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da: organizzatori

La penna di un versatile professore 92enne racconta vent’anni della sua Ferrara, dell’Italia e del mondo.
«Questo “libro-contenitore” nasconde piccoli tesori, tutti da leggere (o da rileggere) per un numero decisamente elevato di motivazioni che il lettore scoprirà in maniera agevole»
Dalla prefazione di Gian Paolo Borghi

La prima parte del volume raccoglie le lettere originali che Francesco Benazzi ha spedito, in oltre vent’anni, ai giornali della città. Sono freschi cammei a tutto campo, storie minime che spaziano dalle lapidi del Castello Estense ai ciclisti indisciplinati, dalla “salama” premiata a Parigi nel 1878 agli errori di toponomastica, da una critica al Barbiere di Siviglia diretto da Abbado alle notizie meteo scritte in versi per renderle meno monotone.
Nella seconda parte vengono proposti gli articoli – spesso veri e propri saggi – pubblicati su riviste locali. Il versatile autore ci conduce tra battaglie instancabili nei palazzi della burocrazia, poesie di Leopardi e fiabe di La Fontaine tradotte in dialetto, eventi della storia ferrarese, grandi protagonisti delle scene musicali tedesca e italiana.
Prenda di mira la mano senza guanto del bottegaio nel macinato, o l’anniversario dimenticato di Cosmè Tura, stiamone certi: la penna ironica e pungente di Benazzi non fa sconti.

FRANCESCO BENAZZI, insegnante di lettere negli istituti superiori cittadini, ora in pensione, ha partecipato a numerosi concorsi letterari conseguendo vari premi. Da sempre appassionato di musica classica tiene, all’Università Popolare, corsi di cultura musicale e guida all’ascolto. Collaboratore di riviste del Gruppo Scrittori Ferraresi e membro del Tréb dal Tridèl (l’Accademia della Crusca del dialetto ferrarese), è al suo terzo libro dopo Mi, Frara e Ludvìg e Ferrara nel processo unitario (1860-61).

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