Maria Perosino viaggia per lavoro e per scelta, da sola. Ha imparato a farlo da quando la vita l’ha messa dentro un’altra mappa, quella che ci si deve attrezzare a leggere da soli. Io viaggio da sola (Einaudi) è un po’ manuale pratico su come scegliere un ristorante e un albergo e su come organizzare la valigia, ma è soprattutto una specie di sorriso a specchio.
Piena dei suoi ricordi e di un passato che non se ne va, consapevole di non volere un ripiego per andare avanti, ma una scelta, Maria Perosino dà un valore, e un risvolto molto pratico, alla “solitarietà” del viaggio. La precondizione è smettere di rimandare, risparmiarsi e dire “come sarebbe bello se”. Basta con la tristezza e se proprio questa non ti molla, portala in un buon ristorante, perché “forse è meglio mangiare le ostriche in due invece che da soli, ma non mangiarle del tutto è ancora peggio”. E così tutto quello che le capita durante i viaggi diventa ricordo di vita vissuta e assaporata. Un aperitivo davanti al tramonto del Bosforo se l’è goduto e lo ricorderà per sempre.
Vero è che l’umore con tutti i suoi cattivi pensieri è spesso in agguato e allora è inutile ignorarlo, serve una strategia per non dargliela vinta: trattarsi bene imparando a farsi compagnia. Mica facile, con cosa? Anche gli animi più esigenti e sofisticati (parlando di donne, poi) possono trovare soddisfazione un una delle “cure sintomatiche e azioni preventive” che Maria Perosino propone. Dobbiamo provare a invitarci a cena, ad accompagnarci a fare shopping o un massaggio, a offrirci un aperitivo o a regalarci un libro. Bisogna abbandonare la sciatteria e truccarsi e vestirsi perché stiamo andando a un appuntamento con una persona di riguardo: noi stesse.
Quale occasione migliore di un viaggio per aprirsi al mondo e favorire “serendipity”? Viaggio dopo viaggio, ci si fa accorte e sempre meno timorose di affrontare da sole itinerari, città e persone. Si impara a fare amicizia con i luoghi e ad avvicinarsi a ciò che non si conosce. In fondo al viaggio la conquista della sicurezza di potercela fare e di potere fare affidamento su noi stesse anche di fronte agli imprevisti.
La valigia deve contenere la nostra vita che stiamo portando con noi, non va bene lasciare a casa dei pezzi. Scarpe, abbigliamento e accessori vanno scelti con criterio e adattabilità, non è poi così difficile.Viaggiare da sole non è essere sole, è doversi portare la valigia, ma possiamo anche incontrare qualcuno gentile che ci aiuti.
Può succedere di viaggiare in compagnia e bisogna essere preparate su come gestirsi a seconda di chi ci accompagna. Il prontuario aiuta nel caso in cui si viaggi con amico, collega (uomo), amante, amica, collega (donna).
Ho letto questo libro dopo avere fatto un viaggio a Parigi con un’amica, un mese fa. Potere dividere spazzole, phon, piastra e bagnoschiuma dimezzando le cose da inserire e alleggerendo il peso della valigia da portare, è una gran fortuna. Studiare la cartina della città accorgendosi, sempre in due, che la si sta guardando dalla parte sbagliata, spartisce la responsabilità e fa anche abbastanza ridere.
Credo che la prossima volta, da sola, non sbaglierò.
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Riccarda Dalbuoni
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