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Da: Ufficio Stampa Balamòs Teatro

Catarsi – Teatri delle diversità – Urbania, Teatro Bramante.

Sabato 2 novembre 2019 alle ore 21.00, presso il teatro Bramante di Urbania, nell’ambito del XX Convegno internazionale della rivista Catarsi – Teatri delle diversità andrà in scena lo spettacolo Prometeo Incatenato di Balamòs Teatro con gli allievi del Centro Teatro Universitario di Ferrara e la partecipazione di Luminiza Gheorghisor, attrice ex detenuta.
La messa in scena della tragedia di Eschilo è l’esito del percorso di laboratorio annuale del CTU “Linguaggi dell’attore del teatro” 2018/2019. Dopo essere stata replicata sia presso l’Università che presso presso la Casa di Reclusione Femminile di Giudecca nell’ambito del progetto Passi Sospesi di Balamòs Teatro, viene ora riproposta all’interno della programmazione del Convegno “Emanciparsi dalla subalternità. Teatro, sport e letteratura in carcere”, come occasione per riflettere su teatro universitario e teatro in carcere e in occasione della presentazione dell’International Network for Theatre in Prison (INTiP) su iniziativa del Coordinamento Nazionale di Teatro in Carcere (CNTiC, di cui Balamòs Teatro è membro fondatore) e in presenza di Tobias Biancone, segretario generale dell’International Theatre Institute dell’Unesco (ITI – Unesco), partner dell’ dell’International Network for Theatre in Prison (INTiP).
Per l’occasione ci sarà una prova aperta di Prometeo Incatenato presso il Centro Teatro Universitario di Ferrara (via Savonarola 19), Venerdì 1 Novembre 2019 alle ore 18.30 (ingresso libero previa prenotazione: 328 8120452).

Prometeo Incatenato uno spettacolo teatrale adattamento libero dall’omonima tragedia di Èschilo.
Regia, luci, scene: Michalis Traitsis – Balamòs Teatro;
Con gli allievi del laboratorio del Centro Teatro Universitario di Ferrara: Michela Arcidiacono, Andrea Bertocco, Federica Bucchicchio, Giuseppe Cota, Filippos Gkikouli, Giacomo Ippolito, Lorenzo Trevisani, Simone Zanchin, Beatrice Zauli e la partecipazione di Luminiza Gheorghisor.

XX Convegno Internazionale I Teatri delle Diversità: Sabato 2 Novembre 2019 – ore 21.00, Teatro Bramante – Urbania (PU).

La scena si svolge nella desolata e montuosa regione della Scizia. Qui Efesto assistito da Cratos (Potere) e Bia (Violenza), per ordine di Zeus incatena a una rupe Prometeo, colpevole di aver rubato il fuoco per darlo agli uomini e le conoscenze tecniche utili per il loro progresso. Ad assistere Prometeo, che lamenta l’ingiustizia divina e la gravità della sua pena, accorrono dagli abissi del mare, prima le oceanine (che formano il coro), poi Oceano, che si offre, ma inutilmente, per la difficile opera di pacificazione. Ma Prometeo non è la sola vittima del sovrano dell’Olimpo, lo è anche Iò, fanciulla sedotta da Zeus e trasformata per gelosia da Era in una giovenca condannata a interminabili peregrinazioni e tormentata dai continui morsi di un tafano. Prometeo la conforta, rivelandole che un suo discendente, noto a lui solo, lo libererebbe, privando Zeus del suo potere. Zeus udita la conversazione con Iò, invia Ermes per estorcere il segreto a Prometeo, ma egli non cede e per questo viene scagliato, insieme alla rupe a cui è incatenato, in un burrone senza fondo.
La complessità della tragedia di Èschilo ha a che fare anche con i suoi molteplici significati che, come un gioco ad incastro, rimandano l’uno all’altro. Del resto i miti hanno ancora un senso proprio nel loro rappresentare interrogativi, temi e sentimenti universali. Prometeo è colui che ha sfidato Zeus e che può rappresentare la ribellione politica irriducibile, coerente o cieca fino in fondo, a seconda delle letture. Ma Prometeo è anche colui che non mette in discussione l’ordine precostituito ma rivendica il diritto al pensiero critico e libero. E’ un possibile Cristo dell’antichità che non vuole per se ruoli e potere ma è mosso dall’amore gratuito verso gli uomini a cui dona il fuoco che, nella mitologia greca rappresenta il potere della conoscenza. E’ ancora colui che contribuisce alle origini della civiltà e del progresso, che rimanda alla contesa eterna tra tradizione e progresso. E’ l’archetipo della inestinguibile lotta e conseguente decisione tra piegare la testa, subire, tacere, diventare massa informe, o combattere, rivendicare il diritto ad avere una voce, manifestare il proprio dissenso. E’ una riflessione continua su cosa sia la responsabilità etica e sull’assumersi le conseguenze delle proprie azioni. Prometeo è soprattutto il dramma del dolore e della solitudine ma insieme della partecipazione corale che non ha il potere di abolire il dolore ma di elevarlo. Prometeo incatenato è stata definita tragedia immobile e in effetti è la stessa immobilità fisica a cui è ridotto il protagonista a imprimere una quasi totale assenza di movimento e azioni.
Nel presente studio si è scelto di rimanere aderenti alla sua versione originale perché i temi di cui tratta sono profondamente attuali di per sé. Attraverso un processo dall’interno verso l’esterno, si è lavorato per trovare voci, gesti, composizioni a partire dalla respirazione – l’impegno e la fatica di una respirazione a cui non siamo avvezzi -, alla ricerca di una coralità che alluda all’essenza stessa del teatro, che è respiro collettivo.

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