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Da: Ufficio Stampa Emilia- Romagna

L’assessore regionale visita gli allevamenti delle ostriche e delle vongole della sacca di Goro e incontra i presidenti delle cooperative. La venericoltura è un’attività in crescita che, nell’area, da lavoro all’80% delle famiglie. Le vongole veraci di Goro costituiscono il 90% della produzione regionale e il 40% di quella nazionale

Un’ampia laguna racchiusa tra il Po di Goro e il Po di Volano, conosciuta per la produzione di molluschi, in particolare le vongole che, in questi fondali sabbiosi, trovano l’habitat ideale per crescere e svilupparsi. È la sacca di Goro, il punto di riferimento italiano per l’allevamento delle vongole veraci, un’area dove la venericoltura da lavoro all’80% delle famiglie.

E proprio la sacca di Goro è stata la meta del tour nel Basso ferrarese dell’assessore regionale che, nelle giornate di ieri e oggi, ha visitato il laboratorio nursery per la messa a coltura delle ostriche di Goro, ha partecipato a un’uscita in mare con i pescatori nella sacca, si è recato al magazzino di stoccaggio dove vengono certificate le zone di provenienza delle vongole e agli stabulari dove i molluschi subiscono processi di purificazione e pulizia, prima di essere immesse sul mercato.

A seguire, presso il CoPeGo – il Consorzio Pescatori di Goro -, l’assessore ha partecipato un incontro assieme ai rappresentanti di Legacooop Estense, di Federcoop Pesca Confcooperative, al sindaco di Goro, Diego Viviani, al Presidente di Copego, Massimo Genari, e ai presidenti delle cooperative dei vongolai, per discutere delle necessità del comparto e delle eventuali criticità della sacca di Goro.

“Qui a Goro ho toccato con mano che il settore dell’acquacoltura ha radici profonde e una storia antica– commenta l’assessore alla Pesca, Alessio Mammi-, che interessa tantissime famiglie di lavoratori della zona. È un settore nel quale sono stati fatti tanti investimenti e tanta ricerca in ambito biologico, marino, di miglioramento delle tecniche di raccolta, di tutela di un ecosistema delicato e complesso, ricco di bellezza faunistica e vegetale. A Goro ho trovato tanti professionisti: pescatori, tecnici, studiosi, tutti con la volontà di innovare davvero l’acquacultura, la raccolta delle vongole e di altri prodotti ittici e di voler continuare a sostenere e promuovere questo comparto”.

“Goro è la dimostrazione che ambiente e attività umane non sono in contrasto- prosegue l’assessore-, anzi la raccolta sostenibile che viene effettuata in queste zone ha un valore profondo anche per l’ambiente. Serve istituire una DOP della vongola di Goro, per tutelare e promuovere meglio questo prodotto, e di conseguenza l’intero comparto e i suoi lavoratori. C’è bisogno di trovare unità e spirito di collaborazione, perché divedersi significa indebolirsi e rischiare di provocare una perdita di valore per questo prezioso prodotto”.

Nella Sacca di Goro operano attivamente 46 società cooperative e 1600 soci, sono imprese ittiche di acquacoltura titolari di concessioni demaniali marittime che coprono una superficie di specchi acquei pari a circa un terzo dell’intera superficie dell’area.

Le concessioni rilasciate per la “venericoltura” (vongole) coprono una superficie di specchi acquei di circa 12 chilometri quadrati, pari a circa un terzo dell’intera superficie della sacca di Goro.

Inoltre, è presente una concessione demaniale per l’allevamento dei mitili (cozze) per una superficie di circa 890mila metri quadratie sono in corso delle sperimentazioni per la produzione di ostriche, con una produzione di circa 80 quintali l’anno.

Nel 2019 la produzione di vongole veraci allevate in sacca è stata di circa 13 milioni di chili, un valore in leggero calo negli ultimi anni ma che comunque rappresenta il 90% della produzione regionale e il 40% di quella nazionale.

ln passato la criticità degli allevamenti di Goro era rappresentata dall’idrodinamicità delle acque, problema in parte risolto ma sempre presente in quanto le acque della sacca se non circolano in modo regolare rischiano la anossia che comporta la moria delle vongole negli allevamenti, mentre oggi la principale problematica è legata alla reperibilità del novellame -detto anche seme-di vongola verace. Per vari motivi legati anche ai cambiamenti climatici, infatti, si è interrotto e rallentato il ciclo riproduttivo che permetteva agli allevatori di reperire il novellame in alcune aree dichiarate dalla Regione Aree di Tutela Biologica e date in concessione alle imprese di allevamento di Goro, sulla base di un apposito regolamento e sotto la supervisione di un istituto scientifico riconosciuto.

L’allevamento nella sacca di Goro

L’attività di allenamento viene svolta come in un campo agricolo; il novellame viene seminato manualmente, poi l’area viene chiusa per 6-12 mesi fino alla raccolta che si effettua con rasche a mano corte o lunghe, o da apposite imbarcazioni chiamate vongolare. Una volta raccolte, le vongole vengono setacciate e depurate in appositi stabulari prima di essere messe sul commercio.

Le acque di allevamento della Sacca di Goro sono classificate di tipo B pertanto i molluschi allevati non possono raggiungere la vendita se non trascorrono un periodo di stabulazione; solo il CoPeGo, ha un proprio impianto di stabulazione mentre tutte le altre cooperative vendono i molluschi a imprese di trasformazione che hanno impianti di stabulazione e possono così immettere il prodotto sul mercato.

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