da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna
Insieme Regione, istituzioni locali, forze sociali ed economiche insieme per gestire la transizione verso un nuovo modello di approvvigionamento basato sulle energie rinnovabili. Richiesto al Mise un accordo operativo per regolare le attività di ricerca ed estrazione del gas a mare. Il settore petrolchimico in Emilia-Romagna – comprensivo del comparto energetico e chimico conta oltre 2 mila unità produttive e circa 22.300 addetti e un export di 5 miliardi sui 55 complessivi registrati nel 2015
Bologna – Mantenere le produzioni del quadrilatero padano di Ferrara-Ravenna-Mantova-Venezia. Coniugare lo sviluppo industriale, economico e sociale, con la sicurezza e la salvaguardia dell’ambiente. Ma anche la richiesta al Ministero dello Sviluppo economico di arrivare a breve ad un accordo operativo per regolamentare le attività di ricerca ed estrazione del gas a mare, come già fatto per quelle a terra.
Sono questi, in sintesi gli obiettivi contenuti del documento – che tra l’altro mette in evidenza alcune caratteristiche di un settore, quello dell’offshore, strategico per il sistema produttivo emiliano romagnolo e di supporto all’intero sistema Paese – sottoscritto a Bologna dalla Regione Emilia-Romagna, dalle istituzioni locali e dalle forze sociali ed economiche regionali e dei territori di Ravenna e Ferrara, durante l’ultimo tavolo petrolchimico regionale.
Il documento – oltre ad un’analisi della situazione del settore – punta sulla necessità di tutelare il grande patrimonio di professionalità, tecnologia e specializzazione nonché dell’occupazione, rilanciando i poli petrolchimici di Ravenna e Ferrara. Allo stesso tempo il documento sottolinea la necessità di continuare ad investire in processi di innovazione e ricerca per le energie rinnovabili e nonché di agevolare tutti quei piani e progetti di ricerca condivisi utili alla transizione.
Tra gli obiettivi del documento condiviso c’è la proposta di siglare con il Ministero allo sviluppo economico un Accordo operativo come quello sottoscritto tra lo stesso Mise e la Regione Emilia-Romagna per il monitoraggio e il controllo delle attività in terra ferma di coltivazione di idrocarburi e stoccaggio sotterraneo di gas naturale. Questo per regolare anche le attività estrattive offshore che interessano le aree di mare prospicienti la costa emiliano-romagnola oltre le 12 miglia, nonché per applicare in maniera condivisa sistemi di monitoraggio finalizzato alla conoscenza di tutti gli impatti sull’ambiente e sul sistema costiero.
Il protocollo firmato segue l’accordo siglato dalle Regione Emilia Romagna, Lombardia e Veneto per il rilancio delle chimica tradizionale e verde in Italia e nel quadrilatero padano, infrastruttura fondamentale per il manifatturiero della regione e del paese. L’intesa si inserisce nella attuale fase di transizione da un modello di approvvigionamento energetico basato sui combustibili fossili ad uno fondato sulle energie rinnovabili. Situazione in cui è necessario portare avanti insieme sviluppo delle energie rinnovabili, efficientamento energetico e utilizzo delle riserve di gas naturale.
Il gas naturale gioca dunque un ruolo chiave, come affermato nell’ultima conferenza sul clima di Parigi e dalle linee guida presentate dalla Commissione Europea in materia di sicurezza energetica dello scorso 16 febbraio 2016.
Il petrolchimico in Emilia-Romagna
Il settore petrolchimico in Emilia-Romagna (comprensivo del comparto energetico e chimico), secondo i dati di Unioncamere regionale, conta oltre 2 mila unità produttive e circa 22.300 addetti. Un comparto dinamico di cui il solo settore chimico segna un export di 5 miliardi sui 55 complessivi registrati in Emilia-Romagna nel 2015. Il settore petrolifero (l’off-shore) conta 976 aziende strettamente appartenenti (o riconducibili) che occupano oltre 9mila addetti, è diffuso su tutto il territorio regionale e si articola in particolare a Ravenna (dove è concentrato il 13% delle aziende regionali del settore, e il 29% dell’occupazione regionale).
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