Prof Zamboni di Unife nel team di italiani che ha condotto il primo studio autoptico sul VITT.
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Comunicato stampa Università degli studi di Ferrara.
Anche il Professor Paolo Zamboni del Dipartimento di Medicina Traslazionale e per la Romagna dell’Università di Ferrara, fa parte del team italiano che ha svolto le prime indagini autoptiche sul VITT (Vaccine-induced Thrombotic Thrombocytopenia).
Il team è composto da esperti nel campo della coagulazione e delle trombosi delle Università di Catania, Foggia, Palermo, Ferrara e IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico Milano. Oltre a Zamboni, hanno condotto lo studio Cristoforo Pomara, Francesco Sessa, Marcello Ciaccio, Francesco Dieli, Massimiliano Esposito, Sebastiano Fabio Garozzo, Antonino Giarratano, Daniele Prati, Francesca Rappa, Monica Salerno, Claudio Tripodo e Pier Mannuccio Mannucci.
La malattia (in italiano, Trombocitopenia trombotica immune indotta da vaccino) è appena stata descritta sul New England Journal of Medicine ed è oggetto di ricerca da parte di gruppi in tutto il mondo.
Il team di esperti italiani ha per la prima volta verificato la malattia in uno studio autoptico, accettato dalla rivista scientifica Haematologica, e per la parte metodologica dalla rivista Diagnostics.
“Gli accertamenti su alcuni campioni, per la prima volta condotti in studi autoptici, verificano e confermano la VITT e la presenza nell’organismo di anticorpi che legano il ‘Pf-4’, il potente fattore di attivazione delle piastrine. Questi complessi anti-Pf-4 sono stati individuati solo il mese scorso da colleghi inglese e tedeschi – spiega Zamboni – e si sono dimostrati responsabili nel nostro studio di estese trombosi venose in sedi atipiche, come le vene del fegato, dell’intestino e del cervello. La VITT se non diagnosticata in tempo porta a un drammatico consumo di piastrine a cui possono conseguire emorragie cerebrali fatali”.
“È importante sottolineare che i casi di VITT sono rarissimi eventi, circa tre casi per milione, e che gli esiti gravi o addirittura fatali possono essere scongiurati con una diagnosi e una terapia precoce che sono già a disposizione. Si tratta di un grande passo avanti per ridurre il clima di dubbio e di esitazione creato dalla notizia dei primi casi di eventi avversi da vaccinazione. La conoscenza dei meccanismi della malattia, e la consapevolezza dell’esistenza di valide contromisure, è un elemento di rassicurazione rispetto alla campagna vaccinale, che è lo strumento che consentirà di superare la pandemia”, conclude il Professore.
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