LA PROPOSTA
Perché Ferrara non ha il turismo che merita: riscopriamo la città d’acqua
Tempo di lettura: 5 minuti
di Claudio Fochi
2. SEGUE – Ferrara è l’unica città italiana che ha le potenzialità di sviluppare un turismo fluviale importante.
E’ l’unica città italiana che può sfruttare il Delta di uno dei più grandi fiumi europei perchè in questo Delta è immersa.
Solo Mantova attualmente può vantare potenzialità di città sull’acqua e le sta ampiamente sfruttando.
Avete mai riflettuto sulla posizione strategica di Ferrara dal punto di vista del turismo fluviale?
Ferrara è circondata su tre lati da corsi d’acqua più o meno navigabili. E’ una piattaforma circondata dall’acqua.
Sul lato nord, oltre il Parco Bassani, il ramo principale del Po (Po Grande o Po di Venezia). Sul lato sud, il Po di Volano con punto di partenza turistico infrastrutturale dalla Darsena di san Paolo. Sul lato ovest il canale Boicelli che collega la darsena di san Paolo alla Biconca di Pontelagoscuro e quindi al Po Grande. Sul lato sud-est, corsi d’acqua navigabili – Po di Volano, Po di Primaro – consentono la navigazione fluviale interna e permettono, rese opportunamente agibili, di raggiungere il mare Adriatico, verso le Valli di Ostellato e Comacchio.
Già da tempo l’Europa ha inserito il sistema idroviario padano-veneto nelle vie di trasporto europee da incentivare. Sono già stati stanziati 4 miliardi di fondi europei a tal proposito.
In Italia, la prima legge a tal proposito, la nr. 380 del 1990, aveva dichiarato l’idrovia padano veneta di “interesse nazionale”.
Ben lungi dal supportare “tout court” opere troppo invasive del territorio, credo sia vitale comprendere che Ferrara deve inserirsi in un circuito virtuoso di accesso ai fondi europei che saranno allocati dal 2014 al 2020 per incentivare un nuovo turismo fluviale lento (ma non troppo) ed eco-sostenibile. Impossibile, infatti, implementare le potenzialità sopra illustrate con le sole tasse dei cittadini ferraresi o con finanziamenti pubblici in un momento di patto di stabilità a livello locale e nazionale.
Rifuggendo dalla realizzazione di grandi opere invasive del territorio, è in questa prospettiva che deve inserirsi la città di Ferrara: mirare a diventare, come ha suggerito l’architetto Fortini con un felice eufemismo, città “Idropolitana”, soprattutto nell’ottica di un potenziamento del turismo fluviale.
Quindi, senza acconsentire a grandi lavori e grandi opere, la città estense deve puntare su un maggiore sfruttamento delle sue vie navigabili e tentare così di allinearsi ad altre realtà europee capaci di valorizzare, già da parecchi decenni, il turismo fluviale (Francia, Regno Unito, Paesi Bassi, Danimarca, Belgio, Ungheria). Deve assolutamente investire e potenziare tale componente del suo turismo, attualmente annichilita e imprenditorialmente mortificata, tenendo fede a quel legame fra la città e il suo Delta che viene riconosciuto dall’Unesco come una delle motivazioni principali del suo inserimento fra gli ormai 50 siti censiti e protetti in Italia.
Potenzialità del turismo fluviale a Ferrara
La Darsena turistica di san Paolo, ahimè, è emblematica di un quasi completo fallimento del turismo fluviale in partenza e arrivo nella città. Basta passare sul Ponte della Pace che attraversa il Po di Volano e buttare l’occhio verso est per rendersi conto della pochezza o assoluta assenza di imbarcazioni ormeggiate nella darsena, anche in periodo primaverile-estivo. Con ironica malinconia, anche il Sabastian Pub, allestito all’interno di un battello permanentemente ormeggiato, rischia di essere solo un ricordo.
Unico servizio turistico è la Nena, l’imbarcazione che offre la possibilità di navigazione sul Po fino a Ro- Polesella (Via canale Biocelli) e verso Le Valli Comacchiesi. Troppo poco.
