Skip to main content

Per il secondo Giovedì di Anatomie della Mente Stefano Caracciolo parla di “Giacomo Puccini e le donne”

Articolo pubblicato il 18 Febbraio 2015, Scritto da UNIVERSITA’ DI FERRARA

Tempo di lettura: 2 minuti


da: ufficio comunicazioni ed eventi Unife

“Giacomo Puccini e le donne”. E’ questo il titolo del secondo appuntamento di Anatomie della Mente, il fortunato ciclodi Conferenze di Varia Psicologia, organizzate da Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica dell’Università di Ferrara, che giovedì 19 febbraio alle ore 16.30, nella storica sede della Biblioteca Ariostea (via Scienze, 17), fra Teatro Anatomico e Sala Agnelli, parlerà delle donne nella vita e nelle opere del grande musicista, tracciando uno studio psicobiografico.

Come ci anticipa lo stesso CaraccioloManon, Mimì, Tosca, Butterfly, Liù: le donne delle opere di Puccini compongono un delicato ottocentesco ritratto della personalità femminile, oggi certamente desueto, ma non per questo meno affascinante, con l’eccezione di Turandot che ultima, arriva in pieno Novecento, con  sensibilità tutta differente, all’antitesi rispetto all’antico clichè. Ma quanto della delicata sensibilità musicale pucciniana concorre alla composizione di questo variegato campionario di tratti femminili? E quanto della personalità del Maestro lucchese entra nella coraggiosa e disperata lotta di Tosca, quanto nella ingenua speranza delusa di Butterfly, quanto nella algida e feroce determinazione di Turandot? Echi delle figure femminili familiari, della coraggiosa ed esasperata moglie Elvira, della giovane Doria entrata nella sua vita come infermiera dopo il grave incidente d’auto del 1903 e poi morta suicida per la vergogna delle accuse ma ancora vergine, e della ultima amata, la baronessa bavarese Josephine detta ‘Busci’, che lo accompagnò, non troppo  segretamente, nell’ultimo decennio della sua vita? O piuttosto, elementi di una psicopatologia tipica del suo temperamento melancolico, costellata di fasi iperattive e creative e di momenti critici in cui la vena creativa si affievoliva, e in cui la caccia, le corse in auto, il cibo ed il fumo non bastavano a colmare i vuoti d’umore così dolorosi e frequenti, come nella lettera in rime falsamente giocose alla sorella del gennaio 1895:

Sono vile, senza vena

Faccio proprio una gran pena

Deh perdona sorellona

Alla Musa traditora

Del fratello panciutello

Che si spreme l’intelletto

Per dirigerti un sonetto.

Ho i pensieri un po’ opalini

Son tuo Giacomo Puccini

 

Soltanto nel 2007 un fortuito ritrovamento ha consentito di chiarire le drammatiche circostanze che portarono al suicidio di Doria Manfredi: il segreto era custodito in una valigia conservata per anni in un umido scantinato….”

sostieni periscopio

Sostieni periscopio!

Tutti i tag di questo articolo:

UNIVERSITA’ DI FERRARA



Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)

PAESE REALE
di Piermaria Romani