Se 85 persone posseggono quanto la metà degli abitanti del pianeta
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On line e nelle principali librerie italiane e internazionali è disponibile ‘Pensieri Sparsi’ (Asino Rosso-Street Lib eBook), il nuovo eBook di Claudio Pisapia, tra gli animatori di Gecofe-Gruppo Cittadini Economia Ferrara, da qualche anno promotore in città di analisi e incontri che affrontano i nodi economici secondo un approccio che va controcorrente, oltre la retorica sempre meno credibile, come dimostrano l’andamento dell’economia europea e il mito vacillante della moneta unica continentale. Insomma, nell’appiattimento conformistico anche locale, dove le litanie dello sviluppo preteso e annunciato non sono mai confortate dai dati reali, un testo eretico destinato a viaggiare ben oltre le attardate mura locali a firma di un Pisapia (Claudio) che con il più celebre Giuliano, ex sindaco di Milano e ora alfiere di un velleitario gruppo di nostalgici pseudoalternativi, ha poco da spartire. In “Pensieri Sparsi”, al contrario, siamo già nella post-economia, fuori da diktat del sistema.
Pisapia, è corretto definire il tuo libro elettronico ‘controeconomico’ e contro il pensiero unico monetario?
La moneta viene dopo la comunità e non prima. E’ la comunità che decide di creare un sistema monetario, di usare una moneta. L’operosità di una persona non si attiva perché qualcuno la monetizza prima, questo è qualcosa che succede dopo. Per capire il concetto bisogna uscire per un attimo dalla nostra quotidianità (sperando che ne siamo ancora capaci!) e immaginarci una comunità ai suoi albori. Cosa dovrebbero fare le persone che le danno inizio? Che so, magari costruirsi un tetto, trovare da mangiare, scavare un pozzo per l’acqua, costruire una piazza dove incontrarsi la sera per chiacchierare e altro. Immaginatevi allora che invece tutti rimangono fermi a guardarsi tra di loro, tante cose da fare ma non vengono fatte per mancanza di moneta. Ha senso questa immagine?
Quella comunità non conosce nemmeno l’idea della moneta quindi non rimarrà ferma ma inizierà a darsi da fare e magari ognuno aiuterà l’altro per rendere possibile la costruzione di un villaggio e poi organizzerà tutto il resto. Solo dopo magari decideranno che per fare i loro scambi, per tenere conto dei servizi, potrebbe servire una moneta.
Ma questo è una delle possibilità, sia chiaro, non l’unica. Ma se decidessero di farlo, di creare un sistema monetario, allora dovrebbero metterla in circolazione. Perché venga usata sarà necessario prima metterla in circolazione, immetterla nel sistema, e questo qualcuno dovrà farlo e puoi chiamarlo Stato, banca centrale, il succo non cambia.
Prima la comunità e i suoi valori e poi la moneta. Mettiamo le cose al posto giusto
Nel libro si colgono segnali di un tramonto dell’economia, così come l’abbiamo conosciuta nell’impero bancario…
Quella che può finire è l’economia monetaria e il suo superamento si chiama ‘dono’. Il sistema attuale è andato troppo oltre. Se si arriva ad avere 85 persone che posseggono quanto 3,5 miliardi di persone, mentre milioni di persone muoiono di fame o sono costrette ad attraversare deserti e mari nella speranza di una vita migliore vuol dire che il sistema non funziona. E se nella culla della civiltà costruiamo un’unione di Paesi basata sul denaro, sugli interessi finanziari e ci mettiamo a capo una Banca Centrale coadiuvata da un Paese parecchio egoista è sia palese che il sistema non funziona ma anche che siamo andati oltre.
Per tenere bassa l’inflazione teniamo alta la disoccupazione e facciamo pagare gli squilibri del sistema ai lavoratori e a chi nella società è più debole. Le leggi agiscono a favore degli interessi dei ricchi e potenti. Abbiamo la tecnologia per andare su Marte ma non per dare medicine e vaccini a chi ne ha bisogno o per fare arrivare acqua e cibo agli esseri umani del pianeta terra. Abbiamo la tecnologia verde ma tagliamo ulivi per far passare il gas e inquiniamo i mari come se non fossero nostri.
Insomma questa economia deve finire, ridare spazio alle comunità che devono avere dei valori chiari alla base. Il futuro non sono i confini, che vengono abbattuti, ma quelli che bisogna costruire, soprattutto tra il buon senso e l’ipocrisia di chi li vuole abbattere per gli interessi dei grandi capitali che si vuole liberi di portare distruzione dove più gli fa comodo.
L’economia non può essere superiore agli interessi dei cittadini, delle comunità e degli Stati cioè alla politica, che deve tornare ad avere una dimensione umana.
Mi piacerebbe incontrare le persone per parlare di queste cose, oltre che scriverle, e un’occasione può essere tutti i lunedì dalle 18.00 alle 20.00 oppure ogni secondo sabato del mese dalle 15.00. Per informarsi su questi incontri si può visitare il mio sito personale www.claudiopisapia.info, oppure il sito che curo per il Gruppo Economia di Ferrara
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Roby Guerra
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