PAROLE A CAPO
Andreina Moretti: “La mia terra” e altre poesie
Tempo di lettura: 3 minuti
Rubrica a cura di Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini
“La poesia è qualcosa, o qualcuno, che dentro di noi vuole disperatamente essere”
(Marina Cvetaeva)
LA MIA TERRA
La dolce voce di mia madre,
il caffè che borbotta sulla fiamma,
la tenda leggiadra volteggia come una ballerina
sospinta da un brezza salmastra e conosciuta,
i profumi rapiti ai gerani sui balconi assolati,
odore di rose, di baci rubati, di resina e mare,
di conchiglie naufragate e reti addormentate.
Il campanile scava dentro il cielo
tingendo di azzurro le ore,
la salubre pineta abbraccia d’ombra i sogni di un bambino,
le fontane abbandonate agli angoli delle vie
gocciolano memoria.
La sabbia incandescente e bianca
corre a smarrirsi nel mare e nel suo orizzonte,
una radio, una canzone, evocano ricordi
come briciole di pane scrollate dall’alto.
L’odore dei viali fiancheggiati dalle siepi
mi conducono a casa,
la mia terra è una bruna donna,
una dura zolla dissodata,
è il tramonto sulle barche,
un odore di festa e tradizioni,
un mare di storia e civiltà,
la mia terra è la culla del cuore e dell’amore.
L’ONDA E IL SUO RICORDO
Mentre il mare consuma
l’eterno all’orizzonte,
le stelle e le conchiglie
raccolgono silenzi
di pietre e desideri.
L’onda e il suo ricordo
cullati nelle reti
colme di canti di sirena
di voci di madri
e odori di lontani mari.
Gli scogli dimenticati e sconosciuti,
vestono cappotti di alghe
e granchi morti,
abbracciano l’immenso circostante
raccontano di perle e di maree.
Sul manto dell’acqua più celeste,
le anime affamate dei gabbiani
vagano con piume più leggere,
in cerca di pesci sconosciuti,
nel sale che avvampa le ferite.
L’onda torna al suo ricordo
per morire nuovamente
e risorgere d’incanto,
intona una melodia assai remota
che solo gli angeli hanno già ascoltato.
SONO UN ALBERO
Io sono un albero
con il corpo abbottonato alla corteccia,
rifugio degli spettri nella notte,
impigliato al vento il suo mantello
ridesta ogni bimbo dal suo sonno.
Sono un albero e una sposa,
di fiori e di profumi un anello,
in pegno la promessa del suo frutto.
Sono un albero che annusa la natura circostante,
respira l’universo della gente,
cercando il destino e il suo disegno.
Sono un albero che cerca nel passato la sua storia,
affonda le radici assai bramose
nel sangue e nella terra dei ricordi.
Sono un albero e sono un guerriero
che lotta contro il tempo e le stagioni,
illusa protendo all’ infinito e all’ eterno.
Le braccia al cielo in preghiera
e Dio si inginocchia e spera,
rapito dal battito di un cuore.
Sono un albero solcato dalle rughe,
dalle pene e dagli errori,
è scritto che i germogli dell’amore
l’anima del poeta desteranno.
Andreina Moretti
(Roseto degli Abruzzi, 1959). Da bambina sognava di divenire una scienziata, ma la famiglia non ha avuto la possibilità di farle continuare gli studi, così la sua vera scuola è stata la vita, e la scrittura è diventata il suo magico mondo in cui rifugiarsi. Tra le pubblicazioni segnaliamo: Nel cielo di Erode (poesie, 2015); La fontana del Santo (2016), in cui narra la storia di Roseto degli Abruzzi; Il cuore in tasca e i ricordi in valigia (romanzo, 2017); Il sonno dei pesci (poesie, 2019). Ha partecipato a numerosissimi premi letterari tra cui segnaliamo: Prima classificata al concorso “Per te donna”; Medaglia ad honorem al concorso “Giovanni Paolo II”; Prima classificata al concorso “Troskijcafè”; finalista al concorso “Alda Merini”; Prima classificata al concorso “Peppino Impastato”. Regista ed autrice di opere teatrali.
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