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Ospedale SS. Annunziata: è possibile un dibattito politico utile anche ai cittadini? Credo di si. Proviamo a definire sommariamente il contorno della discussione che si sta alimentando in questi giorni sul “Punto nascita” di Cento. Un Comune che dal 2014 segna un calo della popolazione, un costante incremento
dell’indice di anzianità e di quello di dipendenza (58 persone a carico ogni 100 lavoratori).
I dati degli altri Comuni non migliorano le statistiche demografiche del Distretto Ovest, al contrario contribuiscono a rafforzare un quadro preoccupante. La natalità continua a ridursi e dal 2015 il Punto nascita del SS. Annunziata segna volumi di attività decisamente inferiori ai 500 parti/annui e sempre più distanti dalle indicazioni delle “Linee di indirizzo per la promozione e il miglioramento della qualità, della sicurezza e dell’appropriatezza degli interventi assistenziali nel percorso nascita e per la riduzione del taglio cesareo”.
La politica regionale, in modo bipartisan (firmatari ordine del giorno del 19 dicembre 2018: Alan Fabbri, Petazzoni Marco, Calvano Paolo, Zappaterra Marcella, Caliando Stefano e Bessi Gianni), dopo aver ottenuto dal Ministero della Salute la deroga alla chiusura del Punto nascita, in occasione del “Bilancio di previsione della Regione Emilia Romagna 2019-2021” impegna il Presidente e la Giunta regionale “a
mettere in campo tutte le azioni necessarie per confermare la deroga rispetto alla chiusura del Punto nascita di Cento (Fe), tenendo anche conto che si tratta di un Comune colpito da sisma del 2012” premettendo che quel servizio “potenzialmente”, avrebbe potuto “raggiungere e superare lo standard minimo previsto di 500 parti all’anno” per garantire alle donne qualità e sicurezza del percorso nascita. Il “come” farlo non viene trattato.
Ad oggi non sta certo alla CGIL decidere se siano ancora esistenti le condizioni che riconducevano la richiesta di deroga della chiusura del Punto nascita al sisma del 2012, ma mi permetto di esprimere più di una perplessità sulla possibilità che, senza modificare le caratteristiche socio-economiche della popolazione del Distretto Ovest, si possano superare i 500 parti all’anno.
Chi ha amministrato i comuni del Distretto Ovest non è riuscito a cogliere l’opportunità della deroga.
La polemica con la Regione portata avanti in questi giorni da Consiglieri regionali e comunali, oltretutto dopo essere stati primi cittadini a Bondeno e Cento, è scelta poco utile ad alimentare un proficuo dibattito pubblico e non rispondente agli interessi di cittadini e lavoratori.
O dopo il Punto nascita si pensa già di utilizzare, ad esempio, il sottodimensionamento e l’evidente sofferenza del Pronto Soccorso del SS. Annunziata per un poco di visibilità? O di giocare a scarica barile sulle condizioni estenuanti del personale? O di cavalcare l’inadeguatezza strutturale dell’ospedale
per rispondere anche alla pandemia in corso? Ma perché non le liste d’attesa? E’ vero, il tema della sanità si presta molto a speculazioni politiche, ma deve diventare compito di molti evidenziarle e isolarle.
Serve un bagno di onestà, evitando di confondere gli effetti con le cause spesso rincorrendo il consenso sulle posizioni più semplici da assumere e scappando dalle responsabilità. Si dovrebbe condividere che la difficoltà nel mantenere attivo il Punto nascita non è determinata dall’emergenza covid di oggi, che l’ha semplicemente evidenziata, ma è l’effetto della condizione socio-economica che ne rappresenta la causa principale.
Se questa potesse diventare una premessa largamente condivisa si potrebbe iniziare a ragionare, come concretamente proposto anche da CGIL, CISL e UIL nel “Patto per il lavoro e il clima – Focus Ferrara”, di rilancio territoriale partendo dal lavoro, da sintesi distrettuali oggettive e non più dall’opportunismo politico.
Il Distretto ovest sta pagando da anni una perdita di lavoro importante che passa dall’artigianato alla PMI, dall’agroalimentare fino al commercio e ai servizi pubblici (cultura e turismo sono capitoli a parte).
Il conto più pesante, forse poco evidente ai più distratti, lo presenta l’emorragia di posti di lavoro in VM che per il Sindacato meriterebbe non solo attenzione, ma maggior collaborazione, concretezza e, qui si, attivismo con e tra livelli istituzionali: Comuni del distretto, Regione fino al Ministero dello Sviluppo
Economico. Siamo convinti che i Punti nascita si difendano difendendo il lavoro esistente, creandone di nuovo, lavorando per una prospettiva di futuro non fatto di deroghe, di incertezze, di sprechi e speculazioni. Dopo i moderni ospedali del Delta e di Cona, anche questo distretto ha bisogno di un nuovo ospedale, più moderno, sicuro, tecnologico, digitale e sostenibile, integrato con l’assistenza territoriale e i servizi sociali, pensato e progettato insieme a quelle che il PNRR definisce “Case della Comunità”.
L’attuale ospedale di Cento ha caratteristiche strutturali tali da chiedersi se siano ancora opportuni interventi massivi di miglioramento o se non rischino invece di tradursi in sprechi di denari pubblici.
Perciò confido che almeno una parte di chi fa Politica con responsabilità possa e voglia contribuire ad alimentare confronti organici, larghi, che coinvolgano lavoratori e cittadini a vantaggio di un dibattito pubblico che con il merito e l’onestà intellettuale portino a isolare e marginalizzare quel diffuso modo di far politica fatto di troppi slogan, contraddizioni e poca utilità.

Segretario generale
CGIL Ferrara
Cristiano Zagatti

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