno per proseguire il tuo impegno, intanto grazie presidente di Auser Emilia Romagna.
Franco Di Giangirolamo è presidente regionale di Auser dal 2009 al maggio 2015. L’Auser (Associazione per l’autogestione dei servizi e la solidarietà) è un’associazione nata nel 1989 su iniziativa del Sindacato dei pensionati (Spi Cgil) e della Cgil; è riconosciuta come Ente nazionale avente finalità assistenziali ed è iscritta nel registro nazionale delle Associazioni di promozione sociale.
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Andrea Cirelli
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