Parole a capo
Antonio Bux: tre poesie inedite
“La poesia non cerca seguaci, cerca amanti”
(F. Garcia Lorca)
***
Io e te, in questo mondo da dire
che esistono sogni nostri come occhi
tesi o braccia, o per ricordare
quanto di mio e tuo non è durato
qui se ora gli occhi e le braccia formano
un più lontano assente, se qui ci rinnova dove
altre braccia accadono in altri occhi
come sogni di un mondo raro;
ma potessi esserne certo, da dirti ora
andiamo o per un restare fermi, io e te
già opachi tra parole e baci, già rari
e così perfettamente soli, io ti direi duriamo
ancora e il mondo di là ci riconosca
o solo faccia in tempo l’occhio dimenticato
a rivedere braccia a sfiorare un poco
sarebbe il modo, in vita, di sognarci dentro.
***
È tutta in te l’origine che io
so di dominare solo in parte,
l’ubbidire alla legge della carne
che la carne sceglie l’abbandono.
Ma so di te, del cielo tuo diverso
che spesso tieni basso verso il volto,
come a continuare un altro cielo
dove l’origine è stare in un riflesso.
Ciò di te mi è concesso, o lo sparire
stando mano nella mano un altro
tendere la mano, per lo sfiorare appena
un petalo del corpo, appena Dio.
Così divento io, nel guardarti sempre
come fosse questo fare una promessa
o il labirinto che qui ci tiene vivi, dove
da un lato all’altro non c’è più fuga,
perché la fuga di ogni origine è la sola
meta a continuare il nostro amore,
l’ubbidire ad una scienza e poi baciarsi
e poi tornare persi e soli, e poi un abbraccio.
***
Solo, e di questa parte facilmente lesa
che mi tiene in fondo, lontana e così
prossima a me, che mi difendo altrove
lasciato come fossi vuoto e pieno
o per speranza più solo ancora, e qui con Dio
cieca pagina già scritta, perché cancello
il volto con la mano, e l’esistenza per la vita
io ecco non sono mai, qui solo se mi leggi
amore Antonio, se il nome tuo mi è stato vero
il corpo annienta invano ogni sua legge.
(inediti, 2021)
Antonio Bux (Foggia, 1982) ha pubblicato, tra l’altro, Trilogia dello zero (Marco Saya 2012), Kevlar (Società Editrice Fiorentina 2015), Naturario (Di Felice 2016; rosa premio Viareggio), Sativi (Marco Saya 2017) Sasso, carta e forbici (Avagliano 2018) e il recente La diga ombra (Nottetempo 2020). In spagnolo ha pubblicato 23 – fragmentos de alguien (Buenos Aires 2014), El hombre comido (Buenos Aires 2015), Saga familiar de un lobo estepario (Toledo 2018) e in vernacolo foggiano la silloge Lattèssanghe (Le Mezzelane 2018). Come traduttore ha curato i volumi Finestre su nessuna parte (Gattomerlino Superstripes 2015) di Javier Vicedo Alós, Bernat Metge (Joker 2020) di Lucas Margarit e Contro la Spagna e altri poemi non d’amore (Nessuno editore 2020) di Leopoldo María Panero. Redattore per la rivista Avamposto, ha fondato e dirige il blog Disgrafie e alcune collane per le Marco Saya Edizioni e per l’editrice RPlibri.

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Benini & Guerrini
PAESE REALE
di Piermaria Romani
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)