«Se non verranno sbloccati al più presto aiuti urgenti al settore frutticolo, ed in assenza di una deroga sull’utilizzo dei prodotti fitosanitari necessari a contrastare parassiti e patogeni, dovremo presto dire addio alla pera Abate Fétel, ed alle altre colture tipiche del nostro territorio». Ha il sapore di un’ultima “chiamata”, l’appello lanciato dal consigliere regionale della Lega, Fabio Bergamini. In questi giorni impegnato, in Assemblea Legislativa, nella stesura di un documento che sollecita la Regione a fare di più per il settore Primario, sostenendo le imprese agricole del territorio. Come l’azienda che Riccardo Giovannini guida, a Vigarano Mainarda, assieme al padre, che ha visto l’ascesa ed il progressivo declino di colture che hanno fatto la tradizione. Come, appunto, la pera Abate. «Un frutto più sensibile di altri, che sta pagando il prezzo di cambiamenti climatici, con gelate e stagioni avverse, ma anche l’azione di parassiti e patogeni presenti da anni nelle campagne», dice lo stesso Giovannini. L’elenco dei nemici naturali della frutticoltura è purtroppo lungo: la “maculatura bruna”, l’alternaria e la cimice asiatica, per esempio, in grado di distruggere gran parte del raccolto. Gli strumenti a disposizione sono pochi, dopo che l’Europa ha messo al bando gran parte delle molecole di sintesi necessarie alla difesa dell’areale, senza contare il cosiddetto “cancro della Valsa”. «Un tempo – dice Giovannini – la coltura della pera assicurava un indotto importante, ed anche la creazione di posti di lavoro fissi e stagionali. Da almeno tre anni, il raccolto è scarso, ed i tempi per accedere ai ristori (purtroppo parziali) sono lunghi». Le Legge 102, che disciplina la questione, ha tempi di gestazione di almeno due anni prima di vedere arrivare i risarcimenti. Eppure, gli agricoltori continuano ad investire: Riccardo Giovannini mostra il “cubo”, una copertura fatta di una speciale rete e travi, che circonda circa 4 ettari di pero, su di un totale di 11 coltivati a frutteto. Un investimento, quello del “cubo”, da oltre 100mila euro, in parte ammortizzato dai fondi del Psr. «Eppure, senza ristori immediati per le gelate del 2021 e deroghe sull’uso dei prodotti fitosanitari che l’Europa ci vieta di usare – conclude Fabio Bergamini – il rischio vero è che molti agricoltori decidano di abbandonare, estirpando i frutteti. Questo a beneficio di altri Paesi, che hanno regole molto più blande da rispettare. La fine della frutticoltura nostrana sarebbe un danno enorme per tutto il territorio».
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