Paolo Bianchi presenta il libro ‘L’intelligenza è un disturbo mentale’
Tempo di lettura: 3 minuti
Da: Ibs + Libraccio
Mercoledì 23 novembre ore 17:30
Presso la storica sala dell’Oratorio San Crispino
Libreria Ibs+Libraccio di Ferrara
Dialoga con l’autore
Gianni Fantoni
I giorni sono scanditi da crolli, riabilitazioni, ricadute e ancora risalite, euforia e abisso. Ogni mattino, al risveglio, la vita entra sotto la pelle, forte, intensa, scioccante. Ed ecco che forse il Male di Vivere alla fine è solo una maledetta forma di intelligenza.
Emilio Rivolta è un uomo affetto da un disturbo dell’umore. Per l’esattezza è un bipolare di tipo due. Consapevole del suo stato, da anni affida pensieri ed esperienze a psichiatri e psicologi, più o meno dialoganti, con o senza barba. Terapie lunghe e strampalate, spesso poco efficaci, sempre costose. I tentativi di guarigione andati a vuoto non si contano, come le diagnosi sbagliate. In una Stanza degli Aghi, nel reparto ospedaliero dove si muovono come angeli una squadra di neuropsichiatri, gli Alchimisti, Emilio trova gocce di sollievo e una persona che viene dal passato. Lasciata la Citta Piccola dell’infanzia per la Città Grande, dove lavora con scarso entusiasmo come giornalista freelance ed è stato abbandonato da una donna incapace di accettare il suo disturbo, Emilio si inserisce in un Gruppo di Autoaiuto. In mezzo a ‘fratelli di sangue’ si sente a suo agio, stringe legami e, stanco di specialisti inutili e costosi, si dà alla terapia della parola con donne di night club e prostitute. Convinto che il suo metodo possa far bene anche ad altri, lo diffonde, fa proseliti. I giorni di Emilio sono scanditi da crolli, riabilitazioni, ricadute e ancora risalite, euforia e abisso. Ogni mattino, al risveglio, la vita gli entra sotto la pelle, forte, intensa, scioccante. Ed ecco che forse il Male di Vivere alla fine è solo una maledetta forma di intelligenza, un orientamento per chi si sente sballottato fra spirito e materia, fra il desiderio della luce e l’oscura realtà del mondo.
Paolo Bianchi è nato a Biella nel 1964. Fa il giornalista da 25 anni, nella carta stampata.
Ha collaborato con innumerevoli testate, prima da redattore e poi, dal 2000, come free lance. Solo per il quotidiano Il Giornale ha firmato oltre 1.200 articoli. Alcuni suoi titoli sono più noti di lui, che paga un nome troppo comune, ad esempio il suo libro d’esordio: Avere trent’anni e vivere con la mamma (Bietti). Scattata nel 1997, è la fotografia di un’epoca che non accenna a sbiadirsi. Ha pubblicato i romanzi Uomini addosso (1999, ES) e Il mio principe azzurro (2001, ES, con Igor Sibaldi). Poi si è dedicato a un paio di battaglie donchisciottesche: la prima contro l’editoria a pagamento, che illude sempre nuove generazioni di gonzi, la seconda contro i giornalisti venduti (La repubblica delle marchette, 2004, Stampa Alternativa, con Sabrina Giannini).
Per consolarsi di essersi fatto un milione di nemici ha scritto un romanzo sentimentale, La cura dei sogni (Salani), e siccome è andato bene ha scritto Per sempre vostro (Salani). E’ anche un apprezzato traduttore letterario.
Coerentemente col suo gusto per le missioni impossibili è stato uno dei pochissimi scrittori italiani a prendere pubblica posizione sul Foglio in favore della lista anti-aborto di Giuliano Ferrara. Non essendo un intrigante, né uno sgomitatore e tantomeno un ipocrita (speriamo), non ha mai vinto alcun premio letterario. In compenso, i suoi libri hanno sempre incontrato il pubblico, in ogni parte d’Italia.
Da marzo 2010 collabora assiduamente al quotidiano Libero, il che lo farebbe rientrare, secondo alcuni detrattori, nella categoria degli ‘squadristi rancorosi’. Giudicate un po’ voi.
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