– Ti aspettavo, entra…- disse il Re sedendo tutta la sua stanchezza sul suo trono altissimo.
Gli occhi buoni abbracciarono il Figlio che, sorridente gli stava venendo incontro come ogni mattino per porgergli il saluto e per ricordargli la sua antica promessa
.- Da dove vieni? – chiese il Re uscendo dai suoi pensieri e volgendo lo sguardo verso il Figlio amatissimo.
– Dalla casa di Miryam e Yohsifyàh, Padre…-
Il Re all’udire quei nomi volse il capo dall’altra parte, volendo quasi celare l’espressione preoccupata che i severi lineamenti del volto avevano improvvisamente assunto.
– Ti ricordi Padre di Miriam e di Yohsifyàh? E’ tutto pronto …Padre, benedicimi adesso, perché questa è la notte santa –
Il Re guardò intensamente il Figlio. Si alzò appoggiando le sue mani ai braccioli del trono, ma fatto un passo barcollò, vacillò e subito si dovette sedere di nuovo. Quel Re forte e potente come nessun altro sulla Terra, non riusciva a tener fede alla sua promessa poiché il desiderio di trattenere presso di sé suo Figlio era troppo grande.
Sapeva bene il vecchio Re che il momento tanto atteso era alla fine giunto.
-Tu non sai di cosa sono capaci, tu non sai di cosa sono capaci…- ripetè con un filo di voce il Re – Arrivano a me ogni giorno grida altissime da ogni dove di bambini, donne, uomini di ogni età che consumano le mie orecchie e bagnano i miei occhi, che mi legano a questo trono altissimo e che mi schiacciano il cuore. Durano tutta la notte e nel buio totale continuano fino a quando il Sole compare all’alba per chiedere il permesso di non sorgere di nuovo, scongiurandomi di porre fina a tanto dolore…Basterebbe un cenno, un solo gesto della mia mano … Tutto il creato mi guarda in trepida attesa e freme aspettando una Giustizia che sembra non arrivare mai –
– Non ho che Te… luce dei miei occhi, vita di ogni vita… per Te lascerò questo trono altissimo, per te ho messo sotto la sabbia vendetta e potere… per te sopporto il sorriso beffardo di chi senza pietà si aggira impunito mostrandomi ogni giorno i frutti della sua malvagità –
-Ti mancherà il fiato…punterai le gambe su quello sgabello che per falsa pietà ti avranno messo sotto i piedi, solo per prolungare una agonia che avrà come esito sperato quello di farti gridare di fronte a tutti quello che tutti credono…che ti ho abbandonato…Io tuo Padre …ti ho abbandonato!-
-Sarai solo- continuò- solo come fu Rachele, Nave, Yehouda, Zeev, Ephraim,Ruth …- e il Padre li elencò tutti , uno ad uno, mostrando al Figlio le loro invocazioni a cui non aveva potuto rispondere, neppure con una sola parola.
Il Figlio si avvicinò a suo Padre fino a sentirne il profumo dell’olio dei suoi capelli, e vide tutte le parole che aveva conservate in grembo per tutti i suoi figli lontani, per lenire le loro ferite.
– Padre buono so di darti un grande dolore ma devo portare tutte queste tue parole a chi le sta aspettando da tanto tempo… Tu sarai sempre con me, la tua luce mi arriverà sempre come arriva sulla terra la luce delle stelle anche dopo migliaia di anni dopo la loro fine –
Il Re allora si alzò maestoso e abbandonò per sempre il suo trono altissimo …
sulla terra un vagito ruppe il silenzio profondo di quella Notte santa.
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Roberto Paltrinieri
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