PAROLE A CAPO
Silvia Tebaldi: “Verso Natale” e altre poesie
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“I nomi sono parole inspiegabili, resistenti ai significati”
(Cesare Viviani)
Verso Natale
L’avessimo stivata allora l’allegria
come susine dentro la berretta, come
fiori di zucca raccolti nel grembiale
come pastori pecore e stelle di cartone
nella scatola con scritto su Natale
come cose che si possono stivare
allora, quando ce n’era così tanta
senza un perché, fare giochi, cantare
ridere come matti, avessimo potuto
conservarla per questa invernata
per il tempo che inzeppa
i fossi che brina il cielo
tra la Ghiara e i Rampari
ora forse apriremmo il baule
e scopriremmo che era cenere, che era
foglie cadute già da allora
l’allegria
così torniamo fuori nella nebbia
tra le luci di Avvento e le finestre
che bucano la notte
se allora ci toccavamo il viso
– eccoti, sei tu! – con gli occhi chiusi
sappiamo farlo anche ora
naso e bocca coperti
e farlo anche solo col pensiero*
sappiamo ancora ridere
anche senza un perché
poi arriva il solstizio
risalirà la linfa lungo i calami
nasce la Tigre il giorno cresce
quasi un petto di gallo per Natale
un’ora per l’Epifania
poi sarà marzo e luna nuova
al torrione del Barco
agli orti della Consolazione
Valeria, come andarono le cose
la sagoma di un camino in rilievo
sul muro lungo via Volte
angolo con via Scienze
emerge come un trilobite
un fossile di mattoni
ci passammo Valeria e io
nel novembre del 2005
quel sole della bassa che ti scioglie
il cuore
la luce satura del tardo autunno
scattammo una foto
da qualche parte ho ancora il negativo
una stampa gliela mandai per posta
c’era
un lutto che ci univa
una reflex
un’amica
due vie che fanno angolo
due amiche
ci penso ora a quelle vie molto spesso
e da lontano
nascite attese vite geloni tregue
quella casa quei ciottoli il camino
nozze silenzi addii
chissà quanti, e la nebbia – però
fu quando ci tornai da sola
nel novembre del 2017
un’ora d’aria in mezzo allo sprofondo
solo voglia di piangere o dormire
e invece mi si aprì innanzi la bellezza
(pura contraddizione) e fu allora
fu quel camino a ricordarmi il detto
fa’ finta di essere felice
prima o poi
lo sarai
Visita guidata a Ferrara
Dietro questa finestra coi gerani
che affaccia dentro il buio della volta
vecchia di più di mille anni
Teresa ascoltò tutta la faccenda
senza fiatare
poi preparò il soffritto e la vendetta
il primo fu pronto in mezz’ora
per la seconda occorsero trent’anni
entrambi riuscirono perfetti
e là, dove si fermano i turisti
a farsi i selfie e taggarsi a vicenda
ci passò Gaiba, di ritorno a notte
dal cantiere: tutto andava in malora
ma lui si mise in mezzo (e si rialzarono
tre anni) perché ogni sera
Gaiba guardava in su
lassù dove si accende
tra i cornicioni il cielo di ponente
qui vedete i Diamanti, o la bellezza
perfetta che si schiude a occidente
e a nord, dove avanza poi si perde
via degli Angeli tra le pioppe e il nulla
fiumi di inchiostro attorno a questi muri
eppure sono così bianchi, eppure sanno
ogni cambio di luce
qui un uomo si fermò a scrivere e minacciò il duca
di fermare il cantiere all’improvviso
se gli operai fossero rimasti
ancora un giorno senza paga:
si chiamava Biagio Rossetti e vedeva il tempo
i progetti il pensiero e la città
fermi e chiari, come tracciati sulla carta
e qui, dove ci siamo fermati ora,
sembra non ci sia niente, solo portici
e negozi: ma qui camminavamo
adagio mia mamma e io, di venerdì tarda mattina
la chiesa era aperta e vuota
io non credevo lei sì siamo entrate
si chiama la chiesa del Suffragio
qualcuno dentro il buio suonava l’organo
un’ora siamo state lì sedute
senza dolore senza dire nulla
dentro l’ora del mondo
poi era quasi ora di far da pranzo
e siamo come l’erba sul limitare
sull’argine del tempo
qui invece, in questo angolo remoto
qualche secolo fa
mi ha tenuto le guance tra le mani
in una sera memorabile: infatti,
come vedete, c’è un’epigrafe
solo che non si legge, tanto consumato
è il marmo
a forza di toccarlo
Silvia Tebaldi, da Ferrara. A Bologna dal 1985. Ha scritto un romanzo (Vuoto centrale, pubblicato nella collana Walkie Talkie diretta da Luigi Bernardi, Perdisa Pop, 2009) e alcuni racconti, pubblicati in antologie (la più recente è Deaths in Venice, a cura di Laura Liberale, edita da Carteggi Letterari nel 2017) e online (su «Poetarum Silva», su «Argo» e su «Malgrado le mosche»). Ha lavorato in diversi uffici, biblioteche e ospedali. Fotografa, apprendista nella scrittura in versi, calligrafa e acquarellista a tempo perso.
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