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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

L’assessore regionale all’ambiente Paola Gazzolo: “A disposizione 80 milioni di euro fino al 2020. L’obiettivo è coniugare la tutela dell’ambiente, la prevenzione del rischio idrogeologico e lo sviluppo sostenibile delle aziende agricole, facendo del bosco una risorsa preziosa per la crescita e il mantenimento della vita in Appennino”

Bologna – Via libera all’unanimità dalla Commissione territorio, ambiente e mobilità al Piano forestale regionale, pronto ora a passare all’esame definitivo dell’Assemblea legislativa. L’approvazione è giunta nella seduta di oggi, in seguito ad un percorso durato un mese e caratterizzato anche da un’udienza conoscitiva a cui hanno partecipato una trentina di portatori di interesse dell’intero territorio regionale.

“Si tratta di un passo avanti importante in vista del successivo voto in Aula che avverrà entro luglio”, afferma l’assessore regionale all’ambiente Paola Gazzolo. “Ringrazio i commissari e tutti i soggetti intervenuti nella fase partecipativa per il contributo offerto nella definizione di questo strumento, destinato a mettere in campo 80 milioni di euro nei prossimi 6 anni per azioni integrate di sostenibilità ambientale e sicurezza idrogeologica, tutela della biodiversità e adattamento a cambiamenti climatici, gestione dei prodotti e servizi ecosistemici a sostegno delle economie locali per creare vera crescita verde”.

Tra gli obiettivi fondamentali del Piano, oltre alla semplificazione e alla riduzione dei tempi dei procedimenti amministrativi, si conta il rilancio della filiera del legno e l’incremento degli attuali livelli occupazionali con la promozione dell’imprenditoria locale per l’integrazione del reddito delle aziende agricole di montagna, il sostegno all’associazionismo tra proprietari forestali, l’aggiornamento tecnologico delle imprese forestali e la qualificazione del loro personale.

Entro il 2020 saranno attivati finanziamenti pubblici a favore del settore forestale per circa 80 milioni di euro, di cui 15 derivanti dalla quota tariffaria riservata agli interventi da effettuare nelle aree di prelievo idrico, circa 5 milioni dal bilancio regionale e 62 dal Programma di sviluppo rurale (Psr) 2014-2020, l’altro strumento che, in sinergia con il Piano, definisce le strategie di gestione del patrimonio forestale regionale.

“Il bosco è una risorsa preziosa per il territorio e può diventare anche uno strumento di crescita: il nuovo Piano forestale va in questa direzione e ambisce a coniugare la tutela dell’ambiente, la prevenzione del rischio idrogeologico e lo sviluppo sostenibile”, conclude l’assessore Paola Gazzolo.

Il percorso partecipativo
Alla stesura del Piano forestale ha contribuito un percorso partecipativo avviato dalla Regione con la promozione di 15 incontri sul territorio per illustrazione i contenuti del programma regionale.

Ne sono seguiti 29 contributi elaborati da parte di enti Locali e altre istituzioni pubbliche, associazioni di categoria, ambientaliste e cittadini. In seguito all’adozione del Piano da parte della Giunta regionale, avvenuta nel maggio 2015, sono state presentate 9 osservazioni opportunamente valutate e in parte accolte.

Lo scorso 16 giugno si è svolta a Bologna, presso la sede della Regione, un’udienza conoscitiva a cui hanno partecipato oltre 30 portatori d’interesse.

La superficie boschiva in Emilia-Romagna
In Emilia-Romagna la superficie boschiva è cresciuta del 20% negli ultimi trent’anni e oggi copre 611 mila ettari, quasi un terzo dell’intero territorio: numeri che la collocano tra le regioni con il più alto indice di boscosità in Italia.

Le foreste interessano quasi esclusivamente l’alta collina e la montagna, mentre solo il 3% è presente nella fascia territoriale della pianura: una delle priorità del Piano è proprio quella di incrementare i boschi nelle aree pianeggianti perché fungano da polmoni verdi intorno alle città e da corridoi naturali, a cominciare da quelli posti in prossimità dei corsi d’acqua.

Il 20% dei boschi regionali è compreso nelle aree protette e il 30% si trova all’interno di aziende agricole. In tutto sono 685 le aziende con attività principale nel settore della selvicoltura, 1990 quelle con attività secondaria. Oltre 5.000 famiglie effettuano tagli per uso privato.

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