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E ora? Confusione, paura, morte, terrore… Qualcuno di noi, europei coalizzati con gli Stati Uniti, si è mai chiesto che potrebbe essere stato un errore “pianificare” l’uccisione di Saddam e Gheddafi? Sono state dimenticate e sottovalutate le parole di Gheddafi: “Senza di me vi invaderanno, milioni di immigrati illegali, i terroristi salterebbero dalle spiagge di Tripoli verso Lampedusa e la Sicilia. Sarebbe un incubo per l’Italia e l’Europa, svegliatevi! Questi non credono al dialogo, ma pensano solo a combattere e a uccidere, uccidere, uccidere”.
A quattro anni di distanza, dalla sua morte, queste parole suonano come una sibillina profezia.

Stesso errore con Saddam Hussein, dittatore dell’Iraq, giustiziato nel 2006 e che ora, i suoi ex ufficiali, una cinquantina, sarebbero a capo del califfato. Con l’insana idea di eliminare questi due “capi” ci siamo puniti con le nostre stesse mani… La strage di Nassirya non ci aveva insegnato proprio nulla? Il messaggio che hanno voluto inviarci non è stato ben recepito?

Sappiamo benissimo che gli interessi in ballo, più che religiosi, sono di natura economica. Si tratta di controllo territoriale e strategico delle risorse petrolifere.

A questo punto sarebbe logico distruggere il sofisticato business sotterraneo dell’Isis, fermare ogni attività terroristica, ogni rifornimento di denaro e di armi a questi criminali. Andare a bombardare la capitale della Siria, come hanno appena fatto i francesi, si rischiano solamente uccisioni di civili innocenti e poco più di niente.

Si dice che siano una quarantina gli Stati che li finanziano: l’Arabia Saudita, Qatar, Kuwait, Turchia e tantissimi altri: una pazzia! Si devono bombardare i pozzi petroliferi, non le città! Ma questo non lo si vuole… Abbiamo “combattuto” a prezzi umani altissimi per il petrolio e non vogliamo e non possiamo mollarlo…

In questo delicato periodo la Ue invece di perdere tempo nel “boicottare” i prodotti israeliani, con la bugia dei territori occupati, casomai “contesi”, l’avesse impiegato a combattere il terrorismo, avrebbe fatto cosa buona e giusta. Però a qualcosa è servito l’atroce attentato a Parigi, a far comprendere come vive Israele ogni giorno nel difendersi dai continui attentati e accoltellamenti. Ha detto giusto Vittorio Sgarbi:”C’è un Paese che oggi siamo noi. Si chiama Israele che deve difendersi con la forza dell’intolleranza che Israele sia lì. Allora quello che è capitato a Israele oggi tocca a noi. Tutta l’Europa è Israele, dobbiamo abituarci a vivere come loro. Sono stato a Tel Aviv, se vai al cinema ti controlla no quattro ore”.

Netanyahu, il primo ministro israeliano aveva avvisato la Francia, mesi fa, tramite i servizi segreti israeliani, che qualcosa di brutto si stava muovendo e non gli hanno creduto…

Ci sembra di aver compreso che l’Europa occidentale intende vivere nelle medesime condizioni in cui vive Israele, bene, però bisogna tener presente che in Israele quando i terroristi palestinesi compiono attentati contro la popolazione israeliana dopo poche ore o al massimo dopo qualche giorno li trovano, non se li fanno scappare…

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Laura Rossi

Curatrice e insegnante d’arte. Ha recensito vari libri e ha collaborato con alcuni mensili curandone la pagina dell’arte come “la cultura e l’arte del Nord-est” e la pagina dell’arte di Sport-Comumi. Ha curato la Galleria Farini di Bologna e tutt’ora dirige e cura a Ferrara la Collezione dello scultore Mario Piva. Ha ricoperto per circa dieci anni la carica di presidente della Nuova Officina Ferrarese, con decine di pittori e scultori fino agli inizi degli anni duemila. Sue critiche d’arte sono pubblicate sul “Dizionario enciclopedico internazionale d’arte contemporanea” 1999/2000


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