Off o online?
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Dipendenza dai social, sì o no? Dai telefonini? Dai videogiochi? Dalla rete? In un’era di connessione precoce e continua, ecco un’esilarante, ma molto reale, riflessione sulla dipendenza da chat, facebook, twitter e computer. Un film, ‘Beata ignoranza’, che sorride (e fa ridere a crepapelle) su una dipendenza che coinvolge sempre più. Basti guardarsi in giro, sugli autobus o le metro, oltre che per le strade e lungo le vie affollate, dove schiere di individui attaccati a lucidi e scintillanti schermi di telefonini non alzano più lo sguardo per vedere cosa capita intorno. Uomini dalle dita veloci non vedono l’altro, non si accorgono della bellezza di un paesaggio o di un monumento, non sentono il profumo dei fiori, non colgono il bisogno di sguardi, parole e gesti di solidarietà. Una connessione che disconnette. In questo quadretto, Ernesto (Marco Giallini) e Filippo (Alessandro Gassman), che non si vedono da oltre 25 anni pur avendo in comune una figlia, Nina (Teresa Romagnoli), nata dall’amore per la stessa donna, Marianna (Carolina Crescentini) scomparsa prematuramente, si ritrovano a insegnare nello stesso liceo. Ernesto, professore all’antica innamorato dei libri, insegna italiano, Filippo, moderno e tecnologico, in segna matematica. Gli antipodi, sia per carattere che per dimestichezza con il mondo dei computer e della rete. Ernesto ha un vecchio e grande Nokia del 1995, non possiede un computer ed è orripilato dai social media; Filippo vive di selfie, chat, giochi e incontri in rete. Le rispettive preferenze influiscono sullo stile accademico di ciascuno oltre che sulle loro relazioni personali e l’attrito inevitabile esplode proprio in classe, filmato e condiviso su Internet dagli alunni un po’ sbigottiti ma anche divertiti. E’ l’inizio dello scambio esilarante di battute e malintesi. Nina intercetta quel video diventato virale e decide di girare un documentario creando un esperimento antropologico di due mesi: Ernesto dovrà imparare a usare computer, smartphone e social mentre Filippo dovrà disintossicarsi da ogni comunicazione virtuale, con l’aiuto di un simpatico, originale ed eccentrico gruppo di sostegno per la dipendenza online.
Complicazioni e situazioni tragicomiche saranno la conseguenza immediata. Una bella lezione su tutto: è necessario mettere da parte i pregiudizi per arrivare a una vera educazione delle emozioni, dentro e fuori dal web. Perché la comunicazione non è vera comunicazione senza le emozioni. Dandosi anche un bell’appuntamento con sé stessi, per (re)imparare proprio a riconoscerle e a non dimenticarle. Spesso disconnessi vale la pena.
Beata ignoranza di Massimiliano Bruno, con Alessandro Gassman, Marco Giallini, Valeria Bilello, Carolina Crescentini, Teresa Romagnoli, Guglielmo Poggi, Italia, 2017, 102 mn.

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Simonetta Sandri
Ogni giorno politici, sociologi economisti citano un fantomatico “Paese Reale”. Per loro è una cosa che conta poco o niente, che corrisponde al “piano terra”, alla massa, alla gente comune. Così il Paese Reale è solo nebbia mediatica, un’entità demografica a cui rivolgersi in tempo di elezioni.
Ma di cosa e di chi è fatto veramente il Paese Reale? Se ci pensi un attimo, il Paese Reale siamo Noi, siamo Noi presi Uno a Uno. L’artista polesano Piermaria Romani si è messo in strada e ha pensato a una specie di censimento. Ha incontrato di persona e illustrato il Paese Reale. Centinaia di ritratti e centinaia di storie.
(Cliccare sul ritratto e ingrandire l’immagine per leggere il testo)
PAESE REALE
di Piermaria Romani