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Da Ufficio stampa

La sentenza Corte di Giustizia europea è superata dalla nuova legislazione che consenteagli Stati membri di vietare la coltivazione di OGM anche a tutela della biodiversità e della qualità delle produzioni tipiche del Made in Italy.

Quasi 8 cittadini su 10 (76 per cento) si oppongono oggi al biotech nei campi che in Italia sono giustamente vietati in forma strutturale dalla nuova normativa. E’ quanto emerge da una indagine Coldiretti/Ixe’ divulgata in occasione della sentenza emessa dalla Corte di giustizia europea sul caso di un agricoltore del 2014, che si riferisce ad un quadro normativo ormai passato e del tutto superato.

L’Italia – sottolinea Coldiretti – è infatti tra la maggioranza dei Paesi membri dell’Unione che ha scelto di vietare la semina di Ogm sulla base della direttiva Ue approvata nel 2015. “Per l’Italia gli organismi geneticamente modificati in agricoltura non pongono solo seri problemi di sicurezza ambientale, ma soprattutto perseguono un modello di sviluppo che è il grande alleato dell’omologazione e il grande nemico del Made in Italy” afferma il presidente di Coldiretti Emilia Romagna, Mauro Tonello. L’agricoltura italiana – prosegue Coldiretti – è diventata la più green d’Europa con il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario per prodotti a denominazione di origine Dop/Igp che in Emilia Romagna sono rappresentati da 44 prodotti a denominazione d’origine e 387 prodotti iscritti all’Albo nazionale dei prodotti tipici. Si tratta di prodotti – ribadisce Coldiretti regionale – che salvaguardano tradizione e biodiversità, che si concretizzano nella leadership del numero di imprese che coltivano biologico, nella più vasta rete di aziende agricole e mercati di vendita a chilometri zero, che non devono percorrere lunghe distanze con mezzi di trasporto inquinanti, ma anche con la minor incidenza di prodotti agroalimentari con residui chimici fuori norma e con la decisione – conclude la Coldiretti – di non coltivare organismi geneticamente modificati, come avviene peraltro in 23 Paesi sui 28 dell’Unione Europea. Il modello dell’agricoltura italiana avrebbe quindi molto da perdere con l’introduzione della coltivazione in pieno campo di colture modificate geneticamente, consegnandosi al poteredelle multinazionali che governano il mercato delle sementi e dei mezzi tecnici, togliendo libertà di scelta sia agli agricoltori che ai consumatori. Secondo Coldiretti è necessario al contrario rafforzare la ricerca sulle caratteristiche genetiche che molte varietà di piante naturalmente possiedono, e che soprattutto i frutti di questa ricerca siano messi a disposizione non di pochi colossi della chimica, ma di tutto il mondo agricolo, per rispondere in modo adeguato agli adattamenti climatici ma anche alla richiesta di cibo di qualità, buono e sicuro.

agr. Riccardo Casotti

Responsabile Stampa Coldiretti Ferrara

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