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di Davide Tucci

«Ci sono dei luoghi adatti alla preghiera. E non si tratta certo dell’ingresso di un Pronto Soccorso. È dal 12 maggio scorso che veniamo qui davanti al Sant’Orsola a contestare i gruppi di preghiera della Comunità “Papa Giovanni XXIII”, che da quindici anni si riunisce lì davanti ogni martedì, giorno dedicato alle interruzioni volontarie di gravidanza. Quella dell’aborto è già di per sé una scelta non facile. Se poi una donna entra in ospedale sentendosi un’omicida, l’effetto è ancor più devastante».Sara è determinata, come del resto tutte le attiviste di “Mujeres Libres” e “Yo Decido”, nel perseguire lo scopo del suo collettivo di «liberare l’ingresso del Sant’Orsola dal presidio della Comunità creata da don Oreste Benzi. Certo, ora sono molto meno invasivi di qualche anno fa, quando esibivano santini e facevano una vera e propria opera di dissuasione dall’aborto: affiggono i loro cartelli pro-life e recitano in gruppo il rosario. Ma rimane comunque la violenza psicologica».

Dall’altra parte, Paola Dalmonte della Giovanni XXIII non parla di vero «scontro» con le attiviste femministe. Anche se, come tutta la comunità cattolica, è irremovibile quando parla di aborto in termini di «uccisione. Ogni martedì, al Sant’Orsola vengono uccisi undici bambini, con i soldi di tutti noi. Sono vite umane, non feti. E su questo non si discute. Non ci permetteremmo mai di fare il processo alle povere donne costrette, una volta su cinque, a fare quel tipo di scelta. Tantomeno di giudicarle. Vogliamo solo pregare e offrire loro il nostro aiuto, cosa che già facciamo da tempo. Perché, con la Legge 194, in Italia è garantita solo l’interruzione volontaria di gravidanza, e non la nascita di un figlio».

Stando ai dati dell’anno 2012, diffusi dalla Regione a fine ottobre 2013, il 53% dei ginecologi emiliano-romagnoli è obiettore di coscienza, cioè si rifiuta di praticare l’aborto. Con i suoi 9.705 aborti complessivi nel 2012 l’Emilia Romagna «è un territorio ad alto tasso immigratorio per le Igv (interruzioni volontarie di gravidanza, ndr). Quello di cui abbiamo bisogno, quindi, è una maggiore tutela delle donne che scelgono di non portare a termine la gravidanza», sollecitano da Mujeres Libres. «Chiediamo solo di dare una mano a quelle donne che, in realtà, non vogliono abortire. E l’immagine della “Santa Maria in attesa del parto” significa proprio questo».

[© www.lastefani.it]

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Redazione di Periscopio



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