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Da: Ufficio Stampa Camera di Commercio Ferrara

Arretrano le attese su fatturato, occupazione e investimenti. Il basso livello della domanda interna prima preoccupazione per gli imprenditori della nostra provincia. I ritmi produttivi restano deboli, in particolare per le imprese di piccole dimensioni. In territorio negativo anche Commercio al dettaglio ed Export. Cresce il volume d’affari delle Costruzioni.

Dalla Camera di commercio arriva un nuovo allarme: permangono i segnali di rallentamento generale per l’economia ferrarese. Secondo quanto comunicato dall’Osservatorio dell’economia dell’Ente di Largo Castello, i ritmi produttivi restano deboli, in particolare per le imprese di piccole dimensioni, arretrano Commercio al dettaglio ed Export, mentre cresce il volume d’affari delle Costruzioni. Secondo Prometeia, il PIL provinciale, nel 2019, dovrebbe calare del -0,5%, per poi tornare a crescere, nel 2020, fino a +0,5%. Arretrano le attese su fatturato, occupazione e investimenti, mentre il basso livello della domanda interna risulta essere la prima preoccupazione per gli imprenditori della nostra provincia. Gli indicatori sul Commercio internazionale (fonte: Istat) confermano la riduzione delle vendite all’estero delle imprese ferraresi, già riscontrata nei trimestri precedenti. I dati, infatti, segnalano che sono state esportate merci per oltre 1,7 miliardi di euro, con una variazione tendenziale negativa del -9,0% (pari a quasi 174 milioni di euro in meno rispetto allo stesso periodo del 2018). Ferrara è l’unica provincia della regione che registra una variazione negativa, riducendo così la propria quota sull’export dell’Emilia-Romagna al 3,6% contro il 4,1% del settembre 2018. L’Europa, che rappresenta più dei due terzi dell’export ferrarese totale (67,1%), cala quasi del 6%, mentre gli Stati Uniti, ora secondo partner dopo la Germania, registrano un calo del 22%. Ancora più pesante la riduzione delle esportazioni verso la Cina. Poche le destinazioni con il segno più: fra queste, Brasile, Russia, Sud Africa e Repubblica Ceca.

A soffrire di più nei rapporti con l’estero, l’automotive e la chimica (che insieme valgono circa un terzo dell’export ferrarese), diminuiti, rispettivamente, del -40% (circa 93 milioni in meno) nei mezzi di trasporto e del -15% (-73 milioni) nei prodotti chimici. Anche la prima voce per incidenza, quella relativa ai macchinari, non riesce a conservare il valore dello scorso anno, con una contrazione più contenuta, pari a poco più di 18 milioni di euro e una variazione negativa del -3,2%: Cresce l’export per i prodotti alimentari, gli articoli in gomma e i prodotti di minerali non metalliferi e in metallo. In peggioramento, inoltre, la pesca, gli apparecchi elettronici ed il sistema moda (-4,2%) e gli apparecchi elettrici. Da evidenziare un aumento rilevante di quasi 23 milioni di euro per l’aggregato “altri prodotti”, che comprende la voce relativa ai prodotti del trattamento dei rifiuti (circa 31 milioni in nove mesi, quasi raddoppiati rispetto allo stesso periodo del 2019), diretti soprattutto in Cina, Austria e Polonia.

Nessun segnale di ripresa per il Commercio al dettaglio che, nel terzo trimestre di quest’anno, subisce una flessione del -1,5% rispetto allo stesso periodo del 2018. 0,2% della grande distribuzione). Cala anche il numero delle imprese commerciali attive, che rappresentano il 20,5% del totale.
Mentre lo stock di imprese delle Costruzioni continua a calare, gli indicatori congiunturali confermano una buona tenuta del volume d’affari, trascinato dagli effetti dei finanziamenti della ricostruzione post sisma. Dopo una breve interruzione tra il 2017 e il 2018, l’indicatore continua a crescere, rallentando il trend positivo che nel terzo trimestre del 2019, sale solo del +1,4% (era stato del +3,7% lo scorso trimestre), superando il dato regionale fermo al +0,9%. Nel primo semestre 2019, il numero delle transazioni del mercato residenziale e non ha continuato a crescere, con un’intensità maggiore rispetto all’ambito nazionale e al dato regionale. Migliore performance, per il quinto anno consecutivo, tocca al comune capoluogo.

L’industria turistica ferrarese chiude i primi nove mesi del 2019 con oltre 2,4 milioni di presenze turistiche, quattrocentomila in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, rilevando così una diminuzione pari al -11,2%. In regione solo Parma rileva contrazioni più elevate negli arrivi, mentre per quanto riguarda le presenze il risultato peggiore tocca alla provincia di Ferrara. I tedeschi si confermano i turisti stranieri più numerosi con oltre 348mila di presenze, ma la quota più rilevante dei pernottamenti è ancora determinata dagli italiani (poco meno del 60% del totale sui Lidi, e quasi due terzi in città). Le contrazioni delle regioni da cui provengono più turisti, vale a dire Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, incidono negativamente sul risultato finale, più pesante in termini di pernottamenti che di arrivi, ed esclusivamente sulla costa. In città invece diminuiscono solo sulle presenze di italiani provenienti da Piemonte, Campania (unica regione che non registra aumenti negli arrivi), Abruzzo e Bolzano.

Per quanto riguarda la Demografia delle imprese, restano contenute le iscrizioni, al minimo storico, mentre si riducono le cessazioni con un saldo di -277 unità. Calano le sedi di imprese, a fronte di un aumento delle unità locali con sede fuori provincia. Dal lato della forma giuridica, si continua a rafforzare il peso delle società di capitale, in virtù degli aumenti delle nuove forme di società a responsabilità semplificata e a capitale ridotto, mentre perdono terreno le società di persone e imprese individuali. Per numerosità, le società di capitale hanno superato ormai quelle di persone.
Tra le diverse tipologie di impresa si evidenzia una contrazione anche delle imprese femminili più accentuata dello scorso anno (-0,9% contro il -0,6% del 2018,) che non ha impedito al tasso di imprenditorialità femminile di crescere ancora (23,1% sulle attive), confermandosi sempre il più alto della regione e superiore anche al dato medio italiano. Diffusi i cali tra le imprese giovanili. Solo l’agricoltura (in controtendenza rispetto al totale delle imprese) e la logistica registrano incrementi.

Rispetto allo stesso periodo del 2018, la movimentazione delle imprese straniere nei primi 9 mesi segna un saldo positivo (+67), pur cominciando a registrarsi un numero crescente di cessazioni.
La consistenza finale cresce di 15 unità (+0,5%), riassumendo trend diversi tra i settori: crescono le imprese straniere in agricoltura, turismo, attività finanziarie-assicurative e servizi alle imprese, mentre diminuiscono quelle nell’industria, nel commercio e nella logistica.
I dati riferiti al Credito e rilevati a settembre 2019, registrano un valore complessivo dei prestiti concessi quasi invariato rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, con dinamiche diverse tra i settori.

Il comparto produttivo accelera la riduzione già riscontrata a giugno, praticamente tra tutte le attività (fatta eccezione per il manifatturiero) e le dimensioni di imprese.
Allo stesso tempo la componente riferita alle famiglie consumatrici prosegue a crescere (+2,4%), rimanendo inferiore al valore del sistema produttivo per sole 34 milioni di euro.
Il tasso di deterioramento del credito per le imprese si riduce all’1,4%, con un trend in miglioramento per tutti i settori e le piccole imprese. Solo le costruzioni registrano ancora un tasso elevato invariato. Anche il tasso di ingresso in sofferenza registra diffuse riduzioni, fatta eccezione che per le imprese più piccole. L’indicatore più alto tra i settori è sempre quello riferito alle imprese edili, inferiore però al dato regionale.

La crescita tendenziale dei depositi sale anche in questo trimestre al +4,4%, con la componente delle famiglie che accelera ulteriormente rispetto al trimestre precedente, mentre quella residuale delle imprese rallenta. Per quanto riguarda il mondo del sistema produttivo, la cui incidenza rimane inferiore al 20% del totale, l’aumento tendenziale è comunque elevato (8,5%). Continuano a diminuire le obbligazioni di banche italiane, così come, dopo tre trimestri in crescita, i titoli di stato italiani.
Prosegue la contrazione dei protesti, calati per numero e valore, sia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, sia al confronto con il 2017 quando l’importo complessivo era superiore di quasi 1,4 milioni di euro.

Il numero di fallimenti registrati dall’inizio dell’anno ad ottobre continua ad essere in linea con il dato dello scorso anno (-1 unità). I trend tra i settori non sono omogenei: mentre risultano in calo nelle costruzioni e nel commercio, crescono nel terziario.
Tra gennaio e ottobre 2019 si registrano 310 scioglimenti e liquidazioni volontarie, 63 in più rispetto allo scorso anno (+25,5%). L’aumento, registrato anche in ambito regionale e nazionale, risulta però più accentuato per la nostra provincia. Tra i settori che hanno registrato consistenze in crescita troviamo agricoltura, industria, commercio e attività turistiche, mentre in controtendenza risultano costruzioni e attività immobiliari.

Segnali di peggioramento provengono dal sempre maggior ricorso agli ammortizzatori sociali. Nei primi 10 mesi del 2019 continua a crescere la cassa integrazione anche a Ferrara, così come si registra a livello nazionale (+18,3%) e in regione (+27,2%), ma ad un ritmo molto più elevato (+56,9%) e in accelerazione. Complessivamente sono state richieste dalle imprese ferraresi poco meno di 2 milioni di ore, circa 700mila in più rispetto allo stesso periodo del 2018, prevalentemente di CIG straordinaria, il cui incremento relativo risulta a tre cifre. A giugno e luglio è stata utilizzata anche la deroga, circa 27mila ore concentrate tra imprese artigiane (circa 15mila ore, soprattutto in meccanica e installazione di impianti) e commercio (poco più di 12mila ore), con un trend contrario agli altri ambiti di riferimento.

La contrazione registrata a Ferrara per l’ordinaria si rileva sia nell’industria manifatturiera, in prevalenza nelle imprese meccaniche (che ne rappresentano circa il 75% del monte ore), che nell’edilizia.
L’indagine Excelsior, che stima le entrate previste delle imprese con almeno un dipendente, a dicembre fotografa la frenata della domanda di lavoro da parte delle imprese ferrarese, come del resto accade a livello nazionale. Nell’ultimo mese dell’anno sono state programmate appena 980 entrate, con 300 contratti attesi in meno rispetto a dicembre 2018 (-23,4%, a livello nazionale lo scarto è stato di -5,7%). Con solo l’11% delle imprese che prevedono ingressi, il tasso di entrata si abbassa all’1,6%, il minimo della serie storica mensile dal 2017. Il 12% delle entrate previste sarà destinato a laureati e le tre figure professionali più richieste (Operai nelle attività metal-meccaniche ed elettromeccaniche, Operatori dell’assistenza sociale e/o domiciliari, Tecnici delle vendite, del marketing e della distribuzione commerciale) concentreranno il 33% delle entrate complessive previste. Dal lato previsivo, gli indicatori sul mercato del lavoro elaborati da Prometeia prospettano per il 2019 un quadro in miglioramento. Dovrebbero aumentare le forze di lavoro grazie alla crescita degli occupati; mentre in termini relativi si consolida un livello più elevato dei tassi di attività e di occupazione, con un tasso di disoccupazione in calo.

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