Ma guarda: ci sono le persone che festeggiano a tavola con fiaschi di vino e piatti ricolmi, i pastori che salgono il sentiero per andare a vedere questo bambino appena nato e la famiglia con il piccolo Gesù in braccio alla Madonna che riceve tre donatori con grandi turbanti in testa. Un presepio grande e composito, accolto in Duomo e presentato ieri ufficialmente alla città dal vescovo Luigi Negri al termine della messa per celebrare la giornata dell’Epifania. “Perché – dice monsignor Negri – riporta alle origini della tradizione cattolica e ho deciso che rimanga perennemente in mostra all’interno della cattedrale”. Le feste sono finite, ma il senso di quello che rappresentano continua in questo racconto in tre dimensioni.
E’ una natività ricca, colorata, piena di dettagli con 86 figure in terracotta modellata da artisti napoletani e abbigliate e decorate fin nei più piccoli particolari. A molti visitatori ferraresi non sono del tutto nuovi questi volti e questo paesaggio che punta a ricreare l’atmosfera che poteva esserci a Betlemme 2016 anni fa. Fino a non molto tempo fa questa composizione di grande dimensioni con montagne, angeli e colonne racchiuse in una teca di vetro era esposta all’ingresso del vecchio ospedale Sant’Anna, a Ferrara in corso Giovecca. Poi, si sa, l’ospedale è stato smobilitato, i reparti trasferiti a Cona e l’azienda sanitaria non porta con sé questa raccolta di valore, donata dal gallerista di arte contemporanea insieme a tanti quadri che accompagnavano i pazienti lungo i corridoi.
L’abbandono non piace a Melotti, che per far valere le sue ragioni fa causa all’azienda ospedaliera che nega il trasloco. I vertici dell’ospedale non vogliono mantenere in mostra nel nuovo complesso la grande ricostruzione artistica: ufficialmente per motivi tecnici, senza negare però quelli economici che avrebbero comportato trasporto e assicurazione. La causa la vince Melotti. Il giudice del tribunale di Ferrara esamina la questione e ordina la restituzione dell’intero “Lascito di quadreria d’arte contemporanea” ravvisando l’inadempimento da parte della direzione ospedaliera “agli obblighi di garantire la libera e completa fruizione delle opere d’arte, lasciate abbandonate nella vecchia sede”.
Era però un peccato che tutto finisse così. Poi è venuta fuori un’altra possibilità, che significa riportare la scena nel cuore centrale della città, dove cittadini e turisti girano e possono andare a vederla. La grande ricostruzione in stile settecentesco napoletano si può ammirare nel Duomo: è esposta sulla navata di destra vicino all’altare di San Lorenzo, che si trova poco prima di arrivare all’altare maggiore.
“Non potevo immaginare una collocazione migliore”, commenta soddisfatto Renzo Melotti mentre i visitatori si accalcano davanti alla vetrata per osservare quella figura di donna, che solleva un bicchiere di vino rosso, e quell’altro personaggio del popolo con la camicia bianca slacciata, che festeggia suonando una chitarra. Qualcuno scatta foto, ognuno indica la situazione che lo colpisce di più. Sulla destra ci sono le bancarelle del mercato che nel Medio Oriente – spiega il donatore del presepio, Renzo Melotti – “non possono mai mancare, perché non c’è comunità senza che ci sia questo punto di vendita e, soprattutto, di contrattazione e confronto”. Melotti fa notare che gli angeli in cima alle colonne dell’ordine corinzio simboleggiano il trionfo del cristianesimo sul paganesimo della civiltà greca che precede l’avvento. E, senza dimenticare l’aspetto concreto, ricorda che l’opera realizzata per lui da diversi artisti di Napoli e ora donata alla Curia sta avvicinandosi ai 25 anni che danno all’insieme anche un supplementare valore storico.
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Giorgia Mazzotti
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