da: Partito Repubblicano Italiano
Con il riordino degli assetti territoriali e istituzionali in itinere, che prendono il via dall’attuazione della
Legge 56/2014 (Delrio), e con l’approvazione della Legge regionale dell’Emilia Romagna (nr.13 del
2015), che ha istituito la città metropolitana di Bologna, si anticipa un nuovo modello di governo del
territorio. Queste recenti disposizioni hanno posto le basi per le “aree vaste interprovinciali” di cui molto
si è discusso anche in tempi non recenti, fondate sull’aggregazione tra province; aree vaste che
dovrebbero “fare sistema” per lo sviluppo e la gestione dei servizi condivisi, ovviamente nel rispetto e
nell’interesse del cittadino.
Come abbiamo avuto modo di ascoltare e condividere in una recente tavola rotonda
organizzata dall’Associazione Attiva Ferrara, in questo contesto si colloca anche il tema della sanità
locale. Operativamente ad oggi sono stimate tre macro aree, una delle quali comprende anche il
territorio della provincia di Ferrara:
AVEC – Area Vasta Emilia Centrale
Le ausl di Bologna, Imola, Ferrara – Azienda ospedaliero universitaria di Bologna Policlinico
S.Orsola / Malpighi – Istituto Ortopedico Rizzoli – Az. ospedaliero universitaria di Ferrara.
AVEN – Area Vasta Emilia Nord
Le ausl di Piacenza, Parma, Reggio Emilia, Modena – Azienda ospedaliero universitaria di Parma e
Modena – Azienda ospedaliera di Reggio Emilia.
AUSL della Romagna
Unificazione delle singole ausl di Ravenna, Forlì, Cesena, Rimini.
Come è noto, il tema della “sanità” è complesso, molto rilevante dal punto di vista finanziario, presenta
una serie di importanti interrogativi ancora in fase di elaborazione. Al momento è certamente un tema
non chiaro per quelli che possono essere gli sviluppi futuri, le criticità e le mutate modalità di accesso
per il cittadino. Nonostante il quadro non definitivo, con questo documento intendiamo esprimere
l’orientamento del PRI di Ferrara.
Se queste prospettate aggregazioni (AVEC – territoriale di Ferrara con Bologna) dovessero trovare
applicazione come sembra essere, è opportuno ricordare i rischi e le ripercussioni per il territorio
ferrarese e per il P.I.L. locale; l’azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara-Cona impiega circa 4.600
unità, rilevante è anche l’indotto attorno all’università (pensiamo solo agli studenti fuori sede) e alle
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prestazioni sanitarie in generale. L’incidenza in termini economici per un territorio delicato come quello
ferrarese, qualora la nostra università perdesse competitività e/o diventasse succursale di Bologna è
effettivamente significativa. L’incognita reale è che Ferrara possa diventare secondaria o essere
assorbita dalla presenza predominante di Bologna, con gravi ripercussioni sull’occupazione,
sull’economia e sull’assistenza ai cittadini. Senza trascurare la perdita di prestigio di un passato e di
un presente di eccellenze che ha reso nota Ferrara e la sua università in ambito internazionale.
Lo squilibrio economico e di popolazione tra Ferrara e Bologna è evidente e noto, ed il rischio di un
assorbimento è già iniziato con la centrale unica del 118. Quali sono i vantaggi per i cittadini ferraresi
da questa area vasta con Bologna? Non si comprendono.
Con queste premesse sul tema “sanità”, riteniamo sia indispensabile ragionare sul medio e lungo
periodo, e sviluppare una politica complessiva del nostro territorio nel contempo attenta al
potenziamento dell’esistente sia pur migliorativa dell’attuale situazione di servizi e infrastrutture.
Viceversa, una ipotizzata aggregazione con la Romagna comporterebbe un maggiore riequilibrio tra
territori più omogenei, strutturalmente simili, un rafforzamento complessivo dell’area Romagna nei
confronti di Bologna, una rinnovata attenzione sull’Università di Ferrara (Area sanitaria in particolare)
università di cui l’area romagnola non dispone ma anche su eccellenze romagnole come l’Istituto
Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola (FC). Ma i punti di contatto con la
Romagna, non riguardano solo la sanità, ma spaziano dal condiviso Parco del delta del fiume Po, alla
gestione turistica del litorale, solo per citare alcuni temi. La Romagna potrebbe rappresentare
l’alternativa migliore, rispetto l’annessione di Ferrara all’area bolognese, che comporterebbe
inevitabilmente la logica del “più forte che assorbe il più debole”. Infatti, le tre aree ad oggi ipotizzate
sulla sanità, sarebbero più equilibrate per i territori che le riguardano, se ciascuna fosse dotata di una
sua università, capace di agire in autonomia sulla propria area di competenza
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