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La poesia è come l’acqua nelle profondità della terra. Il poeta è simile a un rabdomante, trova l’acqua anche nei luoghi più aridi e la fa zampillare.
(Alberto Moravia)

Uscire dal concetto di rifugio,
di ricavo,
di qualcosa che ti protegga,
di una salvezza con la “S” maiuscola,
insomma, di una casa con la “C” minuscola…

Uscire senza sdoganare,
convivere con l’abitudine di arrivare a cena in pigiama
spersonalizzarsi per non infrangere il mutismo,

[passare dalla ragione al torto è semplice,
basta parlare]
incontrarsi al lavabo e discutere sulla pentola da buttare via…
è che ci sia, questo rischio!
Il tuo aiutarmi è un inciampare permanente,
da fumetto, disegnato con il detersivo per i piatti…

Risuona la Buonanotte in anticipo di ore
come l’urlo del cammello nel deserto,
o di un naufrago in mare aperto,
o di un chissà cosa in chissà dove
Così, per tornare al discorso con la “D” maiuscola,
confondiamo le camere da letto con le celle,
i corridoi con le autostrade,  le scale con le vie di fuga,
confondiamo  i toni accesi del perdono con la resa…

[di queste sviste ne abbiamo fatto un’arte].

*

Poetare quando nessuno te lo chiede,
scrivere a crudo, leggere a cotto –
la cucina delle circostanze te lo impone
ma a voce bassa,

[si sente appena] perciò
devo spulire l’orecchio, smortare l’occhio,
snervare le dita e smollare la lingua
per dire qualcosa che non sia una congiura,
insomma,
che mi faccia fare una bella figura, e così
provo scontare la notte e sfinire il giorno,
perché di giorno
non ti viene nient’altro che poetare,
poetare, poetare,
e urlare

[in sordina]
e urlare.

*

Come si chiama quella cosa
quando tu vivi da qualche parte del mondo
che, probabilmente, non ti appartiene,
quando il mare si trova
a soli venti chilometri di distanza,
il vento viene prevalentemente da nordest,
la pioggia da sudovest
e il sole ha il destino fragile
mentre dalla tua finestra vedi passare
soltanto
anni e anni d’incomprensioni.

Come si chiama quel pensiero perdurante,
quella teoria di una nostalgia più o meno sana
di un paese dove crescono molti cavoli,
dove le bufere di neve ti tolgono la vista,
e in chiesa si va solo per distribuire le scuse,
perché la vita da quelli parti si gusta con gli occhi
e la poesia si mangia al dente
dentro un monolocale, quattro per quattro,
dove si sta comodi solo se si sta abbracciati.

La perplessità sta nel non riconoscere più le cose,
dall’essere plagiati da un dettaglio
che non è affatto un dettaglio
mentre qualcosa di maligno
si spiffera dalle finestre chiuse
e mette a dura prova il tuo midollo osseo
ormai modificato.

*

Torno/fuggo/resto/sbotto,
la passione urla dentro e sussurra fuori,
prende la forma del sale sciolto,
di un semifreddo, di uno yogurt scaduto.

Evito/cedo/storno/muoio o
fingo di morire, la differenza è minima,
restano i verbi obsoleti, i capelli orrendi
e la domenica a letto con i pensieri corti.

Perciò, inizio da capo: torno/resto/
amo/evito/fuggo/storno/ di nuovo amo
/muoio/scrivo/scrivo/scrivo/scrivo/scrivo/scrivo/scrivo/scrivo/scrivo/scrivo…

lo faccio di getto, facendo tanti errori,
come si fa quando si ama.

Natalia Bondarenko, fotografa e scrittrice. Nata nel 1961 a Kiev (ex Unione Sovietica) in una famiglia d’artisti. Nel 1990 si trasferisce in Italia. Attualmente vive e lavora a Udine.
Scrive da sempre nella sua lingua madre, in particolare ha scritto sceneggiature per spettacoli universitari, poesie, racconti e romanzi. Ha tradotto in italiano opere poetiche e narrative di autori russi e ucraini. Direttamente in lingua italiana scrive solo dal 2008. È vincitrice del Premio letterario  “Scrivere altrove”, 2013.
Ha pubblicato “Profanerie private”, (Guarnerio Editore, Udine, 2010), “Terra altrui” (Samuele Editore, Pordenone, 2012), poemetto “Confidenze confidenziali” (Rayuela Edizioni, Milano, 2013), antologia “Vietato aggrapparsi ai sogni!” (Guarnerio Editore, 2014) e “L’Esilio” “Die Verbannung”  (plaquette italiano-tedesco pubblicato da Poesia&friends, 2017).
Dal 2015 fa parte della redazione della rivista VERSANTE RIPIDO dove cura la rubrica “L’ironia è una cosa seria”.
È curatrice di Poesia&friends, un evento friulano (più o meno mensile) di letteratura, arte, fotografia e musica.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

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Benini & Guerrini



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