LA LETTURA
Parigi, una buona idea per sognare e innamorarsi. Sempre
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A R., una dedica che si può interpretare come si vuole. Una lettera che lega Rosalie, Robert, Ruth, Rachel. Quella consonante moscia che soli i francesi sanno pronunciare. E poi le favole, i colori, i disegni, una zebra azzurra, il giardino de la Bagatelle (il mio preferito).
Tutto sa di magico, tutto sa di tenerezza e amore, in quest’ultimo libro di Nicolas Barreau, Parigi è sempre una buona idea. Letto tutto d’un fiato in un pomeriggio domenicale freddo e innevato, non si lasciano le pagine, si salta il pranzo e la merenda, si sorseggia una calda tisana, magari con un biscotto, s’ignora la televisione e le sue orribili news, non si risponde al telefono o alle email, si vuole continuare, sapere, vedere come va a finire. Tutto scorre simpaticamente e velocemente, in un’atmosfera magica e talora di suspense.
A interrompere quel flusso di R, solo Max, un noto scrittore di fiabe per bambini che, spronato dal suo editore di lunga data, si decide a scrivere un nuovo libro, dopo una pausa di qualche anno dovuta al dolore della perdita della moglie. E con questo a lavorare con un nuovo illustratore, la giovane e romantica Rosalie, proprietaria di una cartoleria nell’elegante e costoso quartiere parigino di Saint Germain de Pres, rue du Dragon. Qui Rosalie passa le sue giornate a disegnare biglietti e cartoline personalizzate, pronte a deliziare compleanni o ricorrenza dove ognuno vuole comunicare qualcosa di sensibilmente originale. La testa fra i colori, l’azzurro in particolare, che adora fin da bambina, e forse un po’ anche tra le nuvole. E poi, ogni anno, per il suo compleanno, Rosalie fa sempre la stessa cosa: sale i 704 gradini della Tour Eiffel fino al secondo piano e lancia in aria un biglietto su cui ha scritto un desiderio. Ma finora nessuno è mai stato esaudito. Ma lei aspetta, paziente. D’altra parte, è un’accanita sostenitrice dei rituali: il café crème la mattina, una fetta di tarte au citron nelle giornate storte, un buon bicchiere di vino rosso dopo la chiusura della sua papeterie. I rituali aiutano a fare un po’ di ordine nel caos della vita spesso complicata.
Dopo tante difficoltà economiche, finalmente la giovane artista ha la sua opportunità, quella di illustrare il libro dell’illustre Max Marchais, La tigre azzurra. Una gioia indescrivibile, e quel colore poi, per lei che ama così tanto l’azzurro. La vita ha un altro sapore ora.
Quando il giovane e affascinante americano Robert Sherman (un appassionato di Shakespeare che ha lasciato la carriera di avvocato per insegnare letteratura inglese a la Sorbonne) fa irruzione nel suo negozio, dopo avere visto il libro in vetrina, Rosalie è sconvolta: Robert sostiene che la storia è la sua e che Max è un becero e misero plagiatore. Quella storia è la sua non per averla scritta ma per essersela sentita raccontare ogni sera, prima di addormentarsi, dalla madre Ruth, scomparsa qualche mese prima. E poi la dolce genitrice gli aveva lasciato in eredità una copia del manoscritto dove quella favola veniva abilmente e dolcemente raccontata. Con tanto di “o” maiuscola difettosa che Rosalie ritroverà sull’antica macchina da scrivere dell’ormai amico Max.
Iniziano i dubbi, il mistero, la ricerca di come quei due manoscritti si parlino, di chi abbia veramente scritto quella fiaba, di come due testi tanto lontani possano comunicare tra loro. Si scoprirà così un tenerissimo e romantico segreto del passato, quello che legava i giovani Max e Ruth, quello che porterà alla verità e al legame fra Robert e Rosalie, per sempre.
Una storia di amore, di amicizia e di un nuovo inizio per tutti. Una fiaba nella fiaba.
Nicolas Barreau, Parigi è sempre una buona idea, Feltrinelli, 2015, 264 p.
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Simonetta Sandri
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