Rubrica a cura di Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini
“La poesia è sempre diretta, nel suo insieme, ad un destinatario più o meno lontano e ignoto della cui esistenza il poeta non può dubitare senza dubitare di se stesso.”
(Osip Emil’evic Mandel’stàm)
I
Alla fine ti inseguo Narciso
attraverso città di nuvole in una domenica di gennaio.
Sei leggero senza il peso dei pensieri
e guardi libero verso la linea della fortuna.
Hai lasciato vivere a te vicino la notte
con un brivido al collo fino alla schiena
prima di salire una dura ferrata
in cui tutto il cuore è avvolto di rabbia.
Hai passato ore a dimenticare l’amore
per incontrare un fantasma sconosciuto,
amica di un unico viaggio
in un pianto di parole
Dissipato il futuro
manca la dignità di piangere e ascoltare.
Tutto è gesto di morte
per lasciare la vita.
II
Oggetto
Oltre la notte non hai forbici per tagliare
l’inverno negli occhi pallidi. Triste,
vivi vicino a un’ombra allontanando
il confine delle feste familiari
Rivivi i colpi di una infinita pazienza
sparsi nelle mie parole
come anni sempre possibili
raccolti in una idea semplice.
C’era tempo per una stagione felice,
adolescente in una metafora viva
con una superba grammatica di pensieri,
metodica fino a sciogliere ogni inganno
La solitudine esclama al posto del nome,
l’essere stati allontanati da un padre
e cercare un ricordo felice
ma servono garze e bende per un vuoto incolmabile.
III
Non è ancora possibile
amare
dentro un respiro tra due punti fissi:
fine e inizio del mondo.
L’onorevole resa varrebbe il ritorno
all’innocenza delle certe abitudini,
al loro appoggiarsi alla superficie delle parole
diventando sottilissima favola quotidiana.
La ruga ha cancellato in me le tracce del figlio.
Dove cercare una seconda nascita? Forse
interrompendo la causa della tachicardia
in una infinitesima preghiera nel corpo.
Ogni vantaggio è sospeso,
riceverò nel tempo solo dolore
lasciando di là dai vetri gli anniversari
dispersi da un vento autunnale.
(Oltre la notte – trilogia di poesie (2014), rappresenta una sottile linea poetica dell’essere per vivere).
Lamberto Donegà
Nel 1970 Lamberto Donegà pubblica “Domanda”, la sua prima opera. Nel 1976 ne “Il Sollievo del Sole” appare la città di Ferrara in forma bassaniana con i luoghi di un amore visivo struggente. Nel 1980 partecipa a “Poeticamente”, curando diversi numeri monografici di poeti italiani. Nel 1990 cura la messa in scena teatrale dei “Canti Orfici” di Dino Campana a Castelmassa (Rovigo). Dal 2007, l’autore pubblica numerosi libri di poesie tra cui segnaliamo “L’orlo invisibile dei versi” (anche in edizione francese), Ed. Lampi di Stampa, Milano, 2009, con la postfazione di Emanuela Calura. Dal 1980 a tutt’oggi, Lamberto Donegà segue con continuità le attività del campo psicoanalitico lacaniano di Milano e di Roma.
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