Guardo questa foto, e subito, come un riflesso condizionato, passo mentalmente in rassegna tutti i film in cui un pianoforte la fa da padrone. Il suono di un pianoforte ha la capacità, anche da solo, di sottolineare meravigliosamente alcune scene di un film. Di passare da una atmosfera intima e passionale a una allegra, da una malinconica a una limpida e raziocinante. Quanti film sono nati attorno a un pianoforte: da Lezioni di pianoforte a Il pianista, da La leggenda del pianista sull’oceano a Tirate sul pianista. E altrettanti compositori si sono cimentati in colonne sonore per ‘solo piano’: scene capolavoro con un accompagnamento musicale dove il pianoforte diventa primo protagonista.
Le musiche hanno fatto grandi certi film, alle volte più della storia o del cast degli attori. Ryūichi Sakamoto [qui] ha scritto colonne sonore indimenticabili. Nel suo album Playing the piano il grande autore si dedica interamente al suo strumento d’elezione, quello con cui ha iniziato a fare musica.
Forse il pianoforte è lo strumento musicale che più è associato al virtuosismo e al talento.
Ma dove si nasconde il talento? Dove nasce, qual è la sua sorgente, da dove arriva? Dal duro lavoro di chi studia anni e anni uno strumento per dominarlo e diventare un talento. Ma c’ è chi un talento lo è dalla nascita, per un dono della natura, per genialità pura e semplice.
Come non pensare a due geni assoluti della musica di tutti i tempi: Mozart e Beethoven. Il primo era un genio naturale e assoluto, il secondo la genialità la insegue e la conquista con caparbietà. Non c’è dubbio che entrambi abbiano dato alla musica più di quanto questa abbia dato a loro. Arrivando però sull’Olimpo per vie diverse, o addirittura opposte.
Il primo ha scritto il suo primo concerto a 5 anni con un’apparente semplicità e facilità. Il secondo – per eguagliarlo? ma qui non voglio schierarmi con il partito dei beethoviani o dei mozartiani – ha dovuto guadagnarsela da solo la sua genialità.
Qual è la vita più straordinaria? Quale la sfida più coinvolgente? Quale la genialità più autentica e cristallina? Se si guardano i risultati, non c’è dubbio: entrambe. Ma il percorso per arrivarci è sorprendente, e vale la pena di conoscerlo. Soprattutto fa pensare a come molti di noi, che geni non sono ma comuni mortali, possono spingersi, non a eguagliarli, ma almeno a migliorarsi. E questo vale per ogni cosa, non solo per il pianoforte.
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Ambra Simeone
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