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da: ufficio stampa giunta regionale Emilia Romagna

I dati sulla violenza in Emilia-Romagna e le attività dei centri antiviolenza. Petitti: “Per combattere questo fenomeno abbiamo messo in campo una rete che riunisce le istituzioni, i servizi socio-sanitari dei Comuni, le associazioni, le forze dell’ordine”. Mori: “Prevenzione, cultura e alleanze forti e solide sono la base per la costruzione di politiche di contrasto alla violenza”

Un 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza alle donne, all’insegna dell’informazione, dell’educazione e dell’attenzione alle giovani generazioni perché il rispetto si impara fin dai banchi di scuola e perché la cultura è un elemento imprescindibile per contrastare gli atti di violenza e discriminazione. Il tema sarà al centro del convegno “Primo passo: educare”,promosso dall’assessorato regionale alle Pari opportunità della Regione e dall’Assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna per celebrare la giornata, affiancato da una campagna “Ma l’amore non c’entra”, raccontata via web e con uno striscione (180×250) esposto per alcuni giorni all’ingresso della sede della Regione.
L’appuntamento, insieme ai dati aggiornati sull’accoglienza delle donne nei Centri antiviolenza dell’Emilia-Romagna e sui femicidi e al punto sulle politiche della Regione contro la violenza alle donne, è stato presentato nel corso di una conferenza stampa in Regione dell’assessore regionale alle Pari opportunità Emma Petitti, della presidente della Commissione regionale per la parità e per i diritti delle Persone Roberta Mori e della presidente del Coordinamento dei centri antiviolenza della Regione Samuela Frigeri, cui hanno preso parte la consigliera del presidente del Consiglio dei ministri in materia di Pari opportunità Giovanna Martelli e la presidente della Commissione Anci nazionale Pari opportunità Simona Lembi.
“In occasione della giornata presentiamo i dati sulla violenza – ha spiegato Petitti – che raccontano di 3301 donne seguita dai centri dell’Emilia-Romagna. Tra queste, 2978 hanno subito una violenza, nell’80% dei casi si tratta di donne con figli che hanno subito violenze in contesti familiari, intimi, e quasi nel 36% di donne straniere. Per combattere questo fenomeno abbiamo messo in campo una rete che riunisce le istituzioni, i servizi socio-sanitari dei Comuni, le associazioni, le forze dell’ordine e stiamo lavorando anche sull’aspetto fondamentale dell’educazione e dell’informazione. Così come va avanti il lavoro per il piano regionale contro la violenza alle donne, che a breve presenteremo, e che servirà a consolidare il sistema dei centri antiviolenza territoriali, a sostenere la prevenzione e a istituire un monitoraggio costante attraverso il nuovo osservatorio regionale”.
“Prevenzione, cultura, alleanze forti e solide sono la base per la costruzione di politiche di contrasto alla violenza – ha sottolineato Mori – e per creare un fronte compatto, tale da sradicare questo fenomeno odioso. In qualità di coordinatrice degli organismi di parità delle Regioni, sto lavorando ad un Accordo con il Dipartimento pari opportunità del Governo, che potenzi l’intervento in materia di lavoro, contrasto alla violenza e piena attuazione della Convenzione di Istanbul mediante una legge quadro nazionale. In occasione del prossimo 25 novembre faremo insieme un altro passo confrontandoci e discutendo in particolare del ruolo e dell’importanza dell’educazione alla parità, partendo dai giovanissimi e dagli adolescenti”.
Fotografia della violenza contro le donne:
La Regione sostiene il lavoro e monitora l’attività dei centri antiviolenza e la realtà delle donne accolte e assistite.In collaborazione con il Coordinamento dei centri dell’Emilia Romagna, e in occasione della giornata del 25 novembre, pubblica ogni anno l’aggiornamento di due Quaderni che fotografano l’attività dei centri e i dati sul femicidio, raccolti dalla Casa delle donne di Bologna sulle vittime di questa forma estrema di violenza Le pubblicazioni sono consultabili e scaricabili nel sito http://parita.regione.emilia-romagna.it/violenza.
Dai dati raccolti, emerge che sono 3301 le donne seguite dai centri antiviolenza del Coordinamento, di queste 2796 si sono rivolte ai centri fra il 1 gennaio e il 31 dicembre 2014 (erano 2403 nel 2013), mentre 505 continuano percorsi iniziati negli scorsi anni. 2978 hanno subito violenza, tra queste 1563 sono italiane (64,3%) e 868 straniere (35,7%). In Emilia-Romagna 4 donne sono state vittime di femicidio nel 2014, cui si sommano 6 tentati delitti (115 sono stati i casi a livello nazionale).
Le donne accolte nel 2014 dai Centri del Coordinamento regionale sono in larga maggioranza donne coniugate o convivente, 1814 sono madri (79,1%). I figli delle donne accolte sono 3173, circa la metà è stata vittima di violenza diretta o assistita. Il 67,8% delle donne accolte ha subito violenze fisiche; il 91,2% violenze psicologiche; il 14,3% violenze sessuali; il 41,2% violenze economiche. Si tratta di violenze agite in larga maggioranza da un partner o un ex.
Nel momento in cui prendono contatto con il Centro le donne chiedono innanzitutto informazioni (51%) e un aiuto a trovare una via di uscita dalla violenza (41-45%). Le donne che chiedono una consulenza o assistenza legale sono il 21%.
Le donne ospitate nelle case rifugio dei Centri antiviolenza regionali, nel corso del 2014 sono state 187; i figli 205. In media, sono stati ospiti per 104,4 notti.
Per il supporto alle vittime di violenza, in Emilia-Romagna è attivo un sistema di servizi articolato, fatto da 23 centri antiviolenza, cui andranno ad aggiungersi i 2 nuovi che apriranno nel 2016 nel modenese. Sono inoltre attivi 59 sportelli antiviolenza territoriali e 28 case rifugio, comprese le 3 nuove che apriranno nei prossimi mesi (2 nel riminese e 1 nel modenese).
Dal 2011, inoltre, con l’obiettivo di rafforzare la rete di protezione delle donne dalla violenza sono stati avviati anche progetti per il trattamento degli uomini maltrattanti. Sono 4 i centri dedicati attivi, 2 quelli pubblici (a Modena e Parma all’interno delle attività dei consultori familiari) sostenuti dalla Regione.
In particolare il Centro Ldv di Modena ha avuto 381 contatti nel 2014: 129 uomini hanno chiesto informazioni o un appuntamento; 54 persone si sono rivolte ad esso per possibili invii di coniugi o compagni; 198 fra professionisti, giornalisti, avvocati, studenti hanno chiesto informazioni; 24 sono stati i trattamenti conclusi. A Parma dal 1° gennaio 2015 si sono rivolte al centro 15 persone: 8 uomini hanno effettuato un primo colloquio e 5 sono i trattamenti in corso.
I fondi:
Nel 2015, a seguito dei finanziamenti nazionali del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità, la Regione ha ripartito 1,2 milioni di euro tra i Comuni sedi di case e centri antiviolenza: sia per finanziare o ampliare servizi già operativi (854 mila euro) sia per sostenere l’apertura di nuovi centri o case rifugio (346 mila euro).
Nel 2014, dopo l’approvazione delle linee di indirizzo per l’accoglienza di donne vittime di violenza, è stato stanziato dalla Regione un fondo di 500 mila euro per la diffusione delle medesime e per la formazione degli operatori.
La formazione e l’educazione come priorità:
Tra gli obiettivi prioritari dell’azione della Regione contro la violenza, vi è l’attenzione alla formazione, informazione e sensibilizzazione soprattutto delle giovani generazioni.
Dal 2008 al 2014 la Regione ha finanziato, mediante le Aziende Usl, corsi di formazione riservati alle figure professionali che entrano in contatto con donne vittime di violenza (medici del pronto soccorso, ginecologi, infermieri, ostetriche, assistenti sociali, educatori, operatori del terzo settore e forze dell’ordine).
Ora l’obiettivo si sposta su nuove iniziative nelle scuole. In particolare, è stato finanziato un progetto dell’Associazione “Il Progetto Alice” rivolto a studenti di 10 scuole superiori, che ha preso il via in questi giorni e che sarà poi esteso anche in altri istituti. Il progetto sarà al centro del convegno “Primo passo: educare”, promosso in Regione in occasione del prossimo 25 novembre.
Campagna informativa “Ma l’amore non c’entra”:
Un grande striscione “Ma l’amore non c’entra, 25 novembre giornata internazionale contro la violenza alle donne” esposto all’ingresso dell’edificio dell’Assemblea legislativa e la predisposizione lungo il pavimento al primo piano di un percorso grafico (metri) per ricordare i principali dati sia sulla violenza alle donne sia dell’attività dei centri per il sostegno e l’aiuto alle vittime.
Si tratta di una campagna, organizzata dell’Agenzia di informazione e comunicazione della Giunta regionale in collaborazione con l’assessorato Pari opportunità con l´obiettivo di tenere viva l’attenzione sui femicidi e far emergere dall’invisibilità un fenomeno che si consuma a livello familiare, parentale o amicale.
Il messaggio della campagna “ Ma l’amore non c’entra” è un invito a tutte le donne ad escludere fin dall’inizio un uomo violento dalla propria vita, imparando a non scambiare la violenza per amore.
La campagna, realizzata per la prima volta nel 2013, viene riproposta anche quest’anno in occasione della Giornata internazionale, promossa dalla Giunta e dall’Assemblea legislativa regionale a Bologna.
Verso il Piano regionale contro la violenza di genere:
La Giunta dell’Emilia-Romagna ha elaborato a livello tecnico il Piano regionale contro la violenza di genere, previsto dalla L.R. 6/14, che ora andrà in discussione nelle Commissioni assembleari. Il testo è stato realizzato insieme a un gruppo di lavoro composto da rappresentanti dei servizi sociali e sanitari e del terzo settore qualificato (centri antiviolenza regionali). Il Piano entrerà il vigore nel 2016 e ha come obiettivo principale quello di prevenire e contrastare la violenza di genere, attivando e rafforzando il sistema di protezione.
Già nel 2013 erano state approvate linee guida per l’accoglienza delle donne vittime di violenza nei centri e nei servizi sociali, realizzate sempre da un gruppo di rappresentanti dei servizi sociali, sanitari, medici di medicina legale ed esperti dei centri antiviolenza.
Tutto il lavoro si poggia su una prassi consolidata sin dalla L.R. 2/03: un sistema integrato di aiuto e servizi sociali, che privilegia la pratica del lavoro a rete.

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