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“Forse solo la poesia riesce a commuovere i cuori. E i poeti forse sono i veri profeti di pace”
(Salvatore Quasimodo)

Perderti ma non perderti

Un sacchetto volato via
non è fuori posto su un albero.
A volte pensare è scivolare
nel tuo armadio disabitato,
la meraviglia pienezza di senso:
di non sola terra scrive la Terra
il rumore dell’anta
sul cemento batte le dita
e non puoi farne a meno.
Perderti ma non perderti
è forma di ogni tetto
qualcosa che assomiglia a una preghiera
grigia di parole invecchiate
l’erba del nulla
miracoloso che ci unisce. L’acqua
scricchiola sotto.
Oggi ti sento e non so dirti
più che indicibile,
dietro il nylon inarcato a ponte
volerti bene è figlio del figlio,
filo,
taglio tanto da essere vivo.

Una foglia appesa al mare

Camminavo lungo la riva ed eccola
una foglia rossissima, una fiamma
sopra l’acqua salmastra.
Guardala bene superare l’albero
orgogliosa disegnare i suoi rami
nella fragilità di onde oscillanti
scandire il ritmo rotto di un dettato
sopravvissuto, sovversivo
nel gorgheggio di insolite fronde.
Ti dirò, la pioggia non sempre vola,
è fotografia che cade dentro.
Settembre in quella foglia…
non riteneva di esserci
non si riconosceva in quella voglia
di rimanere appesa:
lotta contro i frangenti
un sorriso in apnea,
il semaforo di ogni strada
che sa di attraversare.

Ali nell’ambra

Cadono libri aperti
in un dolore d’ali nell’ambra,
qui tutta la ruvida leggerezza.
Sull’ultimo lembo lasciato
dall’alta marea
risposte e domande
del telefono spento con le lampade
cupe di sopravvivenza.
Il senso del tempo del mondo
è già difficile così, mezza
o meno
verità di tutto, ma a volte
scappiamo con qualcosa.
Guardiamo fin dove non camminiamo,
ascoltiamo il sentiero dei lupi,
i profumi più lunghi:
è già un’orchestra tra l’alba e l’acqua
il cielo senza scarpe
che si scambia di città in città
preghiere da rimarginare,
una luna troppo grande
color miele.

Bucaneve

Sotto plastica alata
che ormeggia l’assenza dei suoi colori
sulle statue, sui sassi

il viola frammentario

accompagna i respiri
in corsa, più avanti, lungo scivoli
di sarà, forse, possibile o no.

Chiudi bene la giacca
proteggiti da questo freddo ingrato
verso i fiori. La finestra si affaccia:

scorza acerba l’alba sul parco,
camminare sul soffio
è la proiezione dei nostri cieli.

Un bisbiglio di cocci,
sento ridere ancora.

Queste poesie sono tratte dall’opera prima di Elisa Nanini “Cosa resta dei vetri”, Corsiero editore, 2020.

 

Elisa Nanini (1994) è nata e vive a Modena. Laureata in Lettere moderne, prosegue attualmente gli studi umanistici in Italianistica presso l’Università di Bologna. I suoi versi sono stati selezionati nello spazio La bottega di Poesia de «La Repubblica» (Bologna, maggio 2019), nei concorsi poetici Mosse di Seppia Cafè Vol. V (2019), Rimalmezzo (2020), In memoria di Don Carlo Lamecchi (2021), Premio Pordenonelegge Poesia “I poeti di vent’anni” (2021), Biennale di Poesia “Sui Muri di Lavacchio” (2021) e nelle riviste on line «Il Visionario» (2021), «Spine Produzione» (2021), «L’Altrove» (2021), «Alma Poesia» (2021), «Mosse di Seppia» (2021), «Poesia del nostro tempo» (2021), «Laboratori Poesia» (2021) e «Tragico Alverman» (2021). Ha partecipato al Poesia Festival (ed. 2019, 2020, 2021) e al San Marino International Arts Festival (ed. 2021). Ha pubblicato la sua prima raccolta di poesie Cosa resta dei vetri (Corsiero Editore 2020), con nota critica di Alberto Bertoni. È stata ospite del salotto digitale «Carta Vetrata» (2020) e di «Hermes Magazine» (2021), testata giornalistica con cui ora collabora.

La rubrica di poesia Parole a capo curata da Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini esce regolarmente ogni giovedì mattina su Ferraraitalia. Per leggere i numeri precedenti clicca [Qui]

 

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Benini & Guerrini



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