Bisogna sviluppare, agendo sulle infrastrutture, un turismo fluviale lento, a basso impatto ambientale, capace di interfacciarsi con componenti eno-gastronomiche, cicloturistiche, ricreative che creino nuove filiere occupazionali e producano nuovi percorsi turistici, realisticamente percorribili, attraenti e integrati da aree di sosta opportunamente attrezzate.
“Ferrara e il suo Delta”, recita l’Unesco. Bene. Facciamo in modo di far decollare un turismo fluviale di collegamento fra la darsena di san Paolo e le Valli di Ostellato, con proseguimento nelle Valli di Comacchio, rendendo le vie navigabili non solo con piccole barche e canotti a motore, ma anche da imbarcazioni un po’ più grandi, che possano rendere appetibile (turisticamente parlando) l’acquisto di un tour fluviale sul Po di Volano, moltiplicando e rendendo fruibili gli attracchi. Non solo attraverso il Po di Volano, ma anche attraverso il Po di Venezia a cui immette la Biconca di Pontelagoscuro al termine del canale Boicelli. Lo sapevate che è possibile raggiungere Venezia con circa sette ore di navigazione? Creiamo zone di attracco che sappiano interfacciarsi con il cicloturismo della destra Po, prevedendo aree di soste tecniche con servizi adeguati, anche in termini di ristorazione e di attrezzistica per biciclette, come nelle piste ciclabili delle valli austriache.
E’ chiaro che ciò passa anche attraverso una riqualificazione e un potenziamento della darsena ferrarese, poiché la condizione sine qua non è la piena navigabilità e funzionalità prima di tutto del tratto urbano del Po di Volano.
Mancano le idee, manca l’imprenditorialità e la volontà di investimenti in questa città che langue e non sa far decollare un turismo fluviale potenzialmente e virtuosamente spendibile.
Facciamo in modo che, con opportuni attracchi e zone di sosta attrezzate, i percorsi fluviali si interfaccino con l’esempio storicamente più nobile di antropizzazione del nostro paesaggio: le Delizie Estensi.
Rendiamo possibile questo sogno: dopo un tratto di navigazione, noleggiare biciclette e raggiungere le delizie estensi di Belriguardo (Voghiera) e Verginese (Gambulaga), zone raggiungibili via acqua in epoca estense grazie al Sandalo e altri corsi d’acqua. O addirittura, dopo aver adeguatamente valorizzato la Delizia di Belriguardo con strutture museali forti, creiamo un breve asse navigabile che la colleghi, come un tempo, con il Verginese, in modo che le imbarcazioni vengano accolte, come un tempo i bucintori estensi, dalla sagoma quadri turrita e merlata dell’edificio principale e dal giardino strutturato rinascimentale, sorvegliato dalla sua bella torre colombaia cinquecentesca.
Facciamo in modo che interfacciando navigazione e cicloturismo sia possibile raggiungere la zona della Diamantina, anch’essa in attesa di adeguata valorizzazione museale, magari in chiave eno-gastronomica o di esempio di antica ‘castalderia’ ducale, secondo alcuni addirittura immortalata negli affreschi di Palazzo Schifanoia.
In epoca etrusca (dal VI al III sec a.C.) era già possibile raggiungere l’abitato di Forcello (odierna Mantova) dal mare Adriatico, passando da Spina e risalendo corsi d’acqua verso l’ovest della Val Padana. Era possibile anche raggiungere Venezia da Rimini in epoca romana, con navigazione interna endo-lagunare, che sfruttava la Fossa Augusta, a grandi linee coincidente per un tratto con il limite occidentale delle attuali Valli di Comacchio.
Ripristiniamo antiche vie di navigazione creando adeguate infrastrutture che potenzino l’offerta turistica nel nostro territorio, come avviene di prassi in Francia e Inghilterra.
Creiamo un network di vie d’acqua che abbiano come hub la città estense e come punto di partenza una riqualificata Darsena di San Paolo.
2. CONTINUA
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Redazione di Periscopio
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