Com’è possibile spiegare l’esistenza di Matteo Renzi?
È possibile spiegarla forse con l’episodio della sua querela al noto cantante Piero Pelù?
È possibile spiegarla scorrendo un campionario della sua acrobatica mimica facciale?
È possibile spiegarla consultando la sua pagina Wikiquote?
Non lo so e forse in realtà non lo voglio neanche sapere.
La mia non è tanto paura, forse è solo stanchezza.
Mi sembra ieri ma è passato già così tanto tempo dalla notte di (ormai) tanti anni fa in cui – con il suo consueto stile sobrio e misurato – annunciò che si sarebbe finalmente levato dai maroni dopo aver perso quel famoso referendum che tanto coinvolse anche il sopracitato e noto cantante Piero Pelù.
Qualcosa torna e qualcosa non torna, come sempre in questo Paese.
Non è certo questione di matite, probabilmente non è nemmeno questione di magheggi propiziati dal sempre attivo Licio Gelli.
Forse, per citare un saggio conclamatamente pazzo ma – almeno a sprazzi – talmente lucido se non luminescente, è solo questione di ego.
Proprio così, sembra stupido e banale ma la vita, spesso – proprio come Matteo Renzi, Licio Gelli e a volte anche il noto cantante Piero Pelù – è proprio stupida e banale.
A questo punto non è il caso di scomodare Hannah Arendt, nessuno dei personaggi citati merita tanto.
Le questioni e i personaggi in ballo richiedono qualcosa di più diretto, semplice, apparentemente stupido e banale ma – proprio come la stupidità e la banalità – a volte illuminante.
Cordiali saluti e via col pezzo della settimana.
Firenze sogna (Litfiba, 1993)
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