PUNTO DI VISTA
Quantitative easing for the people ovvero, “Soldi alla gente e non alle banche”
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Un recente articolo di Sputnik Italia evidenziava come al G20 si starebbe discutendo della necessità di un riequilibrio internazionale delle partite correnti, cioè del fatto che l’attivo (surplus) di alcuni Paesi corrisponde al passivo (deficit) di altri. Situazione vista come fonte di squilibrio globale e da “curare” prima di tutto con il riequilibrio interno (aumento della domanda aggregata) e con accordi bilaterali tendenti alla rimodulazione dei tassi di cambio (cioè il Paese che ha un surplus commerciale dovrebbe rivalutare la propria moneta, l’altro dovrebbe svalutare – eh già!).
Un altro problema, correlato, che si metteva in risalto era l’eccessiva finanziarizzazione dell’emissione monetaria, tra l’altro operata per la maggior parte a piacimento e senza controllo dalle banche private, che creano denaro “dal nulla”: quest’ultimo quando è concesso come credito ai privati diventa poi debito a livello aggregato. Cioè i soldi che conosciamo arrivano per una piccola parte dalle Banche Centrali (che comunque li danno alle banche e non ai cittadini) e per il resto sono moneta elettronica emessa (creata) direttamente dalle banche private. Soldi che vanno a finire per la stragrande maggioranza dove creano immediati ed enormi profitti (fino alla crisi di turno con relativa bolla a carico della collettività): nelle speculazioni finanziarie, derivati, giochi di borsa effettuati in autonomia da super computer.
In zona euro succede che la Germania, che oggi ha seri problemi di gas di scarico, ha un evidente surplus delle partite correnti, mentre altri in deficit sono costretti a importare i suoi prodotti a prezzo “pieno” non avendo possibilità di svalutare, azione che tra l’altro, chissà mai perché, da un certo punto in poi in Italia è diventata una specie di vergogna e non una sacrosanta azione di politica monetaria, da attuare quando serve.
Sputnik Italia ha puntato invece i riflettori sul dollaro e ha bacchettato le operazioni di Quantitative Easing operate dalla Fed senza il controllo finale dell’utilizzo delle emissioni monetarie effettuate. Tradotto e attualizzato: a seguito della crisi del 2007/2008 la Banca Centrale americana ha stampato moneta in enormi quantità al fine di riequilibrare l’improvvisa penuria della carta verde. Quello che ha deciso di fare da poco anche la Bce. Purtroppo però, quando una banca centrale stampa (quantitative easing), si limita a emettere moneta e a darla alle banche private sperando che loro la immettano nell’economia reale. Una speranza, appunto! Ma se io privato (banca) ricevo montagne di soldi senza dover poi giustificarne l’utilizzo, scelgo ovviamente di darli al miglior offerente, a qualcuno o qualcosa che mi darà il guadagno maggiore nel più breve tempo possibile. Di nuovo, finanza e mercati!
Tutto ciò è possibile perché a un certo punto della nostra storia abbiamo deciso che era molto più saggio e profittevole per le comunità permettere ai capitali di entrare e uscire dai Paesi senza controlli, privatizzare le banche permettendogli anche di poter fare operazioni finanziarie, pensare che i mercati lasciati liberi di operare potessero sempre autoregolarsi (la famosa “mano invisibile” di Smith che ci perseguita da fine ‘700, nonostante nel frattempo siamo andati sulla luna e inventato gli smartphone). Permettendo, in ultima analisi, che il denaro fosse più importante delle merci prima e degli esseri umani poi.
Negli ultimi anni è stato poi sancito che se le banche, colpevoli di aver giocato troppo con i soldi dei correntisti, dovessero rischiare di fallire, socializzerebbero le perdite con questi ultimi, in fondo rei di aver votato per anni chi queste leggi le ha fatte e continua a farle. Quindi un ulteriore passo avanti rispetto al fatto che tutto il debito privato accumulato dall’ultima grande crisi era diventato debito pubblico, che era invece una socializzazione delle colpe un po’ più velata, indiretta (ma non troppo se guardiamo all’aumento dell’Iva e alla ‘ottimizzazione’ dei servizi sanitari).
Ovviamente nel nostro esperimento europeo di eliminazione degli Stati non è possibile aumentare la domanda interna (aggregata). Se lo facessimo aumenteremmo la capacità dei cittadini di spendere, di comprare beni, indistintamente italiani o tedeschi perché costano uguale. In un sistema a cambio fisso come l’euro, se un Paese è più forte di un altro ha la possibilità di poter vendere al più debole con un rapporto di cambio a lui favorevole, ma questo non è a costo zero per chi compra la Bmw. Infatti, poiché non siamo negli Stati Uniti, le Banche Centrali dei vari stati europei dovranno comunque operare delle compensazioni, trovare il modo per riequilibrare il sistema: ad esempio, il fatto che il sistema Germania ha dei crediti nei confronti del sistema Italia. Una volta esisteva la svalutazione che metteva a posto le cose, cioè si teneva conto delle reali potenzialità di un Paese in dato momento e la moneta, il cambio, rappresentava questi rapporti di forza.
Come riusciamo a riequilibrare oggi, in un sistema di cambi fissi? Impedendo, diminuendo la capacità di spesa del cittadino che importa più di quanto sia permesso. Come? Guardiamoci intorno: stipendi bloccati da anni, disoccupazione a due cifre, lavori a 400 euro al mese, crediti alle aziende bloccati, eccetera eccetera…
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Claudio Pisapia
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