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Rubrica a cura di Gian Paolo Benini e Pier Luigi Guerrini

FerraraItalia non scopre ora la poesia. In questi anni ha pubblicato centinaia di poesie e parecchie decine di autori, noti e sconosciuti, editi ed inediti, di diversa ambizione, motivazione, ispirazione. Con questa nuova rubrica settimanale, la poesia acquista sul giornale un posto ancora più importante, un ‘luogo dedicato’, anche se continuerà a infilarsi in ogni angolo, nella cronaca come nei commenti, fedele alla sua vocazione anarchica e indipendente. Dunque, da oggi, ancora più poesia, del resto le PAROLE A CAPO hanno avuto da sempre, o almeno da qualche migliaia d’anni, un posto speciale nella storia dell’uomo. E in modo particolare nella storia patria, perché se è lecito nutrire qualche dubbio sul detto che vorrebbe l’Italia “un Paese di Eroi, di Santi e Naviganti”, è invece documentato che siamo un Paese di Poeti. E più di poeti in erba che di lettori di poesia. Sul perché e il per come di questa vocazione italica il dibattito è apertissimo. In tutti i casi Ferraraitalia non ha paura a schierarsi senza se e senza ma dalla parte della poesia. Spazio dunque a Parole a capo e un grande grazie ai poeti curatori. (Effe Emme)

PER COMINCIARE
L’idea della rubrica di poesie e di poeti nasce dal grande interesse dimostrato dai lettori di questo quotidiano per questa forma espressiva. Ecco allora che la poesia si guadagna sul campo un suo spazio fisso tra le pagine del giornale. La rubrica diverrà un contenitore per poesie edite e inedite, italiane o appartenenti ad altre letterature. La selezione avverrà attraverso il lavoro di lettura critica di due curatori, poeti essi stessi e che come gli altri, esporranno i propri testi al giudizio dei lettori.
Un’attenzione particolare verrà dedicata agli autori di Ferrara e dintorni, anche se non esclusiva o campanilistica: essendo la poesia universale per nascita e ‘costituzione fisica’, non sopporta steccati e sovranismi di sorta.Troverete e leggerete, l’uno accanto all’altro, poeti notissimi e altri che non si sono ancora affermati. L’importante è che i testi ‘accendano una luce’, trasmettano suoni, emozioni, significati. Edward Estlin Cummings, riconosciuto dalla critica una delle grandi voci del Novecento, poeta caro ad entrambi, diceva: “Sento che una poesia ha un “significato” diverso per ogni individuo; ma quale di questi “significati” può essere chiamato quello “vero”, non so. Posso dirvi solo ciò che una data poesia significa per me”. Buona lettura dunque, e arrivederci ogni giovedì.
(I Curatori di Parole a capo)

resta
resta
ho aperto le finestre
dopo la pioggia
l’aria è pulita
ogni bugia
si è disposta sul filo
come quando ridevi
a tutte le mie parole
piccole lentiggini
sembrano bagnate
fazzoletto rosso scuro
collane di verità
puoi indossarle
se vuoi
e allora
resta
dai

raccontami le storie
raccontami le storie
delle tue corse tra le sterpaglie
l’immensa malinconia
delle notti
perse
tra parole disorientate
il fischio del treno
un riflesso di luce
la luna

strattonato
strattonato
per tutta la casa
indietreggiare
tra parole precise
basta
sei sempre qui
tromba di don cherry
porta
si apre e si chiude
auto sulla strada
rimproveri
estraneità
luci spente
silenzio
bussare dolcemente
per favore
vattene
disperazione
non dire una parola
stringere fianchi
testa sulla spalla
lasciarsi
dopo poco
intimiditi dalle giornate
passate
senza lacrime
normale
non vedersi più
sopravvissuti
in mezzo a centinaia
di bottiglie
bevute
non certo per
dimenticare

Alberto Ronchi, classe 1961 è laureato in filosofia. Ha svolto diversi mestieri: operaio, operatore culturale, amministratore pubblico. Attualmente è un insegnante (precario). Ha pubblicato due piccoli libri di poesia, entrambi nella collana fotocopie, editi da Modo Infoshop di Bologna. Le poesie sono tratte da: Anni meravigliosi, ottobre 2019.

 

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