Prodotti mediali violenti in abbondanza e facilmente accessibili, un rischio per le nuove generazioni?
Tempo di lettura: 2 minuti
da: Claudio Riccadonna
Gentile Direttore,
trame a dir poco inquietanti e il diletto “dell’orrore”: braccia mozzate con ferocia, teste che saltano in aria, corpi brutalmente squartati, rumori e suoni che anticipano scene raccapriccianti e sanguinarie. Rappresentazioni intensamente “visive”, un tempo considerate diseducative e comunque adatte alla sola visione di un “pubblico adulto”. Ora, anche nell’immaginario giovanile, a fronte di una coscienza ormai mitridatizzata ed assuefatta alle “forme” più violente, ogni proposta “strong” del grande schermo risulta facilmente “digeribile” e assolutamente normale.
Così tutto passa indisturbato davanti agli occhi “intorpiditi” e desensibilizzati dei nostri ragazzi. Non il ribrezzo, non alcuni, naturali forse, sentimenti di repulsione e di spavento, ma diversamente la ricerca divertita ed esaltante dei trailer più sinistri; ecco allora, l’adrenalina che sale alle stelle nel momento di massimo spannung, l’inevitabile “godimento”, che derivano da una sorta di gusto per il macabro, per lo spettrale e per l’orrendo. Non siamo di fronte ad una realtà cinematografica e televisiva nuova; tuttavia, oggi, presentare un film d’azione che proceda “serenamente”, privo di effetti scenici spettacolari e “truculenti” risulterebbe probabilmente impopolare e poco commercialmente appetibile.
Comunque, secondo gli psicologi più lungimiranti, l’esposizione a contenuti violenti di bambini e giovani e la conseguente condizione “di eccitazione” possono produrre ripercussioni negative sulla loro salute e sul loro comportamento ed essere all’origine di collera, insicurezza, irritabilità o ansia. Inoltre, il frequente consumo di prodotti mediali con contenuti violenti può aumentarne l’aggressività. Si svilupperebbe peraltro una “perniciosa abitudine” al distacco, all’apatia e all’indifferenza rispetto alla sofferenza, ovvero un azzeramento della “reazione” emotiva persino di fronte alla violenza gratuita. Non pochi studi hanno anche dimostrato che quanto più precocemente i bambini e i giovani si sottopongano a scene di violenza, tanto maggiore sarà la loro inclinazione a consumare contenuti violenti negli anni a venire.
Certo, serie riflessioni, considerato il livello elevato di vulnerabilità dei nostri giovani, si impongono!
Claudio Riccadonna
Ala (Trento)

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Riceviamo e pubblichiamo
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani