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Da Organizzatori

Dopo l’assurdità che dalla curva di uno stadio è scaturita intorno al sorriso di Anne Frank, banalizzando il suo tragico destino, in tanti sotto i riflettori hanno vivamente consigliato di partecipare ai Viaggi della Memoria anche agli adulti. «Le sofferenze globali – sostiene Anna Quarzi – che hanno segnato il cosiddetto “secolo breve” non sono state uno scherzo e non vanno strumentalizzate. Ottobre è il mese che l’Istituto di Storia Contemporanea dedica alla formazione dei ragazzi, delle loro coscienze, accompagnandoli a toccare con mano i resti del passato». Sono quattro i progetti che l’Istituto in vicolo Santo Spirito ha presentato in collaborazione con svariate scuole di città e provincia, che hanno avuto il riconoscimento della Regione Emilia-Romagna. A partire per prima a fine settembre è stata una classe del liceo “Carducci”, che si è diretta verso la Linea Gotica per visitare il territorio di Badia Tedalda, disseminato di ruderi delle fortificazioni. Si tratta di un patrimonio storico conservatosi in un ambiente naturale intatto e suggestivo, che ha avvicinato i giovani ai costumi locali. Il 9 ottobre una classe dell’Istituto alberghiero “Vergani” ha scelto la Germania, da Ferrara a Berlino e Norimberga, per scoprirne la geografia della memoria. Il fine della visita era suscitare la consapevolezza di ciò che avvenne nella nostra città e allo stesso modo in tutta Europa, durante la seconda guerra mondiale. Il culmine per loro è stato attraversare Cracovia ed entrare ad Auschwitz, dove i ragazzi hanno potuto confrontarsi con il significato della Shoah.
«Ogni viaggio – spiega la Quarzi – è preceduto da attività di ricerca e seguito dalla realizzazione di contenuti multimediali, esposizioni e interventi che manifestino lo sguardo dello studente, che lo aiutino a coniugare la sua sensibilità con le nozioni di una realtà sommersa. Ma da non dimenticare, tanto meno da sottovalutare. In pratica, i ragazzi lavorano con noi un anno intero: ci proponiamo di continuare nella pedagogia della memoria perché con il venir meno dei testimoni diretti, posti di fronte al pericolo del negazionismo e all’ignoranza di chi rifiuta per indifferenza, l’esercizio del ricordo li motiva a procedere a una seria disamina sul Novecento. Oltre all’approccio mediato dai testi storici, fondamentale sarà quello diretto con le persone, i luoghi e gli oggetti materiali durante i giorni trascorsi a Berlino e Norimberga, perché collocata negli spazi dove gli eventi accaddero, la narrazione assume una consistenza diversa. Luoghi e oggetti parlano da soli e permettono di immedesimarsi nelle situazioni». Il 17 ottobre due classi del liceo “Roiti” e due del “Dosso Dossi” si sono recate a Sarajevo per cercare di rispondere a una domanda: dove e come si può custodire la memoria per progettare il nostro futuro? Le tracce dello sgretolamento della Jugoslavia hanno permesso ai ragazzi di percepire quanto si fosse avvicinata la guerra alle nostre case, specie quando erano ancora piccoli. Il progetto in questione, oltre ai 95 studenti coinvolti, ha visto la partecipazione di 50 adulti grazie al supporto dell’Anpi Ferrara, favorendo uno scambio di vedute tra generazioni che si è dimostrato molto proficuo.
Infine sono ancora via due classi dell’Istituto “Remo Brindisi” del Lido degli Estensi, dirette ad Auschwitz e Cracovia per un’educazione alla convivenza. «In un mondo sempre più globalizzato, nel quale credenze, valori, consuetudini antitetiche coabitano in una prossimità che le cronache ci rimandano sempre più conflittuale, appare necessaria una nuova educazione alla convivenza, affinché la differenza non generi diffidenza – conclude la Quarzi – e l’alterità non appaia una minaccia alla nostra identità».

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