PAROLE A CAPO
Matteo Pazzi: “Allontanamento” e altre poesie
Tempo di lettura: 2 minuti
Rubrica a cura di Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini
Definire la poesia è un esercizio impossibile. Eppure ogni poeta non ha potuto evitare la domanda. Ecco ad esempio la risposta di Eugenio Montale: “Per mio conto non saprei definire quest’araba fenice, questo mostro, quest’oggetto determinatissimo, concreto, eppure impalpabile perché fatto di parole, questa strana convivenza della musica e della metafisica, del ragionamento e dello sragionamento, del sogno e della veglia”. Questa settimana ospite di Parole a capo è Matteo Pazzi.
[Curatori]
Allontanamento I
Svegliarsi presto
al mattino
per vedere
la fine della sera –
un cavallo di pietra
vola
sui polpacci bianchi
della luna
e
le stelle
allattano un nido di vespe.
Soffoco
mentre sorge
il sole; poi
me ne ritorno
a dormire
Allontanamento II
In un bar
seduto laggiù
nella penombra.
circondato da tante
bottiglie…
Non bevo niente.
Giorno o notte
là fuori
non lo ricordo.
Tutti uguali i giorni
come fiori plastica
finiti troppo vicino
a un fiammifero acceso.
Nessuno.
Il profitto:
uscire
da un baratro
per cadere
dentro all’ ombelico
di una mongolfiera.
Allontanamento III
Domani bellissimo,
dall’altra parte della riva
mi chiami,
chissà che non sia proprio là
l’ attimo che cerco,
di qua pensieroso
assisto alla tua nascita continua,
bellissima nuvola
più grande del cielo
dentro al quale
cammina e sorride.
Non mi rimane
che salutarti e far finta
di non capire.
Solo io qui
e tu là
grande arrivo.
Matteo Pazzi, 42 anni, residente a Voghiera (Fe). Ha pubblicato quattro volumi poetici, una breve raccolta di micro-racconti intitolata Il magazziniere fenomenologico. Molti suoi lavori sono apparsi in riviste (Poesia, Soglie, Ellin Silae, Il vascello di carta, Il Segnale, Un Po di versi, ecc…). Nel 2015 è uscito per la casa editrice Antipodes di Palermo il romanzo ironico Angeli in culo alla balena bianca.

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Benini & Guerrini
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani