Skip to main content

Da: Istituto Gramsci Ferrara.

GIOVEDÌ 6 FEBBRAIO 2020 ORE 17 BIBLIOTECA ARIOSTEA SALA AGNELLI

SI PUO’ INSEGNARE LA BELLEZZA?

MAURA FRANCHI SOCIOLOGA UNIPR

Presenta ROBERTO CASSOLI

Che cosa è la bellezza? Si può ridurre la bellezza ad una sensazione soggettiva? Esistono elementi concreti che fanno sì che una forma o un’immagine sia bella o la bellezza è negli occhi di chi guarda o ascolta? Ci sono tratti comuni che possono essere associati alla bellezza? Filosofi, artisti, ma anche scienziati non sono mai riusciti a darsi una risposta conclusiva.

Difficile definire cosa sia la bellezza. Parliamo di bellezza per riferirci ad un viso, un paesaggio, un quadro, un film, un’architettura. Diciamo una bella persona e una bella formula matematica. Nel primo caso facciamo riferimento a criteri etici e nel secondo, all’estrema sintesi, alla capacità di concettualizzare una legge universale.

Consideriamo la bellezza riferendoci soprattutto all’arte. Tuttavia non è l’arte l’unico dominio della bellezza. Scrive Baudelaire “le città più ricche, i paesaggi più belli, non contengono mai la misteriosa attrazione di ciò che il caso fa con le nuvole”. La bellezza sarebbe quindi una sensazione, uno stato soggettivo e indefinito suscitato da una casuale e inattesa configurazione di immagini offerte dalla natura?

Non da ultimo, si può insegnare il senso della bellezza? Poniamo l’accento sulle doti naturali o sulla costanza della disciplina? Comprendiamo come attorno alle molte domande si aprano riflessioni importanti sul piano educativo, ben al di là dell’oggetto specifico.

Per il ciclo “I colori della conoscenza” a cura di Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

LUNEDI 10 FEBBRAIO 2020 ORE 17 BIBLIOTECA ARIOSTEA SALA AGNELLI

QUANDO LA LINGUA NON CI FA UGUALI. RIFLESSIONI SULL’INSEGNAMENTO DELLA GRAMMATICA IN ITALIA

NICOLA GRANDI DOCENTE LINGUISTICA UNIBO

Presenta DANIELA CAPPAGLI

In Italia esiste un’attenzione spesso ossessiva per la grammatica che trova pochi riscontri nelle altre culture europee. Questa prospettiva “grammaticocentrica” condiziona sia buona parte della riflessione sulla lingua in ambito scolastico, sia la percezione che molti parlanti hanno dell’uso reale dell’italiano e ha come conseguenza un certo scollamento tra norma insegnata e uso effettivo. Come si spiega questa peculiarità? Da dove trae origine? E, soprattutto, la grammatica tradizionale descrive in modo fedele la competenza linguistica dei parlanti? Questi interrogativi meritano una riflessione approfondita che deve però assumere, come sfondo necessario, la storia molto particolare della nostra lingua: l’Italia è un paese giovane e l’italiano è una lingua ancor più giovane e la sua storia è stata contraddistinta da alcuni ‘peccati originali’ che ne hanno condizionato lo sviluppo. Tullio De Mauro diceva che parlare di lingua significa, necessariamente, parlare di politica. In questo quadro, sarebbe opportuno discutere su quali basi si dovrebbe impostare l’insegnamento della lingua a scuola, con l’obiettivo prioritario di offrire a tutti i ragazzi e le ragazze gli strumenti linguistici per una piena integrazione sociale

Per il ciclo “I colori della conoscenza” a cura di Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea di Ferrara

GIOVEDÌ 20 FEBBRAIO 2020 ORE 17 BIBLIOTECA ARIOSTEA SALA AGNELLI

LA PRAGMATICA DELLA COMUNICAZIONE

GIOVANNI FIORAVANTI DIRIGENTE SCOLASTICO

Presenta ROBERTO CASSOLI

In epoca di social e di informazione pare che abbiamo disimparato a comunicare con il rischio di una comunicazione sempre meno ‘sana’.

Soprattutto abbiamo disimparato, dietro il paravento dei nostri desktop, a considerare che ‘comunicazione’ e ‘comportamento’ sono sinonimi.

A cinquant’anni di distanza cosa resta del contributo della Scuola di Palo Alto, in particolare della “Pragmatica della comunicazione Umana” di Watzlawick, Beavin e Jackson.

Chi esercita professioni di cura come, ad esempio gli insegnanti, che suggerimenti può ricavare da concetti come “relazione”, “sistema” e “retroazione”, unitamente ai cinque assiomi della pragmatica della comunicazione?

VENERDÌ 28 FEBBRAIO 2020 ORE 17

FIGURE DELLA PAURA: DA THOMAS HOBBES A ELIAS CANETTI

Conferenza di MARCO BERTOZZI

Presenta FILIPPO DOMENICALI

Siamo figli della paura, avrebbe detto Hobbes, che da questa esperienza era nato, perché la madre lo aveva messo al mondo prematuramente, temendo il pericolo (poi scongiurato) dello sbarco della Invincibile Armada spagnola sulle coste inglesi. La paura della morte, nell’ipotetico stato di natura, doveva diventare politicamente produttiva, per porre fine al conflitto e passare alla creazione dello Stato (moderno). L’ombra del “Leviatano” (1651) di Hobbes si riverbera anche nel grande libro di Elias Canetti, “Massa e potere” (1960), sia per quanto riguarda la paura della morte, che per il forte realismo politico con cui il filosofo inglese aveva analizzato il ruolo centrale del potere in ogni comportamento umano.

Per il ciclo “Sfidare le paure” a cura di Istituto Gramsci e Istituto di Storia Contemporanea

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

tag:

Riceviamo e pubblichiamo



Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it