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Discutere dei temi dell’acqua non è mai abbastanza. Si è appena conclusa la fiera internazionale dell’acqua e molti importanti relatori hanno ampiamente discusso e affrontato questioni strategiche e fondamentali per il sistema idrico integrato. La situazione continuo a non essere rosea. Le priorità: necessità di rafforzare le difese del territorio; necessari ingenti investimenti; risposte al problema della qualità dei corpi recettori, incentivare la riduzione degli sprechi, migliorare la manutenzione delle reti di adduzione e di distribuzione, ridurre le perdite, favorire il riciclo dell’acqua e il riutilizzo delle acque reflue depurate; sistema di controlli e di sanzioni. In particolare:

Ambiti Territoriali Ottimali. L’art. 147 del decreto legislativo n. 152/06 prevede, al comma 1, che gli ATO siano definiti dalle Regioni. Vi sono, infatti, alcune Regioni che, dopo aver consolidato una organizzazione con più ATO, sono passate alla aggregazione su scala regionale (come l’Emilia Romagna); altre che avevano adottato tale soluzione fin dall’inizio e l’hanno confermata; altre ancora hanno mantenuto l’organizzazione con più ATO all’interno del proprio territorio

Affidamento in gestione Ancora grande frammentazione e debolezza del sistema di offerta. Ci sono circa 1800 gestioni del servizio idrico di cui l’80% in economia. Il decreto “Sblocca Italia”, intervenendo sull’art. 172 del decreto legislativo n. 152/06, ha disciplinato la procedura da seguire. Cessazione ex lege delle gestioni diverse dall’affidatario del servizio idrico integrato per l’ambito, con la sola eccezione delle c.d. “gestioni salvaguardate”, la proverbiale frammentazione del settore idrico arrivando a contare un massimo di 60-70 operatori (72 gli Ato risultanti dal riassetto della governance).

Infrazioni UE A distanza di oltre venti anni delle Direttive dei primi anni ‘90 il Paese non ha ancora recepito le prescrizioni che chiedevano agli Stati membri di dotarsi di sistemi di raccolta delle acque reflue urbane e di garantire opportuni trattamenti per rimuovere gli inquinanti dagli scarichi. Le carenze infrastrutturali nel servizio idrico sono già state oggetto di sentenze di condanna da parte della Corte di Giustizia Europea per mancata attuazione della Direttiva 91/271/CEE.

Il deficit impiantisco è così caratterizzato: il 4% della popolazione è ancora priva di adeguati impianti acquedottistici ed il 7% di un collegamento alla rete fognaria. Sul versante della depurazione della acque emerge poi un ritardo drammatico con il 15% della popolazione sprovvista di impianti di trattamento (il 21% del carico inquinante): in grave ritardo il Mezzogiorno. In Italia il 24% delle condotte di acquedotto ha un’età superiore ai 50 anni, così come il 27% delle reti fognarie, a fronte di vite utili regolatorie di 40 anni; il 92% degli interventi sulle reti idriche non è programmato, avviene cioè per riparare guasti alle condotte.

Investimenti Dopo scenario decennale inerziale (30 euro/abitante/anno) qualche miglioramento con segnale di ripresa consuntivo 2013 (42 euro/abitante), previsioni per il quadriennio 2014-2017 (in media 47 euro/abitante/anno):qualcosa si muove ma molto lontani dal fabbisogno di 80 euro/abitante/anno Serve un scenario ripresa investimenti: da 3,2 Mld€/anno (oltre 50 €/ab/anno) a 4,8 Mld€/anno (circa 80 €/ab/anno). Invece il centro studi REF così si esprime ” Considerando poi che il tasso di realizzazione degli investimenti si attesta all’80% nel 2015, si può dedurre che difficilmente assisteremo a un salto di qualità degli investimenti nel prossimo quadriennio. Complessivamente, per i 65 gestori osservati, nell’ambito delle predisposizioni tariffarie approvate dagli Enti d’Ambito sono stati programmati investimenti per 8,5 miliardi di euro nel periodo 20162019, cui vanno aggiunti i contributi a fondo perduto disponibili che portano la cifra a oltre 10 miliardi (in media 49 euro/abitante/anno contro i circa 40 del quadriennio 20142017, spaziando da un minimo di 10 euro/abitante/anno a un massimo di oltre150).

Metodo normalizzato L’Autorità ha scelto di non affrontare il tema nel periodo transitorio (2012-2013) e solo con il Metodo tariffario idrico 2014-2015 ha previsto una limitata possibilità, con dei vincoli prefissati, di modificare la struttura dei corrispettivi applicati agli utenti finali. Incrementi tariffari al 3% per il 2012, al 3,6% per il 2013, al 5,8% per il 2014 e al 5,6% per il 2015. Il Laboratorio nota che l’aumento medio delle tariffe tra il 2015 e il 2019 sarà del 13% (su un massimo possibile del 32%), con punte al Sud (27%) per recuperare il ritardo infrastrutturale. Parte della tariffa resta gravata dai conguagli (che nel periodo 20162019 valgono circa 1,3 miliardi di euro), in molti casi rimandati volentieri dalla politica locale a periodi successivi.

Regolazione Non vi è dubbio che le scelte del regolatore siano state dettate dalla volontà di perseguire obiettivi di efficienza e di efficacia nell’erogazione del servizio idrico, promuovendo la ricerca di dimensioni industriali e finanziarie delle gestioni adeguate, al fine di garantire un servizio di qualità. Il tema dell’efficienza è stato nuovamente rispolverato nell’ambito dei lavori sul MTI-2: in questo caso la dimensione del limite all’incremento tariffario ammissibile, in assenza di istruttoria AEEGSI, dipende dal superamento o meno di una soglia di costo operativo. Nel nuovo periodo regolatorio 2016-19 AEEGSI ha optato per l’introduzione di un meccanismo di efficientamento che lega l’incremento massimo della tariffa (il cosiddetto theta) al livello dei costi operativi pro capite (o oltre che al rapporto tra investimenti programmatie RAB).

In sintesi è crescente l’esigenza di un coordinamento con i recenti sviluppi della normativa in materia di regolazione e governance del servizio idrico. La natura peculiare del bene acqua come risorsa primaria indispensabile alla vita, deve trovare una integrazione funzionale con i distretti idrografici e la loro dimensione ottimale; la corretta pianificazione è diventata una esigenza inderogabile.

Il compito di favorire la partecipazione attiva dei cittadini agli atti fondamentali di pianificazione, programmazione e gestione del servizio è l’altro elemento da valorizzare.

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Andrea Cirelli

È ingegnere ed economista ambientale, per dieci anni Autorità vigilanza servizi ambientali della Regione Emilia Romagna, in precedenza direttore di Federambiente, da poco anche dottore in Scienze e tecnologie della comunicazione (Dipartimento di Studi Umanistici di Ferrara).


Chi volesse chiedere informazioni sul nuovo progetto editoriale, può scrivere a: direttore@periscopionline.it