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Tanti sono stati i volti del padre costituente Piero Calamandrei che la nipote Silvia, presidente della Biblioteca Archivio Piero Calamandrei di Montepulciano, ha illustrato agli studenti dei Licei Ariosto e Roiti e degli Istituti Aleotti e Bachelet, ieri mattina in Sala consiliare. Il giovane, classe 1889, di formazione repubblicana mazziniana, che considerava il primo conflitto mondiale come “il compimento del Risorgimento”, salvo poi rendersi conto una volta al fronte che quei “fanti contadini” venivano mandati allo sbaraglio “senza saper il perché, senza neppure “chiedere il perché”.

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Piero Calamandrei

Il grande oratore capace di muovere e di commuovere, aveva scoperto questa sua capacità proprio in occasione della Grande guerra, pronunciando un discorso interventista dopo la morte dell’irredentista socialista Cesare Battisti, e poi usandolo in seguito nei suoi numerosi discorsi commemorativi per i caduti dei due conflitti mondiali e della Resistenza, uno dei quali proprio dallo scalone del municipio di Ferrara, il 15 novembre 1950, per ricordare l’eccidio del muretto del Castello. Il giurista che ha creduto nel diritto “non come questione tecnica”, ma stimolo interiore a “difendere attraverso il rispetto delle leggi uguali per tutti quella consapevolezza dell’uguaglianza di tutti gli uomini davanti allo spirito che è per chi ascolti la storia la conquista più alta e meno rinunciabile della nostra civiltà cristiana”. Proprio da questa consapevolezza dell’esistenza di un corpus di leggi interiori, non scritte, quelle di cui parlavano Antigone e Cino da Pistoia, deriva il suo sforzo costante per attuare la Costituzione che aveva concorso a scrivere e che, allora come oggi, è “più promessa che realizzata”.
E uno degli strumenti più forti, ma meno utilizzati, per attuare questa nostra Costituzione è la scuola. “Difendiamo la scuola democratica: la scuola che corrisponde a quella Costituzione democratica che ci siamo voluti dare; la scuola che è in funzione di questa Costituzione, che può essere strumento, perché questa Costituzione scritta sui fogli diventi realtà”, scrive Calamandrei nel 1950 per il suo discorso al III Congresso dell’Associazione a difesa della scuola nazionale. E sempre in questo discorso affermava: “se si dovesse fare un paragone fra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue, gli organi ematopoietici, quelli da cui parte il sangue che rinnova giornalmente tutti gli altri organi, che portano a tutti gli altri organi giornalmente, battito per battito, la rinnovazione e la vita”. E ancora nel 1956, l’anno della sua morte, tornava a definire la scuola “un organo della Costituzione”: “non c’è dubbio che in una democrazia, se si vuole che la democrazia prima si faccia e poi si mantenga e si perfezioni, si può dire che la scuola a lungo andare è più importante del Parlamento, della Magistratura, della Corte Costituzionale […] la coscienza dei cittadini è la creazione della scuola, dalla scuola dipende come domani sarà il Parlamento, come funzionerà domani la Magistratura, cioè quale sarà la coscienza e la competenza degli uomini che saranno domani i legislatori, i governanti e i magistrati”. Una scuola che sia veramente luogo di formazione della classe dirigente futura, non può essere che una scuola “aperta a tutti. I capaci ed i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”: ecco perché secondo Calamandrei l’articolo 34 era “l’articolo più importante della nostra Costituzione”.

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Federica Pezzoli



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