Tra le forze di maggioranza, c’è chi fa il tifo per l’attuale Presidente del Consiglio Mario Draghi. Sulla sua imparzialità (non è questa una qualità essenziale per il suporemo arbitro del Paese?) però, è lecito nutrire qualche dubbio. Pochi giorni fa ha presentato in Senato un articolo secondo il quale l’azienda che chiude uno stabilimento in Italia per delocalizzare in un altro Paese, anche senza essere a rischio di fallimento, se la cava pagando una multa di 3000 euro per dipendente licenziato: circa uno stipendio lordo in più. Una tantum.
Nel campo opposto (ma fino a un certo punto), troviamo forze – sia di maggioranza che di opposizione – che, con una certa carenza di fantasia, ancora suggeriscono il nome di Silvio Berlusconi, proprio lui, condannato per frode fiscale ai danni dello Stato (2013). In compenso, il suo braccio sinistro Marcello dell’Utri ha appena finito di scontare una condanna (2014) per concorso esterno in associazione mafiosa: Cosa Nostra, non Cosa Pubblica,
Se esiste un “pubblico”, e se quel pubblico siamo noi, non ci meritiamo un’altra possibilità?
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Francesco Reyes
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