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Prima donna del Rinascimento

Articolo pubblicato il 17 Maggio 2016, Scritto da Federica Pezzoli

Tempo di lettura: 2 minuti


17 maggio 1474: nasce a Ferrara Isabella d’Este, primogenita di Ercole I e di Eleonora d’Aragona. Dall’età di 16 anni si trasferisce a Mantova, sposa di Francesco Gonzaga, dove porterà la cultura e l’eleganza della corte estense. Isabella fu una donna colta, unica nobildonna italiana ad avere un suo studiolo. Fu mecenate di letterati e artisti e collezionista di arte romana e non solo. Si dimostrò anche una intelligente personalità politica, capace – prima e dopo la morte del marito nel 1519 – di tenere alte le sorti dello stato mantovano, senza dimenticare la sua Ferrara, nella delicata situazione della penisola italiana nel Rinascimento. Infine fu anche inventrice di mode, campo in cui rivaleggiò sempre con la sorella Beatrice, sposa di Ludovico Sforza, e con la cognata Lucrezia Borgia, moglie del fratello Alfonso.
Il letterato Niccolò da Correggio l’ha definita “prima donna del mondo”. A Isabella d’Este è intitolato persino un cratere su Venere: il cratere d’Este.
Morì nel 1539 e venne sepolta nella Chiesa di Santa Paola a Mantova, ma i suoi resti sono scomparsi dal sarcofago. E un altro mistero è stato svelato solo nel 2013: un ritratto di Isabella, opera nientemeno di Leonardo Da Vinci, che sarebbe stato dipinto mentre il maestro era suo ospite dopo essere fuggito da Milano invasa dai francesi, ma del quale si erano perse le tracce.
Tutto è iniziato nell’agosto 2013, quando è giunta al tribunale di Pesaro una segnalazione riguardante un avvocato del foro della città trovato in possesso, tra l’altro, di un mandato a vendere un dipinto olio su tela attribuito a Leonard Vinci e raffigurante Isabella D’Este, depositato presso un caveau di una banca svizzera, al prezzo non inferiore a 95 milioni di euro. Da accertamenti dei carabinieri del nucleo di Ancona – tutela del patrimonio artistico – è emerso che il quadro in questione era stato esportato clandestinamente. Un anno dopo, nell’agosto 2014, nell’ambito di indagini riguardanti reati fiscali e truffe a compagnie d’assicurazione, delegate al nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Pesaro, sono state acquisite notizie utili alla sua localizzazione: dopo centinaia di anni il dipinto a olio è riemerso dal caveau di una banca di Lugano coeve era custodito.

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Dipinto di Tiziano che si ritiene il ritratto di Ludovico Ariosto

E sia bella, gentil, cortese e saggia. (Ludovico Ariosto)

Una quotidiana pillola di saggezza o una perla di ironia per iniziare bene la giornata…

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Federica Pezzoli



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani