Perché l’elezione di Draghi al Quirinale va evitata a ogni costo
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Avevo provato, qualche giorno fa, a scrivere un appello ironico (almeno nelle intenzioni) ai Parlamentari della Repubblica e ai Delegati regionali perché il 24 gennaio facilitassero l’ascesa di Mario Draghi al Quirinale.
Le ragioni dell’appello non erano di natura politica, né legate all’esigenza di evitare l’indecenza di una presidenza berlusconiana, bensì umanitarie: salvare le nipoti dal minacciato ritorno a casa di cotanto nonno.
Era, ovviamente, solo un modo di sdrammatizzare un epilogo che continuava ad apparirmi ineluttabile, anche se forse già in modo meno netto che a fine novembre, quando ne avevo scritto su questo giornale [Vedi qui] . Ben presto, però, ho lasciato stare. L’evoluzione recente della situazione mi ha infatti spento la voglia di sdrammatizzare. Mi ha anzi convinto del fatto che sui Grandi Elettori pesa stavolta una responsabilità immensa: quella di evitare l’ascesa al Quirinale di Draghi, colui che potrebbe a breve essere identificato come il principale responsabile di una débâcle governativa forse senza precedenti nella storia della Repubblica Italiana.
Che, infatti, l’azione di governo cominci a mostrare aspetti critici molto preoccupanti appare sempre più evidente. Ne è segno inequivocabile il fatto che anche nella vasta area del giornalismo da cortile nazionale il tema cominci a essere evocato più o meno implicitamente, e che persino su Repubblica trapeli qua e là.
Cosa sta, dunque, accadendo? E cosa potrebbe accadere a breve?
Nella sua azione di contrasto alla pandemia, il Governo Draghi ha puntato praticamente tutto su un’unica carta: il dispositivo vaccinazioni/green pass.
In questo modo, nulla o quasi nulla è stato fatto sui molti altri piani via via ipotizzati dagli esperti e mai praticati, se non addirittura ostacolati. Si tratta di diverse linee di azione, potenzialmente sinergiche (anche alle vaccinazioni) nella risposta alla pandemia, tanto spesso citate.
Mi limito qui solo a qualche esempio: investimenti logistici, ad esempio nei trasporti e nelle scuole; in queste ultime, diminuzione dell’affollamento delle classi; uso esteso delle mascherine ffp2; sviluppo di una rete territoriale istituzionale per le terapie intensive; potenziamento, soprattutto in certe aree del Paese, delle strutture per le terapie ospedaliere, ecc.
Proprio in questi giorni però, l’EMA (European Medicines Agency) – non esattamente un covo di negazionisti e di no-vax – avanza dei seri dubbi sul fatto che sia sostenibile una strategia vaccinale basata sulla somministrazione ripetuta a distanza di pochi mesi di dosi booster [Qui].
L’EMA ha fornito così un altissimo sostegno istituzionale a una perplessità diffusa e articolata.
Tra gli elementi critici che possono valere, anche in sinergia tra di loro, a sollevare più di un ragionevole dubbio sulla sostenibilità a medio termine della strategia governativa di contrasto alla pandemia ricordiamo:
- La difficoltà logistica a somministrare una dose vaccinale a tutta la popolazione italiana ogni quattro mesi;
- L’impossibilità logistica di somministrare una dose vaccinale a una percentuale significativa della popolazione mondiale ogni quattro mesi, il che – data la dimensione globale del problema – significa restarvi immersi;
- La possibilità che sempre più concretamente sta emergendo che, dopo la terza dose, i booster perdano progressivamente efficacia [Qui] ;
- La probabilità molto concreta che le ripetute sollecitazioni del sistema immunitario lo indeboliscano, con l’effetto paradossale – soprattutto in combinazione con il punto precedente – di rendere la popolazione più esposta al contagio e alle forme gravi di malattia.
Non si può, naturalmente, sapere a priori quanti e quali di questi elementi annunciati dal presente metteranno radici nel futuro. Ma possiamo immaginare uno scenario come quello che segue, sapendo che è meno improbabile di quello nel quale la strategia unica vaccinazione/green pass avrà posto sotto controllo il problema.
Ottobre 2022. Draghi è al Quirinale.
– La popolazione italiana è vaccinata in una percentuale superiore al 90%.
– Le terze dosi sono scadute o in scadenza.
– EMA sconsiglia, o non autorizza se non in casi specifici, la somministrazione di richiami ulteriori.
– Il Paese non ha predisposto (se non per iniziative private e particolari) altre difese: nei trasporti, nelle scuole, una rete di assistenza domiciliare eccetera.
Siamo (saremmo) quindi, sostanzialmente, a prima del Governo Draghi, per molti aspetti, a prima della pandemia.
Ed ecco arriva una nuova variante. In questo caso, delle due l’una:
- o Draghi ha buoni agganci anche nelle Altissime Sfere – quelle del Divino – e allora tutto ciò potrebbe portarci – per ragioni del tutto diverse dai meriti del Presidente – alla sospirata trasformazione del virus in endemico, più o meno come quello dell’influenza;
- Oppure nelle suddette Sfere, quelli come il Presidente non sono ancora sdoganati, e allora il Paese sarà in balia del destino, mentre il principale responsabile di questa tragica débâcle lo guarderà, ancora per sei anni e mezzo, dall’alto del Quirinale.
Naturalmente non è detto che vada così, e tutti speriamo in altri e più rosei scenari, ma la possibilità esiste ed ha una sua fondatezza. Ed è questa possibilità, che mi spinge a rivolgere un secondo appello ai Grandi Elettori, questa volta tutt’altro che ironico:
Onorevoli Parlamentari e Delegati Regionali, nel mettere il vostro voto nell’urna, prendete in seria considerazione tale possibilità e decidete con tutta la prudenza connaturata alla vostra altissima responsabilità. Voi rappresentate il popolo italiano, e il popolo confida in ognuno di voi.
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Giuseppe Nuccitelli
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